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“Drammi quotidiani”, l’ultimo libro di Paolo Panzacchi. Per sorridere delle proprie piccole grandi tragedie

16-05-2018

Di Bruna Orlandi
Foto di Bruna Orlandi

Ci siamo dati appuntamento in un bar di fronte a Trame, libreria dove il 22 maggio alle 18 presenterà con Marilù Oliva il suo nuovo libro “Drammi quotidiani”, edito da Pendragon e inserito nella collana gLAm, curata da Alessandro Berselli e Gianluca Morozzi.

Temevo di non riconoscerlo ma era il solo uomo seduto a un tavolino con l’aria di chi aspetta qualcuno.

Sul tavolo un libro, “Manhattan beach” di Jennifer Egan.

Non ero io ad essere in ritardo (almeno per una volta!), ma lui in anticipo.

Paolo Panzacchi ha trentaquattro anni e ha scritto il suo primo giallo a otto per una recita scolastica.

Pensava che avessi la sua età e da quel punto in poi l’intervista è filata liscia.

Abbiamo condiviso chiacchiere, qualche confidenza e una fetta di torta al cioccolato e cocco.

Lettore onnivoro, divora circa quattro libri al mese e si muove con destrezza tra Stieg Larsson, Simone Tempia, Emilio Salgari, Léo Malet, Jean-Claude Izzo, Carlo Lucarelli.

Coperte da un berretto, ha in testa tante idee per il futuro e in settembre uscirà un noir-action dal titolo “Il pranzo della domenica” di Laurana Editore per la collana di gialli Calibro 9 diretta da Paolo Roversi.

Mi conferma che in lui albergano tanti sé e, dalle sue camaleontiche foto sui social, non ne avevo dubbio alcuno.

Mi incuriosisce una singolare voglia che ha sulla guancia destra e so che posso permettermi di chiedere a uno scrittore che interpretazione gli abbia dato. Infatti, non ne ha una sola.

“La prima è noir ed è l’impronta del fratello gemello che fantastico di aver avuto. La seconda è romantica e rappresenta un marchio a forma di cuore che mi porto addosso. La terza è normale ed è la voglia di fragole che probabilmente aveva mia madre”.

Foto di Bruna Orlandi per la quale Paolo Panzacchi si è gentilmente prestato.

Non per romanticismo ma perché sono convinta sia un cuore, sposo la seconda versione.

Le tre interpretazioni accennano e anticipano la sua personalità e il suo tratto stilistico che oscillano tra il noir e il tragicomico, due anime che gli appartengono.

Dovrei parlare del suo secondo libro, ma parto dal suo romanzo di esordio “L’ultima intervista”, uscito nel 2015 con Maglio Editore, vincitore del premio della critica al Premio internazionale Città di Cattolica.

“È la storia di Guglielmo, scrittore e vincitore del premio Campiello che, nonostante sia ricco, famoso e abbia una moglie cantante molto nota, sta male ed è insoddisfatto. Non riesce a gestire la sua notorietà, non ha mai rilasciato interviste ma, a un certo punto, a una presentazione a Londra, città in cui vive, sbuca Adele, una ragazza in fuga che, con l’inganno, accendendo il registratore senza farsi vedere, registra quella che comincia come un’intervista, va avanti come una confessione e finisce come un esorcismo. Il protagonista si mette completamente a nudo e racconta i suoi perché. Non ti spoilero altro, ma ti dico che muore a pagina 1, riga 20. É un romanzo sul male di vivere”.

 

Come avviene il passaggio dal precedente libro a “Drammi Quotidiani”?

“È nato da una gag tra me e mia moglie. Nostra figlia, che ha sempre dormito tranquillamente nel suo letto, la notte che precede il ritorno di mia moglie al lavoro, piange inspiegabilmente. Dopo un’ora e venti minuti riusciamo a metterla a letto ma si risveglia poco dopo. Mia moglie se ne lamenta perché il giorno dopo deve andare a lavorare e le rispondo “sì, perché io domani vado al circolo del golf”. Ho stabilito che quelli fossero drammi quotidiani e da lì è nato, circa tre anni fa, l’hashtag #drammiquotidiani su Facebook. Una sera ho deciso di unire queste riflessioni frammentate: ho preso la mia vita, l’ho centrifugata e l’ho complicata notevolmente”.

Paolo Panzacchi nella libreria Trame di Bologna

 

Di cosa parla “Drammi quotidiani” che già nel titolo si preannuncia come un tragicomico e che sembra possa essere letto sotto l’ombrellone?

“Racconta le vicissitudini di Francesco Garelli, pubblicitario, sposato con Giulia, classica donna in carriera che lavora in una multinazionale. Il loro rapporto, sebbene duraturo, con l’arrivo della loro vivace figlia Elena (che è il nome che avrei voluto dare a mia figlia se poi non avessi sposato una Elena), entra in crisi e il letto coniugale che prima era il tempio del letto sfrenato, diventa il tempio del letto frenato e tra loro cominciano a nascere piccole invidie soprattutto di lei verso lui.  Garelli è un impiastro, una sorta di Fantozzi moderno che però vive una vita agrodolce e che fa tanti tentativi, destinati però a naufragare, per tenere solido il loro rapporto. Attorno alla coppia ci sono suoceri, genitori, amici e altri personaggi dai tratti esasperati. A un certo punto succede qualcosa di strano, che Fantozzi non farebbe, e i ruoli si capovolgono. Chiaramente non spoilero niente neanche questa volta. Ti dico solo c’è un capitolo in cui non si ride e qui e là ci sono spunti di riflessioni seri in cui invito il lettore a prendere la mia mano e ad andare a vedere con me quel momento particolare della sua vita. Gli faccio vedere che ci si può anche ridere su”. 

È un romanzo in cui è facile l’identificazione.

“Assolutamente sì. Il mio obiettivo è che questo libro vada in mano alle giovani coppie, che lo possono leggere sotto l’ombrellone. È un romanzo leggero di 130 pagine che intende far ridere sopra alle proprie piccole tragedie e che vuole un po’ prendere in giro le persone che vorrebbero una coppia perfetta, patinata. Nelle due settimane di ferie si ha voglia di permettersi il lusso di ridere sopra alle proprie sfighe. È un libro per l’estate la cui storia si svolge in una settimana e mezzo”.

È molto diverso dal primo libro e dal terzo libro.

“Direi di sì e per due motivi. In primo luogo, perché c’è bisogno di leggerezza e spesso ci prendiamo tutti troppo sul serio. In secondo luogo, perché avevo bisogno di confrontarmi con un testo comico e mi sono trovato a mio agio. È molto più facile far piangere che far ridere”.

Che libro consiglieresti di leggere quest’estate? Oltre al tuo, inteso.

“Polvere” di Enrico Pandiani, una delle migliori penne in Italia e “La vita come è” di Grazia Verasani”.

Se non volete attendere l’estate per leggere il suo libro, potete conoscere Francesco Garelli e incontrare il suo ideatore a Modena il 19 maggio da Emily Bookshop, a Bologna il 22 maggio nella libreria Trame in via Goito, 3/c, a Ferrara il 23 maggio nella libreria IBS.

Sempre alle 18. Paolo Panzacchi ama l’ora dell’aperitivo.

Francesco Garelli non lo so. Lo scopriremo. Forse.

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