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Lovesick: il trio che trasporta il suono e lo spirito dell’America Vintage

23-04-2024

Di Beatrice Belletti

Il 30 aprile il Locomotiv Club ospiterà un evento che farà rivivere a spettatori e spettatrici l’epoca d’oro della musica americana. Infatti, i Lovesick, trio di talentuosi musicisti polistrumentisti bolognesi, si apprestano a salire sul palco per un viaggio indimenticabile attraverso il country, il rock’n’roll e la musica swing degli anni ’40 e ’50. Con il loro inconfondibile sound vintage, Paolo Roberto Pianezza (chitarra elettrica e acustica, lap steel, resonator e dobro), Francesca Alinovi (contrabbasso con brush pad) e Alessandro Cosentino (violino e batteria) catturano l’essenza autentica della musica americana del passato, trasportando il pubblico in un’esperienza coinvolgente e appassionante.

Dal loro album d’esordio Lovesick Duo del 2015 fino al recente Remember My Name, in uscita quest’estate 2024, la band ha costantemente ampliato il proprio repertorio, includendo brani originali e reinterpretazioni dei classici che hanno plasmato il panorama musicale d’oltre oceano.

I Lovesick hanno conquistato un pubblico sempre più vasto, e sono stati nominati per prestigiosi premi tra cui il recente Ameripolitan Music Awards. Nel dicembre 2023 hanno pubblicato in anteprima i singoli Goin Down e Until I’m done, due primi singoli del nuovo album in arrivo. Appena tornati da un tour di 20 date negli Stati Uniti, i Lovesick sono già impegnati nel tour nazionale che li vedrà presto esibirsi in casa. Li abbiamo raggiunti per parlarne insieme.

Lovesick | Foto di Claudio Cioffi

Ciao Lovesick, per cominciare, congratulazioni per la nomination nella categoria Western Swing Band per I’Ameripolitan Music Awards 2024 in Austin, Texas. Ci raccontate com’è stato?

ALESSANDRO: «Grazie mille! È stata un’esperienza surreale; ritrovarsi assieme a tantissimi artisti con cui abbiamo condiviso storie e musica dall’altra parte dell’oceano La serata della premiazione al Moody Theatre a Austin , è stata emozionante.

Ci siamo ritrovati a sfilare sul red carpet con fotografi che scattavano a ripetizione.
Abbiamo passato 3 giorni e 3 notti di musica non stop, dalla hall dell’hotel al famoso Continental Club , al live del Broken Spoke ospiti di Dale Watson».

 

Siete in pieno Spring Tour, con la data bolognese dietro l’angolo, il 30 aprile al Locomotiv Club. Avete un rito prima di salire sul palco?

FRA: «no non abbiamo un rito prima di salire sul palco. Siamo sempre stati molto poco scaramantici ma possiamo dire che spesso ci diciamo prima di iniziare: “siamo carichi?”».

E ci condividete un aneddoto da vita on the road?

ALESSANDRO: «viaggiando tanto on the road, ogni volta che dobbiamo viaggiare Francesca si occupa in modo magistrale di trovare trattorie gettonate dai camionisti. Sono sempre le migliori!».

 

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Il vostro nuovo album “Remember My Name” di prossima uscita è stato registrato a Los Angeles. Qual è stata la vostra fonte principale di ispirazione durante il processo di registrazione? E In che modo avete evoluto la vostra identità musicale?

PAOLO: «Sicuramente il passare del tempo in una città come Los Angeles ha influito nella registrazione in studio. Sono state giornate molto intense che abbiamo cercato di vivere e far fruttare al 100%.

Finite le Registrazioni giornaliere, andavamo per la città a fare photo session o videoclip. Questa era la giornata “tipo” durante quelle settimane. Un aiuto per mettere a fuoco sempre di più i nuovi brani del disco, è arrivato dal nostro produttore Fabrizio “fab” Grossi, che con i giusti consigli a momento opportuno, ha lasciato la sua impronta nel nuovo album».

