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Il destino di diventare fotografa. In mostra da Spazio Labò gli scatti di Mayumi, a cui lo tsunami ha portato via tutto

07-03-2018

Di Laura Bessega

È un’argilla particolarmente scivolosa, si strofina tra le dita e scorre via come i ricordi.

Alle 14:46, al largo delle coste nord-orientali del Giappone, nella regione del Tohoku, il giorno 11 marzo 2011, la terra trema. Una scossa di magnitudo 9 genera onde alte oltre i dieci metri, che si abbattono sulla costa con la velocità impressionante di 700 km/h e distruggono tutto ciò che trovano davanti. Sedicimila vittime e migliaia di dispersi.

Quell’argilla scivolosa si è portata via anche i genitori di Mayumi Suzuki.

“Cosa avrebbero voluto dirmi? Quale sarebbe stato il loro ultimo messaggio prima di morire? Cosa voglio fare, restituire una sorta di testamento?”

Sono queste le domande che si pone quando deve fare i conti con le uniche cose che lo tsunami ha lasciato dei suoi cari: la macchina fotografica e alcuni obiettivi del padre, il suo portfolio e gli album di famiglia, sepolti tra le macerie e ricoperti di fango.

Sono queste stesse domande che l’hanno portata alla realizzazione del progetto fotografico, che poi è diventato un libro, “Restoration Will”. È un processo di guarigione o il recupero di qualcosa, forse dei suoi ricordi che a poco a poco scompaiono.

Questa storia inizia con le foto di famiglia, tutte scattate dal padre. Raccontano da dove venivano, dove vivevano, chi erano. Mayumi non le ha guardate per cinque anni, lasciandole chiuse in un armadio. Voleva dimenticare il passato. Sono immagini sbiadite, rovinate. Assomigliano a ferite. E le ferite ai danni e alla desolazione di una città ormai scomparsa, come la memoria di Mayumi che stava lentamente scolorendo.

Poi gli scatti cambiano. “Un giorno ho preso gli obiettivi di mio padre, sporchi di fango e argilla e ho provato a fare la foto di un panorama. Ne è uscita un’immagine scura e sfocata, come se fosse il punto di vista di qualcuno che non c’era più. Ho avuto la sensazione che avrei potuto in qualche modo collegare il mio mondo, questo, a quel mondo. Ho sentito che avrei potuto creare un dialogo, una continuità con i miei genitori, cosa che di fatto era impossibile”.

Il risultato è un racconto onirico, fatto di volti,  luoghi, mappe, evocazioni. Vecchi  fotogrammi rovinati e nuove visioni a colori si fondono in un mondo in bianco e nero dai confini indefinibili, sfuggenti.

“Restoration Will” è il percorso di una giovane donna che decide di affrontare il suo dolore e la sua vulnerabilità, e attraverso le foto recupera la dimensione della memoria e di se stessa. Dedicato a suo padre, Atsushi Sasaki, e a sua madre, Katsuko Sasaki, che non sono ancora stati ritrovati da quell’ 11 di marzo del 2011, è un omaggio a tutte le persone che hanno perso la vita a causa dello tsunami.

Oggi  Mayumi vive a Tokio, dove lavora come fotografa.

L’inaugurazione della mostra si terrà venerdì 9 marzo 2018, alle 19, con ingresso gratuito, presso lo Spazio Labo’,  Strada Maggiore 29, a Bologna.

Il 9 marzo, giorno dell’inaugurazione, sarà possibile visitare la mostra insieme alla fotografa Mayumi Suzuki, gratuitamente, previa prenotazione su EventBrite.

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