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Art director in incognito, ha vestito i panni di politici, star e celebrità. Dito Von Tease e l’arte di nascondersi dietro a un dito

02-05-2018

Di Giulia Petruzzelli

Si chiama Dito, Dito Von Tease e di mestiere si traveste. Anzi, traveste il suo dito indice.

Nato nel 2009 con il progetto Ditology, Dito Von Tease – nome d’arte di un art director e illustratore in incognito – fino ad oggi ha vestito i panni di Steve Jobs, Donald Trump, Frida Khalo, Leonardo Da Vinci, Berlusconi, Mozart, Harry Potter.

Una rassegna di personaggi più o meno contemporanei, stranieri e italiani (Ditalians), reali o quasi (Thumbtastic) che supera grandemente le dita di una mano e che, come tutte le caricature/parodie, diverte e stranisce insieme.

Ma, oltre l’aspetto ironico e scanzonato, Dito propone una riflessione profonda sull’identità e sull’immagine mediatica nell’era del digitale. Star del cinema, della musica e della TV, politici, uomini e donne dello spettacolo: tutti i soggetti di Dito sono personalità note che si servono di una maschera, quella della celebrità, che oggi passa attraverso i social network e il web in generale. Quindi, prima di tutto, attraverso una tastiera.

Da qui, l’idea: “nascondersi dietro un dito” non è solo un modo di dire, ma anche di fare e pensare. È quello che loro, i VIPS, fanno in grande e che in realtà appartiene a tutti noi che, quasi ogni giorno, affidiamo alla tastiera la nostra volontà di essere e apparire, nascondendoci letteralmente dietro a un dito.

Così, può capitare che quello stesso dito lasci un’impronta che non è più vera e originale, ma artefatta, ripetuta e ripetibile infinite volte. E che un altro polpastrello possa, con l’aiuto di circa 16 ore di make-up digitale, prenderne il posto.

In fondo, non siamo molto distanti dalla Pop Art di Andy Warhol e non è un caso che l’ultimo progetto di Dito, Melting Pop, sia dedicato proprio alla riconoscibilità di oggetti e icone, in un mix di kitsch, colori pastello e giochi di parole degno del più attuale creativo virtuale.

Ma poi, chi è davvero Dito?

Di lui sappiamo che dal 2006 vive sotto le Due Torri, che il suo nome prende apertamente spunto dalla regina del burlesque Dita Von Teese (ma il “Tease” di Dito non è casuale) e che sforna collaborazioni eccellenti, l’ultima delle quali con Netflix Italia.

Non molto, dunque. Nonostante le numerose interviste e mostre in Italia e all’estero, Dito sembra del tutto intenzionato a restare uno pseudonimo, condannando il nostro indice a rimanere sospeso in un gesto interrogativo senza risposta. E forse è giusto così.

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