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Fermi alle 10.25. In radio la voce di soccorritori, testimoni, superstiti e cittadini per ricordare la strage del 2 agosto

22-07-2018

Di Silvia Santachiara

“Mi arrivò una telefonata, era un amico che chiedeva chi c’era in casa, se mamma fosse lì con me. Domande strane, che non capivo.

Poi accesi la televisione e vidi l’edizione straordinaria del telegiornale. Dietro al giornalista, l’immagine della stazione già crollata.

La prima reazione fu quella di correre al telefono e ripetere ossessivamente il numero di mia madre.

Fu trovata il giorno dopo, l’ultima vittima recuperata nella notte”

Paolo Lambertini quel 2 agosto 1980, perse la mamma. Oltre a lei furono altre 84 le vittime e oltre 200 le persone ferite dallo scoppio della bomba nella sala di aspetto di seconda classe della Stazione di Bologna.

Tonino Braccia rimase invece gravemente ferito dallo scoppio. E’ un poliziotto, aspettava un treno per Roma, doveva andare al matrimonio della cugina.

Fu trovato sotto ad un treno, i primi soccorritori lo diedero per morto.

Stefano Badiali invece è un medico che prestò i primi soccorsi. “I soccorritori mi dicevano: Dottore! faccia qualcosa! Ma capii subito che avrei potuto fare molto poco. Una sensazione di impotenza feroce”

Sono superstiti, medici, soccorritori, cittadini, testimoni. Radio Città del Capo porta in onda le loro voci, i loro racconti. Per continuare a ricordare, raccogliere la memoria e divulgare la conoscenza storica.

Si chiama “Fermi alle 10.25″ ed è una trasmissione radiofonica quotidiana che va in onda da Radio Città del Capo sulle frequenze di OpeNetwork fino 1 agosto compreso, dalle 10.05 alle 10.25, realizzata in collaborazione con l’Associazione tra i famigliari delle vittime della strage alla stazione del 2 agosto 1980 e le radio di OpeNetwork.

 

L’idea è di Gioele Magagnoli, liceale piacentino interessato alla storia contemporanea che ha iniziato un percorso di alternanza scuola/lavoro presso la sede bolognese dell’Associazione 2 Agosto. Prima ha aperto una pagina Facebook, con un sondaggio per capire chi sapeva e soprattutto cosa sapeva, per  aumentare la consapevolezza dei propri coetanei, e non solo, su di una delle pagine più nere della storia del nostro paese.

Ha chiesto a 100 persone di tutte le età se sapessero cosa fosse successo quel giorno, e se ne conoscevano i dettagli. Tra i giovani il 56,25% ha risposto sì e solo il 15% ha saputo dare qualche dettaglio. Fra i più anziani invece il 100% ha dato una risposta positiva, ma tra questi solo il 44% ha saputo dare almeno un dettaglio. 

“Le cose generali sono note, ma i dettagli no, come ad esempio i nomi degli artefici – ha spiegato Gioele-. Imparare dal passato e capire le cause è importante per conoscere l’oggi e non ripetere”