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Abbracciami, per favore. Ex-Otago: “Il successo non toglie i legami”

21-02-2019

Di Claudia Palermo

Il fascino nostalgico del vintage e la freschezza del nuovo, racchiusi nell’ultimo album degli Ex-Otago, il quintetto ligure nato a Genova nel 2002 e composto da Maurizio Carucci, Simone Bertuccini, Olmo Martellacci, Francesco Bacci e Rachid Bouchabla e che il 9 aprile sarà in concerto all’Estragon.

Si chiama Corichinato l’ultimo album della band visibilmente entusiasta per la primissima e recente partecipazione al Festival di Sanremo, esperienza travolgente che ha deciso di  affrontare  portando sul palco dell’Ariston il romanticismo del brano Solo una canzone.

Ph Lorenzo Santagada

I vari registri melodici dell’album scandiscono minuziosamente le tematiche dell’ultimo lavoro degli Ex-Otago: dall’amore, alla nostalgia della purezza infantile, fino a farci fare un viaggio tra le varie facce della notte.

Sullo sfondo, il verde acqua che hanno scelto con la voglia di rimandare all’antico, a quella Genova in cui il vino Corichinato era il sapore che accompagnava la routine di tutti i giorni. E, oltre alla loro musica, è proprio il loro rapporto viscerale con Genova che celebrano nel film diretto da Paolo Santamaria, Siamo come Genova, proiettato in sala dal 18 al 20 febbraio, prodotto da I Wonder Productions, in collaborazione con Garrincha Dischi, Inri e Musex.

Li abbiamo incontrati in Mondadori durante il loro instore.

Solo una canzone è un brano molto romantico e delicato. Perché avete scelto di portare una canzone d’amore a Sanremo?

“Abbiamo scelto di portare ‘Solo una canzone’ perché, sotto sotto, siamo dei romanticoni e poi perché non è la solita canzone d’amore. Ci piaceva l’idea di portare sul palco dell’Ariston un brano che celebrasse le storie d’amore mature, quelle che hanno visto almeno dieci primavere insieme.

È più facile cantare l’amore appena sbocciato piuttosto che quello maturo che dura nel tempo nonostante tutte le avversità che si incontrano sul cammino”.

“Non è semplice restare complici, un amante credibile quando l’amore non è giovane”. Secondo voi qual è l’ingrediente che permette ad un amore di non spegnersi col passare del tempo?

“Anche se non è semplice, come diciamo nel brano, uno degli ingredienti basilari per non far spegnere un amore con il passare del tempo è la complicità tra i due partner. Senza quella è molto difficile portare avanti un rapporto”.

Chi avete avvisato subito dopo aver saputo della vostra partecipazione alla sessantanovesima edizione del Festival di Sanremo?

“Le persone a noi più care e subito dopo i nostri fan, con i quali abbiamo un rapporto bellissimo, in pratica è come se facessimo tutti parte di una grande famiglia”.

A proposito di amori che durano nel tempo… il successo, la consapevolezza di avere molti fan, vi hanno cambiato portandovi a perdere le persone che amavate?

“Assolutamente no, noi amiamo fare musica ma allo stesso tempo siamo tutti e cinque delle persone con i piedi per terra. Tutti noi abbiamo dei secondi lavori, io ho la cascina, Olmo fa il grafico e via dicendo. Non ci ha mai particolarmente attirato la vita da rockstar maledetti senza legami.

Certo, facendo musica e dovendo viaggiare molto, con i tour e gli instore, ci sono periodi in cui può risultare difficile mantenere una relazione, ma se c’è buona volontà da entrambe le parti, nulla è impossibile”.

Nel brano Bambini cantate la nostalgia della purezza e dell’essere senza filtri. Quanto è difficile da adulti vivere senza sovrastrutture, proprio come i bambini?

“Purtroppo è molto difficile, quasi impossibile, ma noi facciamo il possibile per far vivere in noi ancora un po’ la nostra anima bambina. Sì, le sovrastrutture da adulti sono quasi indispensabili, ma non bisogna utilizzarle sempre”.

Ph Lorenzo Santagada

Perché avete scelto di raccontarvi attraverso un documentario? Perché siete come Genova?

“Dopo il disco Marassi, le canzoni hanno iniziato a starci strette, non ci bastavano per raccontare tutto quello che volevamo dire, da qui è nata l’esigenza di fare un film documentario. Il titolo, ‘Siamo come Genova’, sottolinea il nostro rapporto quasi viscerale con questa città, che è unica nel suo genere.

Genova ti lascia cicatrici, sia nel bene che nel male, e te le porti dietro ovunque tu vada.

In questo film documentario, il pubblico ha modo di conoscere a 360 gradi sia noi che la nostra città. Una città che va oltre la tradizione e le canzoni dei vicoli di De André, una città che va oltre la tragedia di agosto del Ponte Morandi. Genova è tutto questo ma anche molto altro, ed è pronta a guardare avanti e a risplendere”.

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