 

Potreste raccontarci qualcosa di più sui singoli “Goin’ Down” e “Until I’m Done”? Perchè li avete scelti come anticipazione dell’album?
PAOLO: «Goin down è un brano che profuma di blues. L’abbiamo scelto come primo singolo perché all’interno cantiamo tutti quanti e ci trasmetteva una giusta sensazione di “insieme” della band.

Inoltre Alessandro suonava la batteria, al posto del violino, altra novità del progetto. Until I’m done è un brano che vede al clarinetto un grande ospite Chloe Feoranzo. Chloe ha registrato con noi in passato “the New Orleans” , proprio a a New a Orleans disco uscito nel 2017. Questa canzone tratta il tema del gioco d’azzardo, tema difficile ma trattato in maniera ironica sia a livello di melodia che di suoni. Il contrabbasso in una virtuosa frase di slap, simula il suono dei dadi (provare per credere!). Abbiamo scelto questi due brani perché fondono la parte rock and roll e swing con la parte country e ciò rappresenta la nostra idea di sound».

Avete lavorato con produttori del calibro di Fabrizio “Fab” Grossi e Gavin Lurssen. Qual è stato il contributo più significativo che hanno portato al vostro sound e il consiglio più memorabile che vi hanno dato?

ALESSANDRO: «Il contributo più significativo che ci ha lasciato Fabrizio è stato quello di cercare un suono nuovo, puntando alla performance. Il consiglio più importante è stato quello di quando ci disse che “errori e sbavature non vanno nascosti ma enfatizzati poiché rendono particolare, unica e umana la performance”».

 

Il vostro sound è profondamente radicato nel country americano, nel rock’n’roll e nella musica swing occidentale degli anni ’40 e ’50. Quali sono stati i vostri principali punti di riferimento e influenze musicali nel corso degli anni?

FRA: «Amiamo molto la musica americana in particolare modo il rock and roll partendo da Chuck Berry fino e Jerry Lee Lewis per arrivare alla musica di New Orleans con Fats Domino e Dr John. Ci spostiamo verso il western swing e la musica del Texas con Bob Wills e Spade Cooley e siamo grandi fan della country music per esempio di Hank Williams e Willie Nelson».

 

Oltre alla musica, avete una liason con il mondo del cinema, dal film sulla vita di Francesco Toc ‘Speravo de mori prima’, su Sky TV al più recente ‘Lamborghini’, a cui avete partecipato sia come attori che come musicisti. Cosa vi ha spinto ad esplorare questo settore? E come si intersecano le due forme artistiche?

PAOLO: «Lamborghini è nato da una proposta di Bobby Moresco e ci vedeva come musicisti in una festa di fine anno ambientata nel 1947 in Italia. Nella serie su Toc, girata da Luca Ribuoli, eravamo di contorno a vari eventi chiave della vita del calciatore. La particolarità di queste partecipazioni, è stata il suonare dal vivo sul set; ciò ha reso tutto più reale e tangibile. Esperienza indimenticabile!».

 

Infine, vista la vostra vasta esperienza internazionale, ci fate un itinerario di viaggio in tappe con le migliori città musicali da esplorare, partendo da Bologna?

FRA: «Sicuramente dopo Bologna, possiamo avere Torino che sia a livello di Club e festival conta tantissimo movimento artistico, ma anche per strada, ci sono tantissimi musicisti e la musica di strada è ben organizzata a livello comunale.

Milano è un’altra grande realtà musicale, per non parlare di Roma ma anche Palermo è davvero molto viva e piena di grandi talenti. Parlando di città estere la lista è lunga, per esempio negli Stati Uniti rimaniamo sempre a bocca aperta quando andiamo a New Orleans, Nashville, Austin, New York City e la lista sarebbe davvero lunghissima».

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