«Sogniamo un futuro in cui non si dovranno più comprare vestiti, ma ce li produrremo tutti da zero».
È una vera e propria rivoluzione della moda, quella desiderata dal Collettivo Rosole, che ogni sabato pomeriggio dalle ore 15 si riunisce in occasione del club dell’uncinetto per condividere una passione comune, darsi consigli a vicenda e scambiarsi nozioni. L’iniziativa è nata per tramutare un’attività che è sempre stata solitaria e casalinga in un momento di socialità e aggregazione.
«Volevamo rivalutare in chiave sociale e collettiva un tipo di arte tessile legato prettamente alla casa e all’universo femminile», ci svela Carolina che, nel 2022, ha fondato il collettivo a Rimini e, successivamente, lo ha portato a Bologna. Il collettivo rosole è nomade, si sposta in luoghi diversi per poter accogliere più persone possibili, pur cercando di rimanere sempre nel centro di Bologna. Il gruppo è composto da circa otto persone che ne rappresentano i capisaldi, ma la partecipazione è aperta a tutti e tutte, senza requisiti. «Il nostro è un organo molto mobile ed è difficile definire chi ne fa parte e chi no; quando qualcuno inizia a frequentare il collettivo in maniera interessata, ne diventa un membro», speiga Rebecca, altra componente del gruppo. «Mediamente, ad un club dell’uncinetto partecipano tra le dieci e le quindici persone, ma abbiamo raggiunto anche dei picchi di trenta nella bella stagione», stima poi insieme alla socia.
Anche dietro al nome si cela un significato particolare. La rosola è una pianta dei cereali che si trova nelle campagne romagnole (dove l’idea, appunto, è nata) e che viene usata per la preparazione dei cassoni e di altre ricette tradizionali. La rosola, inoltre, è un’erba spontanea e infestante che con le sue radici occupa uno spazio che non le appartiene. «Quella della spontaneità è una metafora incalzante per descrivere ciò che il collettivo è diventato. Come la rosola, abbiamo portato la pratica casalinga e individuale dell’uncinetto in pubblico, rendendola un momento di collettività», spiega Carolina, che trova puntuale anche la metafora dell’intreccio. Infatti, il collettivo rosole si propone di essere, a tutti gli effetti, una rete, il cui legame tra le persone crea un intreccio paragonabile a quello che si forma con i fili quando si lavora all’uncinetto.
Durante l’incontro settimanale del club non c’è qualcuno che insegna, ma regna piuttosto un rapporto orizzontale fondato sullo scambio di idee e sulla condivisione. Sebbene non sia necessario iscriversi preventivamente, è consigliato avere una formazione di base. La maggior parte delle persone del collettivo rosole ha imparato da autodidatta, chi grazie a video su YouTube e chi con l’aiuto della mamma o della nonna, specialmente quando, durante il Covid, è stato possibile assistere al grande ritorno della manualità. Infatti, se già i social avevano riportato in voga la pratica del cosiddetto “crochet”, con la quarantena c’è stata una vera e propria esplosione del fenomeno.
Oltre al club dell’uncinetto, il collettivo si sta espandendo in diverse direzioni creative, con l’organizzazione di corsi, laboratori e momenti di aggregazione. In più, ogni componente porta avanti anche un progetto personale e, al di là del collettivo, sceglie che vita dare alle proprie creazioni, facendone anche un brand o un’attività. Un’altra idea che sta prendendo sempre più piede è il format del club dell’uncinetto e del libro in collaborazione con la Biblioteca Ubik, che lega due attività abbastanza compatibili tra loro. In questo caso, i partecipanti hanno uno o due mesi di tempo per leggere un libro scelto insieme, che sarà il tema di discussione destinato all’incontro combinato.
I membri e le membre del collettivo sono guidat3 da una dedizione comune, riconoscendo di trovare dei benefici in quello che fanno. «Lavorare all’uncinetto è terapeutico, meditativo e rilassante, non solo per la ripetitività che aiuta a stare nel presente, ma anche per la soddisfazione personale che deriva dall’aver creato un oggetto con le proprie mani», afferma Rebecca. «Inoltre, è una pratica che ha una possibilità di crescita infinita: si possono fare tante cose con diverse tecniche, stimolando continuamente la creatività» aggiunge Carolina. Entrambe, poi, concordano sul fatto che autoprodursi qualcosa che si può trovare anche in un negozio crea molta consapevolezza, poiché, oltre a dare valore affettivo agli oggetti, si comprende quanto la realizzazione di un singolo prodotto richieda tempo, materiali e costi.
L’auspicio per il futuro è di trasformarsi in un’associazione riconosciuta, ma già ora Rebecca, Carolina e compagn3 sembrano aver realizzato che quello che è partito come un semplice incontro sociale si sta diramando in sempre più ambiti culturali. Stando alle parole di chi ne fa parte, ciò che distingue il collettivo rosole è la sua costanza, grazie alla quale esso è destinato a resistere nel tempo: «Non c’è l’obbligo di partecipare ogni volta al club dell’uncinetto ma, se si vuole andare, si troverà sempre qualcuno».
Il collettivo si può seguire su Instagram, dove vengono pubblicate le locandine con le date e i luoghi degli appuntamenti. Ma è presente anche su Telegram, dove non solo vengono sponsorizzati gli incontri, ma è possibile anche trovare altri eventi, scambiarsi materiale e segnalare novità.
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