Design & Moda

Fashion Victim, non fa per voi. Da Confezioni Paradiso si lavora ancora come un tempo

26-01-2018

Di Bruna Orlandi

Pensate all’irrequieta smania di produrre per un mercato inesorabilmente omologato, alla frenesia e all’incalzante rapidità con cui cambia la moda, alla febbrile ricerca del nuovo, agli stimoli nevrotici proposti dalla pubblicità, alle produzioni massive, seriali e uniformanti.

Ora dimenticate tutto questo, rilassatevi ed entrate in un piccolo atelier.

Si chiama Confezioni Paradiso ed è un marchio indipendente che porta il nome, anzi il cognome, della sua ideatrice Emanuela, né sarta, né designer, né imprenditrice. Sfugge alle definizioni e alla domanda “cosa fai nella vita?” replica “quello che cerco di fare è di pensare con le mani”.

Photo: Gaia Borzicchi

E con le sue mani pensa pezzi unici di arredo tessile che citano il mondo delle illustrazioni e collezioni a numero limitato di abiti femminili dalle linee semplici e pulite, che realizza mentre ascolta Gaber, Fred Buscaglione, Amy Winehouse e Ben Harper.

Lo stesso tratto nostalgico si ritrova nel suo amore per lino, cotone e lana, tessuti che nelle proprie trame conservano una storia e nella passione per il ricamo, la stampa manuale o il patchwork, tutte tradizioni tessili che si riappropriano della lentezza che, lungi dall’essere indolenza, è pacata riscoperta della cura e dei piccoli gesti. Intendiamoci, non c’è nulla di antico nella bottega di Emanuela, anzi il suo ricamo rinnovato non odora di naftalina ma di novità.

Nella sua “bottega” non troverete i maglioni con la scritta Monday e nemmeno Tuesday tanto up-to-date (Alberta Ferretti li ha proposti per prima e poi gli altri l’hanno imitata) né dolcevita laminati per missioni spaziali, né piume applicate in ogni dove, ma creazioni senza frizzi e senza lazzi, che prendono la forma di abiti, astucci, colletti, cuscini, zainetti per la scuola.

Per bizzarra casualità, la prima sede di Confezioni Paradiso era in Via dell’inferno. Assecondando la sua anima inquieta ha cercato aria nuova e, al suo terzo trasloco, forse l’ha trovata. Oggi Confezioni Paradiso è in Strada Maggiore 32/a

Photo: Gaia Borzicchi

Come ti trovi nel tuo nuovo atelier?

“Mi manca un po’ l’artigianalità del ghetto ebraico ma ora sto bene in Strada Maggiore, una via interessante con un suo personale equilibrio in cui antichi negozi, catene e piccole boutique riescono ancora a convivere. Ogni luogo parla un linguaggio diverso. Sono qui da un anno e a volte appoggio l’orecchio alla parete e sento cosa mi dice. Frequentavo questo spazio quando era ancora un Negozio Tibetano e venivo a comprare gli incensi. Mi è sempre piaciuta l’energia che trasmetteva. Ancora oggi quando entro sento il profumo di incenso che trasuda dalle pareti. Spero non svanisca mai completamente”.

Photo: Gaia Borzicchi

 La tua prima creazione?

“Risale ai tempi del liceo: era un a casacca scollatissima a base quadrata, molto ampia, di shantung arancione, lontanissima da tutto ciò che potesse essere considerato di moda a quei tempi. La forma era classica, nel vero senso della parola, e di ispirazione inconsapevolmente orientaleggiante. Ricordo che la madre di un mio amico mi fermò per chiedermi dove l’avessi acquistata e che i miei compagni la trovarono troppo stravagante. Qualcuno si vergognava persino di starmi accanto quando la indossavo”.

Photo: Gaia Borzicchi

E l’ultima?

“Proprio prima di rispondere alle tue domande, ho smontato una cosa per trasformarla in un’altra. Stavo pensando ad un abito estivo, qualcosa di molto vicino al prendisole che indossavo al mare quando ero bambina”.

E se dovesse ancora traslocare, potete inseguirla su http://confezioniparadiso.wixsite.com/confezioniparadiso

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