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Uno spettacolo disegnato. L’omaggio a Paz di Andrea Santonastaso

26-09-2018

Di Claudia Palermo

Confrontarsi con i propri idoli non è mai un gioco da ragazzi e l’attore Andrea Santonastaso lo sa bene: “Non sono arrivato ai livelli di Paz come fumettista, ma oggi posso raccontare la sua grandezza e la mia ammirazione attraverso il teatro”. Il 28 settembre debutterà lo spettacolo Mi chiamo Andrea, faccio fumetti con una serata su invito, mentre sarà aperto al pubblico dal 13 al 16 dicembre all’Itc Teatro di San Lazzaro di Savena.

Ti chiedo subito di raccontarmi da quale esigenza è nato lo spettacolo.

Il motivo è tutto racchiuso nel titolo: l’Andrea a cui mi riferisco è Andrea Pazienza, ma sono anche io. Fin da piccolo ho avuto la passione per i fumetti e ho cominciato a realizzarli proprio grazie a lui, è stato per me come un mentore. Così, oltre all’università e alla scuola di teatro, mi sono iscritto ad una scuola di fumetto. Incapace di scegliere una sola strada, ne ho imboccate tre in contemporanea, anche se quella del fumetto era la principale, il mio scopo era infatti quello di incontrare Andrea Pazienza. In questo spettacolo racconto della vita di Paz e della mia, in parallelo, così come Salieri parlerebbe di Mozart. Racconto cioè un mostro del fumetto, con la ‘m’ maiuscola, e della mia impotenza di fronte alla sua bravura. Nello spettacolo racconto anche del nostro incontro.

Non ti limiterai soltanto a recitare…

Disegno mentre recito! Ci sarà una scenografia di fogli bianchi che, a fine spettacolo, saranno pieni di miei disegni fatti col pennarello. Ho scoperto che disegnare e recitare contemporaneamente non è complicato, di più! È faticoso a livello mentale perché bisogna concentrarsi a fare bene l’una e l’altra cosa, ma, al tempo stesso, ho scoperto che è molto piacevole vedere qualcuno che disegna, pensavo fosse noioso invece è una forma di spettacolo.

Tavola di Andrea Santonastaso, omaggio a Paz

Lo spettacolo si sviluppa in un monologo. Come sei arrivato alla realizzazione?

Grazie alla collaborazione dell’autore Christian Poli che scrive benissimo e che è anche un amico. Gli ho raccontato la mia idea e lui, che è bravissimo e che mi conosce bene, ha scritto quello che mi aspettavo scrivesse, aggiungendo anche sfumature riguardanti la mia vita e non solo quella di Paz. Ho chiamato il teatro Dell’Argine proponendo il progetto, che è stato sposato e prodotto dal teatro stesso e io ne sono onorato. Spero che lo spettacolo in futuro girerà l’Italia.

Nella Bologna di Andrea Pazienza, quella del ’68, quella delle rivoluzioni, i sogni sembrano potersi avverare. E nella tua Bologna?

No, per niente. Io ho vissuto quella degli anni ’80 e ’90 da studente, e adesso, da cinquantenne, sto vivendo questa. In realtà non è Bologna in sé ma è il mondo che viviamo corrotto da un ventennio che, per certe ragioni, è stato quasi peggio del fascismo, fisicamente meno drammatico, certo, ma con più morti mentali e culturali, e l’arte ne ha risentito molto. Ormai la “robaccia” è di tutti e l’arte di pochi.

Tavola di Andrea Santonastaso, omaggio a Paz

 

Tu sei attore di teatro, di televisione, conduttore radio, fumettista. Ma di cosa non riesci a fare veramente a meno?

Di tutto! Non riesco ad essere una cosa sola, sono tutte parti di me, mi rappresentano in modi diversi. E se ti devo dire quella che vorrei fare più di tutte le altre è quella che non ho ancora fatto! Mi piacerebbe mettermi alla prova su un aspetto che non ho ancora sperimentato.

Tuo padre è il noto attore Pippo Santonastaso. Il fatto di essere figlio d’arte ti ha penalizzato?

Sono stato capace di non pensare ai pregiudizi. Mio padre non voleva che facessi questo mestiere, diceva che avrei patito per tutta la vita la sua fama, infatti all’inizio gli ho nascosto il fatto che frequentavo corsi di teatro. Poi però ho deciso di fare cose talmente diverse dalle sue che mi hanno permesso di trovare il mio percorso e lui stesso è stato un’ottima guida.

Andrea Santonastaso

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