Musica & Libri

“Gli annientatori” e la Bologna noir di Gianluca Morozzi

12-03-2018

Di Silvia Santachiara

Ci sono due domande che uno scrittore, solitamente, non vorrebbe mai sentire.

La prima è “progetti per il futuro” ed il motivo è tutto sommato intuitivo. La seconda è “quanto c’è di te nel tuo libro“.

Passo sopra alla prima, ma su quest’ultima non cedo perchè il protagonista dell’ultimo libro di Gianluca Morozzi, “Gli annientatori” (edito da TEA), è proprio un giovane autore bolognese con due radicatissime passioni: la scrittura e le ragazze. Quindi, non gliela risparmio.

“C’è parecchio di me. Ogni volta che una delle mie fidanzate mi convinceva ad affittare un appartamento nuovo non ero capace di dire no e finivo sempre per accettare. Successe quindi anche con la ragazza che mi portò a vivere in una mansarda. Quando andai per inserire la targhetta nel campanello mi accorsi però di una cosa strana. I cognomi erano tutti uguali, tranne il nostro. Insomma, tutta la palazzina era abitata dalla stessa famiglia e la sensazione era quella di essere estranei in casa propria. Così mi venne l’idea di scriverci un romanzo, mentre la nostra storia piano piano naufragava”. 

Il giovane autore è Giulio Maspero che, in un torrido agosto, si ritrova senza casa, senza un soldo e senza fidanzata. In una delle sue serate solitarie in giro per Bologna si imbatte in un fumettista che gli offre il suo appartamento, gratis, al terzo e ultimo piano di una palazzina lungo il fiume Reno. E in cambio gli chiede semplicemente di prendersi cura delle piante durante la sua assenza. Giulio si accorge però che la palazzina è abitata da una sola famiglia, i Malavolta, che di piante praticamente non ce ne sono e scoprirà, poco a poco, cosa si nasconde dietro quelle mura e dietro un’apparente “normalità”.

Quindi alle donne difficilmente sai dire no, tanto che scrivi che la scrittura e donne sono due strade certe per la rovina. Non devi aver avuto esperienze molto positive…

(sorride). “In realtà io ho avuto rapporti molto migliori con entrambe le cose ed esperienze decisamente più positive. Per Giulio invece è così, per Giulio scrittura e donne sono la dannazione, ciò che l’hanno portato al disastro della sua esistenza, alla distruzione, e che è evidente già a pagina uno”

Anche in questo romanzo ci sono ben due donne che catturano l’interesse di Giulio.

“Si, una è la classica dark lady e abita proprio di fronte a Giulio. Ha l’aria da diva del muto, pallida e drammatica e con un modo di fare irresistibile. L’altra, seppur bellissima, molto più ‘normale’. E’ innamorata di lui da tantissimo tempo e quando lo incontra per caso si riaccende la scintilla”

Giulio è riuscito a pubblicare il suo primo romanzo, ma poi il nulla. Fermo, bloccato. L’hai definito uno che “non ce l’ha fatta”…

“Si ma non è un perdente. Non si sente un perdente, ma uno che sta aspettando di vincere e come tale si comporta. L’ho immaginato come Hank Moody, il protagonista della serie televisiva Californication: bello, pieno di donne, ma rispetto a Moody non ha sfondato, a Giulio mancano successo e soldi”.

Una volta nell’appartamento Giulio trova un sacchetto con i pezzi di un puzzle ma senza il disegno di riferimento. Inizia così a provare a comporlo, anche per tentare di superare il “blocco dello scrittore” che lo affliggeva da un pò. Tu quando vieni “colpito” che fai?

“Solitamente le idee mi vengono in auto quindi esco, magari mi faccio un giro in tangenziale, oppure la doccia o altro. Ma la prima cosa che tento è quella di far girare una piccola trottola rossa e blu che tengo a fianco al mouse, sulla scrivania. Per fortuna però non ho mai avuto blocchi più lunghi di uno o due giorni”

Quella famiglia nasconde un segreto e in un crescendo di tensione e di angoscia continua si arriva poi ad un finale con il botto. Perchè hai tenuto i colpi di scena tutti per il finale? 

“Questo è un romanzo che richiedeva questo tipo di struttura perchè già a pagina uno si capisce che finirà male. Quindi, ho tenuto il lettore all’oscuro di tutto per poi esplodere alla fine”

Un romanzo thriller, in cui non manca il sesso, in questo caso per “usare” e per “farsi usare”. E’ infatti quella che chiami “bulimia sessuale” a determinare una svolta.

“Il sesso e la seduzione possono anche essere utilizzati come forme di manipolazione o di rivalsa. Un personaggio femminile infatti usa il suo fascino per far cadere Giulio nella trappola finale, che lo farà poi sprofondare nella dannazione. Quindi utilizza il sesso come arma di manipolazione. Mentre Giulio invece come rivalsa. Da giovane era bruttino e grasso e ora usa le donne per vendicarsi di questo. E’ questa bulimia sessuale a distruggerlo. Giulio infatti si rovina da solo, come lo scorpione con la rana”

Hai scelto di ambientarlo a Bologna. Credi che si presti più di altre città?

“No, non più di altre, anche se rimane una città estremamente duttile per qualunque scenario di sfondo. E’ stato principalmente per un fatto di pigrizia, ho preferito scegliere un posto che conosco molto bene”. 

Alla prima presentazione alla Feltrinelli hai detto che questo libro venderà per due motivi. Sveliamoli dai. 

“Per la copertina, che è stata realizzata dal collega Stefano Bonazzi. E per la mia foto ‘noir’, scattata da Donata Cucchi, che si trova in fondo al libro” (sorride.)

Gianluca Morozzi – foto di Donata Cucchi

Gianluca Morozzi è nato nel 1971 a Bologna, dove vive. Musicista, conduttore radiofonico, tiene corsi di scrittura creativa ed è direttore editoriale di Fernandel. Autore di saggi, racconti, graphic novel, tra i suoi numerosi romanzi ricordiamo Blackout, L’era del porco, Chi non muore, Radiomorte, L’Emilia o la dura legge della musica, Lo specchio nero. I suoi libri hanno venduto oltre 80 mila copie.

Condividi questo articolo