Immaginate che qualcuno si introduca con forza all’interno del perimetro più vostro che esista: la casa. Un individuo che non ha fattezze particolari anzi, all’apparenza direste che tutto sommato sembra un tipo affidabile. Un bel sorriso rassicurante, una voce calda e un fare rispettoso. Nessuna stranezza dichiarabile.
E fa leva proprio su questo mentre conquista la fiducia necessaria per insinuarsi nella vostra quotidianità, cercando lo spazio per appropriarsene. Immaginatelo ora mentre cammina senza incontrare resistenza tra una stanza e l’altra, osserva attentamente come avete disposto quel quadro che tanto vi piace o la fotografia di un ricordo prezioso. Con la stessa scaltra naturalezza con cui ha conquistato l’accesso, si impadronisce anche di tutto ciò che compone l’intimità della vostra abitazione, devitalizzandola.
E se questa violazione venisse attuata sul primo spazio in assoluto che ci troviamo ad abitare, cioè il nostro corpo? Cosa accade nel momento in cui questa appropriazione si radicalizza al punto da privarci della nostra più intima libertà? Cosa succede quando viene distrutto quel confine invalicabile che separa la mia volontà dalla tua?

Oggi, 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, vogliamo riflettere su che cosa sia un corpo, quali siano i suoi confini e in che modo vengano violati.
Lo vogliamo fare raccontando un progetto che guarda a queste domande e tenta di rispondere, prima di tutto attraverso la creazione di coesione e sensibilità laddove si verificano discrepanze e disuguaglianze.
Sto parlando della IV edizione di Refugia, un festival e un progetto pensato come uno spazio di indagine e sperimentazione artistica e come proposta di attivismo culturale che fonde arte, ricerca, politica e comunità. Un’idea di SCS Ekodanza che si unisce alla campagna Orange the world attraverso un percorso che si sviluppa lungo 16 giornate. Uno spazio temporale volto a unire simbolicamente due ricorrenze estremamente importanti: il progetto avrà infatti inizio il 25 novembre (Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne) e si concluderà il 10 dicembre (Giornata Internazionale dei Diritti Umani). A fare da scenario al fitto programma di appuntamenti pubblici sarà il Quartiere Savena. Numerosi sono i luoghi coinvolti: da quelli gestiti dall’Associazione Ekodanza (come il Centro Culturale Paleotto 11) a quelli più istituzionali (come la Biblioteca Natalia Ginzburg) fino ai luoghi di aggregazione sociale (come il Bar Tito Sport).

Le due giornate cardine quest’anno sono legate da un sottotesto che le curatrici ritengono essere particolarmente urgente in questo momento storico: la complessa realtà della “casa”. Tutto il progetto muove dalla domanda originaria “Che cos’è Casa?”.
“La casa ci sembra una tematica in grado di unire tanto il corpo individuale, dunque la consapevolezza che la prima casa che abitiamo è la nostra corporeità, quanto le tematiche più territoriali legate alla dignità, al riconoscimento di un’identità culturale. Sull’onda di questa riflessione vogliamo posare ancora lo sguardo sulle prevaricazioni che stanno avvenendo in molti paesi, tra cui la Palestina” spiegano le curatrici di Rifugia.
Un rapporto dialettico e complesso, dunque, che si fa casa sia nel corpo individuale (per il primo appuntamento del 25 novembre nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne) sia nel corpo collettivo e comunitario (che chiude il programma il 10 dicembre durante la Giornata Internazionale per i diritti umani).
Intono al luogo dove abitiamo girano tante domande che rendono l’idea di quanto complesso e sfaccettato sia questo argomento: la casa è un luogo, una memoria, un ideale? È l’ambiente dove sei cresciuto, dove vive la tua famiglia? Sono le radici da cui provieni o quelle che stai mettendo dove ti trovi ora? I figli di molti migranti a quale luogo appartengono? Dov’è casa tua? Cosa trasforma uno spazio in un luogo sicuro dove sentiamo di appartenere? Se il nostro corpo è la prima casa che abitiamo e di cui ne percepiamo i confini, cosa succede quando questi vengono violati?

