Bologna è una città di creativi, è risaputo. Nel corso degli anni ha attratto e formato musicisti, pittori, designer e artisti di ogni genere. Ma se il centro trabocca di arte e di creatività, in alcuni quartieri periferici fanno invece più fatica a nascere spazi di condivisione. Per incentivare la cultura nella periferia, e in particolare nel quartiere Santa Viola, è nato il progetto Livida lab.
Livida è un laboratorio creativo polifunzionale che inaugura domenica 25 maggio e dove si avvieranno varie attività: si potranno scattare foto e registrare video, si potranno ospitare piccole mostre ed eventi culturali e, a partire dall’autunno, verranno realizzati dei workshop. Si punta sulla cultura indipendente e sulla spontaneità dell’atto creativo senza alcun tipo di ostacolo.
“Livida è nato da una forte esigenza personale: dall’assenza di spazi dove potersi esprimere durante il periodo della formazione artistica e conseguentemente dalle scarse opportunità di fare rete tra artisti al di fuori di contesti più istituzionalizzati come può essere ad esempio quello della scuola”, spiega Letizia Giorgio.
L’idea di realizzare un proprio spazio creativo sembrava tanto affascinante quanto lontana. Ma poi a partire dall’estate del 2024 si è aperta la possibilità concreta per Letizia di acquisire una stanza nel suo quartiere, Santa Viola. Un piccolo spazio di proprietà del prozio che, dopo essere stato negli anni una tabaccheria e sede di diverse attività commerciali, è rimasto vuoto dopo la morte del proprietario. Letizia ha deciso quindi di rifunzionalizzare uno spazio appartenuto alla sua famiglia e di riprendere quell’idea che da tempo coltivava.
“Da un lato c’è stata l’euforia nel creare finalmente un progetto artistico personale che potesse valorizzare il mio quartiere, dall’altro lato avevo paura di non riuscire a riqualificare come avrei voluto uno spazio inizialmente angusto e rovinato”, continua. Ma nonostante le paure iniziali, Letizia non si è arresa e ha fatto quello che chiunque di noi farebbe a questo punto: una ricerca online.
“Ho preso in considerazione Berlino perché è una città che conosco molto bene e mi sembra che sia molto viva dal punto di vista artistico. Lì esistono molti spazi polifunzionali per creativi. E allora ho pensato: se esistono in qualche parte del mondo, perché non potrebbero allora esistere a Bologna, nel mio quartiere?”
Da questa considerazione è nato il progetto Livida lab. Il nome ha varie sfaccettature: è uno pseudonimo di Letizia e richiama il colore viola e il quartiere Santa Viola, dove è nata e cresciuta e dove la sua famiglia abita da generazioni. Quando mi parla del suo quartiere, mi sorride dolcemente. “Non avrei potuto creare questo progetto in altre parti se non nel mio quartiere: sia per il forte legame che mi lega ad esso e sia perché spero che un laboratorio creativo in periferia possa risvegliare la voglia di arte e cultura dei suoi abitanti, mentre invece il centro città è già ricco di stimoli”. Oltre al grande affetto che lega Livida a Santa Viola, c’è un’ulteriore sfumatura di significato per questo nome. Letizia mi spiega infatti che ha ripreso l’espressione sentirsi lividi, ovvero “la sensazione nata dalla frustrazione di non avere gli spazi adeguati per creare e la grinta e la forza interiore che ne derivano. E io mi sento molto livida per non aver avuto uno spazio creativo in passato”.
Fa una pausa. Nelle parole e nel tono di voce riconosco il coraggio e la determinazione nel realizzare un progetto personale che è al servizio della società. Oltre al coraggio, Letizia mi confida che soprattutto i primi mesi non sono stati facili a causa dei lavori di ristrutturazione che ha dovuto gestire. Ma se nel pensare la fatica dei lavori manuali, posso scorgere un’espressione di stanchezza, subito dopo noto che le si illumina il volto quando mi dice che è sempre stata aiutata da una cerchia di amici creativi. “A pensarci bene, il fatto che tutti insieme abbiamo agito per una causa comune, ovvero la realizzazione materiale di Livida, è stato un atto di comunità artistica”.
Mi spiega inoltre che il laboratorio verrà inaugurato ufficialmente al pubblico domenica 25 maggio alle 18:30 in via Battindarno 150/b. I visitatori saranno invitati a curiosare ed esplorare lo spazio, con in sottofondo la musica sperimentale dell’artista Maurizio Cavaliere in arte Yog’tze.
Verranno inoltre riprodotte in loop le immagini dei lavori di ristrutturazione che sono state raccolte insieme ad altri materiali e che confluiranno in un documentario sulla nascita di Livida. La prima attività che verrà realizzata nel mese di giugno è la mostra fotografica “1/2 kilo, 2 piotte” del fotografo Michelangelo Fratianni, basata sull’esplorazione degli album dell’adolescenza tratti da Facebook.
Mentre ascolto Letizia raccontarmi con forza e tenacia del suo progetto, mi lascio trasportare dalla sua idea di libertà creativa. E penso che forse vale la pena sentirsi un po’ lividi per ritagliarci uno spazio tutto nostro all’interno di una società che fatica a rivolgere lo sguardo ai giovani, soprattutto ai giovani che appartengono al mondo dell’arte e della cultura. Forse la determinazione di Letizia, la passione per il suo quartiere e la fiducia che ripone in un progetto indipendente semineranno quelli che saranno dei frutti coraggiosi in un terreno molto spesso arido e privo di forze. Con la speranza che la creatività possa fiorire ovunque.
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