Design & Moda

ALTROSGUARDO: QUANDO LA STABILITÀ È SOLO UN’ILLUSIONE

28-12-2017

Di Silvia Santachiara

Caschi da parrucchiera anni ’70 trasformati in colorate lampade, sedie da bar che diventano imprevedibili comodini retro illuminati e vecchie parti di biciclette, appendiabiti. Oggetti chiusi in polverose cantine, abbandonati per strada o in angoli della memoria che Mattia Menegatti e Mara Melloncelli di Altrosguardo riportano a nuova vita, esplorando le infinite possibilità del riuso. Dal recupero alla rielaborazione creativa, fino alla (re)invenzione secondo logiche diverse da quelle per cui erano stati concepiti. Il risultato sono creazioni spesso ironiche e bizzarre che hanno una nuova funzione, ma anche nuovi significati. Come “Oh My Dog”, una lampada realizzata con una sezione di tronco, un vecchio imbuto industriale e materiale elettrico, che a colpo d’occhio sembra un cagnolino che corre insieme al filo. Oppure le lampade “Cleo” che somigliano a simpatici extraterrestri. E al centro della loro ricerca e sperimentazione non c’è solo l’oggetto d’arredo ma anche il gioiello contemporaneo. Dal 2009 ad oggi hanno partecipato ad importanti fiere e concorsi come Il Fuorisalone, Art Verona, premio Celeste, il 6° premio internazionale Arte Laguna, Bijorhca Parigi, solo per citarne alcuni.

Photo: Paolo Bertazza

L’ultima collezione di gioielli si chiama “Movements“. Qual è l’idea che c’è dietro?

“Si, l’abbiamo presentata a Parigi nel settembre 2017 e il concept è ispirato alla transitorietà della natura, ai cambiamenti degli elementi naturali e al contrasto di forme del contesto urbano. Vogliamo approfondire la relazione inaspettata tra gioiello contemporaneo e texture alternative, come le essenze di legni pregiati accostati a materiali poveri o ai metalli grezzi, per un risultato dal carattere deciso, che incarni al tempo stesso il fascino dell’ornamento moderno e la sensibilità verso quella dimensione eco-sostenibile che perseguiamo da sempre. La prima collezione è nata nel 2015, con il nome di “Archetipa“. Qui tecnologia e artigianalità si incontrano nell’equilibrio delle forme pulite, un’idea primaria di geometrie e forme archetipiche da indossare in modo versatile e contemporaneo”

Photo: Altrosguardo

Cosa facevate prima di diventare Altrosguardo?

“Lavoravamo nel settore della formazione ma abbiamo alle spalle studi di tipo umanistico con incursioni ed esperienze nella musica e nel teatro. Ma tutto nasce dalla nostra passione per il modernariato e da una frase, detta ad un mercatino…”

Spiegatemi meglio…

(ridono). “Avevamo un banchetto con i nostri oggetti di modernariato e per illuminarlo avevamo portato anche alcune lampade colorate, realizzate da noi con vecchi caschi da parrucchiera. Un ragazzo si è avvicinato e ci ha chiesto: “Ma voi…siete designer?”. Ci siamo guardati da fuori, un po’ straniti e da lì abbiamo iniziato a pensare di dedicare tempo a questa attività”.

Designer o artisti?

“Forse borderline…al momento percorriamo entrambe le strade…”

Photo: Altrosguardo

C’è sempre un po’ di provocazione nelle vostre opere e durante gli eventi a cui partecipate, come “Palle sul design”…

“Eravamo al Fuorisalone di Milano. Abbiamo collocato all’ingresso un distributore di palline con dentro tante palle colorate contenenti frasi di designer famosi. Ciascuno inserendo il gettone poteva prenderne una, rispondere spiegando cos’era per lui il design e riporre il biglietto dentro un’urna. Ci piaceva capire che percezione hanno le persone del design. Ad Art Verona invece, al centro della stanza espositiva abbiamo collocato un grande bidone del rusco pieno di legni e pezzi di scarto. Non ci aspettavamo sarebbe stato considerato dai visitatori un’opera d’arte…”

Siete una coppia nel lavoro e nella vita, è un connubio possibile?

(sorridono) “Si, possibile e anche interessante. Arriviamo alle idee in modo differente io parto dal materiale e tiro fuori le idee, lei da un concetto arriva al pezzo, cercando equilibrio e minimalismo nelle forme. La parte costruttiva per noi è arrivare a condividere ed approvare cosa deve uscire come “Altrosguardo”, quello che davvero rappresenta entrambi, mettendo da parte ego e autoreferenzialità”.

Un pezzo a cui siete particolarmente legati?

“Tra i progetti più vecchi sicuramente “Light Pop Under Top”: in origine classiche sedie da bar che con plexiglass e luci diventano comodini con abajour e contemporaneamente appendiabiti. E poi sicuramente le lampade della linea “Messa in luce”, realizzate con i caschi asciugacapelli e “FuoriLuogo” della collezione “memorie di gioco”, un calciobalilla coperto da un piano che permette di sviluppare altri sensi visto che si gioca completamente al buio! Tra gli ultimi progetti amiamo molto la serie di lampade “Cleo”, con cui abbiamo creato un piccolo universo di creature fantastiche, buffi extraterrestri che ci piace immaginare possano invadere con la loro calda luce i salotti, gli studi, le camere da letto di noi umani. In tutti i nostri pezzi c’è un tocco di ironia, che rompe quel rigore tipico del design”.

Photo: Altrosguardo

Dove si possono trovare?

“Abbiamo uno spazio e-commerce sul marketplace Etsy e partecipiamo a diversi eventi espositivi. I punti vendita in Italia cambiano nel tempo, ma basta contattarci per sapere quali sono i più vicini. Nella nostra città, Ferrara, esponiamo permanentemente presso Spazio Aperto, un luogo speciale che accoglie artigiani e designer da tutta Italia. Poi, potete visitare il nostro sito www.altrosguardodesign.it

Photo: Andrea Piffari

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