Sono alcuni degli interrogativi che si sono chieste le curatrici e che vogliono sottoporre al pubblico. Non solo una riflessione sulla natura della Casa, dunque, declinabile e declinata nelle molteplici sfaccettature che le possono essere attribuite, ma anche sulla natura del corpo, inteso come primo spazio che si abita: “Consapevoli che ogni mutamento culturale viene rappresentato attraverso e sopra un corpo, il progetto coinvolge sia corpi individuali che collettivi tramite pratiche, laboratori, condivisioni ed incontri”. Oggi una dimora, pensata per una comunità umana solidale e concorde, sempre più spesso si manifesta come uno spazio di convivenza insofferente, dove l’altro, spesso in quanto diverso, viene percepito come estraneo. Dobbiamo sempre ricordarci che mentre noi abitiamo i nostri corpi, i nostri corpi abitano il mondo.
Il 25 novembre, in occasione del primo appuntamento della serie, nel piazzale antistante Villa Mazzacorati (Via Toscana 19), dalle 10:00 alle 12:00, l’evento “Bruciamo il patriarcato” nasce per riportare al centro dell’attenzione il tema delicato, tanto urgente quanto necessario, che ricorre in questa giornata. Sarà possibile prendere parte a letture e testimonianze attraverso la formula dell’open mic, che offre a chiunque lo desideri l’opportunità di far emergere la propria voce, il proprio grido irrinunciabile.
Quando il coinvolgimento delle persone diventa così profondo e concreto, l’attivismo culturale, uno degli obiettivi più cari al progetto, assume la forma di un’esperienza collettiva. Una comunità viva, composta da persone con identità differenti e indispensabili, chiamate a collaborare e a confrontarsi direttamente sui temi che Refugia incarna.

Il festival REFUGIA – Cos’è CASA si sviluppa con un programma diffuso che combina residenze artistiche, laboratori, incontri pubblici e momenti performativi.
Le residenze artistiche si svolgono al centro culturale Paleotto11. Per tutto il periodo, Ekodanza conduce una ricerca-azione nel quartiere Savena, lavorando con bambin*, adolescenti, persone migranti e residenti per raccogliere parole, gesti e interviste sul tema della casa come spazio reale ed emotivo, individuale e collettivo. Dal 24 al 29 novembre è invece ospitata la giovane artista Chiara Zompa con Dream Bird, progetto che unisce corpo, carta e grandi origami.

Accanto alle residenze, il festival offre un laboratorio di comunità, gratuito e aperto a tutt*, pensato per avvicinare le persone ai temi del progetto attraverso il linguaggio del corpo e della danza. Si svolge alla Sala Saltimbanco del Centro Sandro Pertini (27-28 novembre e 4-5 dicembre dalle 18:30 alle 20:30). Per le scuole del quartiere è previsto il laboratorio “Cos’è CASA”, dedicato alla costruzione di un archivio di memorie, domande e racconti sul significato dello spazio domestico.
Il programma include anche una serie di talk e incontri pubblici che attraversano temi identitari diversi: la proiezione del documentario Tacchi e Tacchetti sul Bologna Calcio Femminile (9 dicembre al Bar Tito Sport in via Valle D’Aosta 2 dalle 17:30 alle 20:00); una conferenza sull’idrofemminismo alla biblioteca Natalia Ginzburg (3 dicembre dalle 17:00 alle 19:00); un dialogo sul cibo come identità e comunità con Giovanni Melli delle Cucine Popolari (30 novembre alle ore 12:00). Nella stessa giornata, al Paleotto11, si susseguono il racconto delle esperienze delle donne senza dimora con Amelie Scalvini alle 14.30, un incontro con Erika Capasso del Comune di Bologna per parlare di partecipazione civica e comunità alle 15:30 e un reading con la poeta Alessandra Carnaroli alle 17:00.
Il 10 dicembre, al Centro di Comunità Populonia, è prevista la restituzione pubblica dei percorsi laboratoriali e delle ricerche artistiche alle 18:00, seguita da un incontro dedicato alle emergenze umanitarie e alle testimonianze in arrivo dalla Cisgiordania grazie a Mediterranea Saving Humans alle 19:00.
Il festival ospita anche due concerti: la cantautrice LEUCO’ il 30 novembre a Paleotto11 alle 19:00 e la cantautrice bolognese CENERE il 10 dicembre al Centro Populonia alle 21:30.
E prevista inoltre una camminata il 24 novembre.
Le due giornate cardine sono:
– 25 novembre, sul piazzale di Villa Mazzacorati, con falò, letture open mic e concerto;
– 10 dicembre, al Centro Populonia, con incontri, restituzioni, concerto, cena e tavoli delle associazioni del quartiere.
Per informazioni, scrivere a promozione@ekodanza.it, contattare il profilo əkodanza_scs o telefonare al numero 370 366 4343.
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