Design & Moda

Film da indossare. Gli anelli cinefotografici di Marco La Motta

22-12-2017

Di Silvia Santachiara

Lo incontro un mercoledì pomeriggio in Piazza Maggiore. Arriva di corsa, passo deciso e una valigetta nera tra le mani. Ci sediamo, si passa una mano tra i capelli chiari e prima di aprirla mi sorride complice: “Sono stato su un solo sito e-commerce per molto tempo, volevo rimanere nascosto…”. Dentro, riposti in fila ordinatamente, ci sono una serie di grandi anelli. Ne sfila uno e lo orienta verso la luce, facendo comparire Il Drugo de Il grande Lebowski.

Funziona come un micro proiettore cinematografico – mi dice – se lo orienti verso la luce permette di vedere fotogrammi di film, da Pulp Fiction alla trilogia di Star Wars, come attraverso la cabina da proiezionista. Si può scegliere tra diverse linee: Movies before ’90, movies after ’90, old movies ma anche edizioni legate ai viaggi e alla musica, India edition, Ibiza edition, around the world e Dj”.

Non è difficile immaginare la sua passione per la pellicola. È infatti quel susseguirsi di immagini il fil rouge che lega i tre mestieri di Marco Morigi, in arte Marco La Motta: proiezionista, fotografo professionista e, dall’anno scorso, anche designer orafo. Poi continua raccontandomi dei suoi viaggi, dell’ingrosso di pietre dure dei suoi genitori e della passione per il Cinema, quello nascosto, quello che sta dietro il grande schermo.

Photo: Geraldina Bellipario – Efesti

Toglimi subito una curiosità: perché Marco La Motta?

“È un nome cinematografico… Jake LaMotta è il protagonista del film Toro Scatenato, di Scorsese, ispirato all’autobiografia del pugile Jake LaMotta. Te l’ho detto che amo la pellicola…”.

Hai fatto diventare una passione ben tre diversi lavori. Come hai iniziato?

“A 19 anni, seguendo i miei interessi: prima la fotografia, poi il cinema. Come fotografo sono entrato nel circuito degli eventi notturni, collaborando anche con diversi festival, mentre parallelamente ho iniziato a lavorare come proiezionista cinematografico al Lumière. Lì, davanti al lightbox, mi è venuta l’idea del primo prototipo di anello, il modello zero. Era il 2011. Poi ho accantonato qualche anno in progetto per riprenderlo l’anno scorso con sei diversi modelli. Sono cresciuto comunque circondato da gioielli, i miei genitori hanno un ingrosso di pietre dure e ho seguito anche diversi corsi da orafo”.

Photo: Geraldina Bellipario – Efesti

Parlaci dell’idea e di come sono realizzati i tuoi anelli.

“In una struttura d’argento è incastonato un fotogramma ricoperto di resina. Se lo guardi indossato è scuro, ma ruotato e posizionato controluce permette di vedere il frame grazie ad una finestrella sul fondo. È costruito come un piccolo proiettore e mi piace l’idea che solo chi lo porta sappia come vedere il fotogramma. Anche per quel che riguarda la forma, ho cercato di ricreare le linee squadrate di un vecchio proiettore cinematografico. Inoltre sono tutti personalizzati con texture diverse e dotati di una catenina che permette di indossarli anche come ciondoli”.

Quali film scegli?

“Alla base del mio lavoro c’è il cult movie. Da sempre colleziono trailer, trovati in magazzini di distributori di film e destinati al macero o anche online. In un trailer di due minuti ci sono anche 2mila frame… per qualche anello scelgo scene famose, per altri personaggi. Ma in ogni caso sono tutti film che ho amato molto. Si possono vedere tutti sul mio sito www.marcolamotta.com”.

Photo: Geraldina Bellipario – Efesti

Progetti futuri?

“Sono in produzione gemelli con due personaggi che si alternano e sto studiando un modello di orecchini. Ma ne realizzo anche con vecchie diapositive, molte trovate in mercatini delle pulci a Parigi”.

Photo: Geraldina Bellipario – Efesti

Parliamo del Marco Morigi fotografo…

“Da tempo porto avanti un progetto sulle Polaroid: quadri grandi come una parete che ritraggono oggetti di piccole dimensioni o piccoli animali, ma riprodotti in una scala molto più grande attraverso l’utilizzo di centinaia di Polaroid incollate le une sulle altre. Tutti soggetti che provengono dai miei reportage di viaggio”.

Photo: Marco Morigi

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