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Il sound disco-funk dimenticato e riscoperto arriva a Montagnola Republic con il set di Napoli Segreta

31-05-2024

Di Beatrice Belletti

Il patrimonio musicale di Napoli è una fusione complessa e variegata, dalla tradizione canora in dialetto, al pop melodico di Gigi D’Alessio e Pino Daniele, passando per il rap di artisti come Geolier, Luchè e Clementino, fino al Neapolitan Power di James Senese. Sarebbe già tanto, ma c’è di più. Nei substrati artistici e culturali riemergono i capitoli degli anni 70 e 80 con il funk e la disco e le influenze afro americane dimenticate, oggi riscoperte grazie al progetto “Napoli Segreta“, in arrivo domenica 2 giugno sul palco di Montagnola Republic.

“Napoli Segreta” è un’iniziativa di Lorenzo Sannino (Famiglia Discocristiana) e Gianpaolo Della Noce (DNApoli), che insieme ai Nu Genea, ha riportato alla luce questa musica perduta attraverso dj-set tematici e compilations. Il primo volume, pubblicato nel 2018, univa pezzi come “Napule canta e more” di Donatella Viggiano e “Follia” di Giancarlo D’Auria, nel secondo (2020) di passa da “Luna Lù” di Antonio Sorrentino a “Luci a New York” di Tony Iglio.

Oltre alla ricerca di pezzi rari, con DJ e collezionisti che scavano nei mercatini alla ricerca di vinili, “Napoli Segreta” si distingue anche per la cura estetica e iconografica delle sue produzioni, grazie al lavoro di Antonello Colaps di Dopolavoro.org. Il progetto comprende anche talk ed eventi, che combinano musica, letteratura e immagini per creare un’esperienza culturale completa.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Lorenzo e Gianpaolo per farci raccontare di come Napoli Segreta non solo riscopre il passato musicale della città, ma lo reinterpreta,  offrendo un’identità culturale rinnovata.

Napoli Segreta è un movimento culturale, fatto di musica, letteratura e immagine, come è nata l’idea di fondere questi tre elementi artistici e quali sono state le sfide principali nel riscoprire e valorizzare la musica funk e disco napoletana degli anni ’70 e ’80?

«NAPOLI SEGRETA fu parte di qualcosa di più grande che accadde a Napoli anni fa. Uno spirito diverso che unificò insieme musica, letteratura e immagine in un’estetica nuova, fuori dai soliti cliché sulla città. Un movimento culturale critico, distribuito, diffuso, frammentato ma unitario che si muoveva tra avanguardia e retroguardia. Un viaggio sonoro attraverso mille Napoli diverse, tra vicende, aneddoti e spaccati di un ambiente lontano, eppure assolutamente attuale e probabilmente anche futuro. Napoli Segreta fu un dj set, ma anche una compilation, pubblicata da NG Records, che raccolse perle e brani semi sconosciuti della discografia napoletana funk e disco. Un’azione di riscoperta che all’inizio apparve anacronistica ma che con il passare del tempo divenne una leggenda «virale» senza coincidere necessariamente con il termine «mainstream».

Napoli era ed è ancora oggi sotto assedio. Anzi lo è praticamente da sempre. Tutti ne vogliono un pezzo. Tutti a caccia dell’essenza della città e del suo sound. Una caccia così spietata che l’originalità rischia l’estinzione nel marasma delle false autenticità musicali, artistiche e culturali. Quello che è accaduto è qualcosa che capiremo bene solo tra qualche anno. Si sono mosse troppe energie, c’è stata troppa circolazione di idee e troppi canali di comunicazione da e verso la città come spazio non solo geografico. La verità è che Napoli è diventata extra-territoriale, è una sostanza immaginaria. Chi fa arte e ha a che fare con Napoli sa di cosa si tratta, anche se zitto zitto, tomo tomo, quatto quatto, fa finta di non capire… Molti non vivono neppure in città, non sono per forza napoletani o sono di passaggio, eppure quello che creano accade comunque a Napoli. È una follia! Era il 2015 quando iniziarono i primissimi djset… era arrivato il momento di reagire».

Come descrivereste l’estetica visiva di “Napoli Segreta” e quale ruolo ha giocato Antonello Colaps nel creare un’immagine iconografica per il progetto?

«Napoli Segreta fu un diversivo, uno stratagemma per distogliere l’attenzione da tutto ciò che in quella compilation non c’era. Perché esisteva un solo modo per far sì che Napoli fosse davvero segreta. Non parlarne affatto… oppure bluffare e giocare a carte scoperte. Di lei sai già tutto: le canzoni, i versi, i suoni, il ritmo, le foto dei vecchi a Mergellina… così quando consultando prima l’elenco telefonico, e poi le Pagine Gialle, esattamente in mezzo tra ‘Abiti da sposa e cerimonia’ ed ‘Agenzie investigative’, ci imbattemmo in questa ‘Agenzia di grafica DOPOLAVORO’, e colpiti dalla scritta in maiuscolo UNICA SEDE… decidemmo di inviargli un telegramma STOP».

Napoli Segreta

Portateci alla ricerca di vecchi vinili nei mercatini… quali sono gli indirizzi preferiti e un vademecum di consigli all’acquisto?

«Hai infilato le mani avide negli angoli più nascosti degli scaffali polverosi nei più sperduti mercati di vinili alla ricerca delle sonorità disco e funk dell’unica città al mondo dove il gallo canta al mattino solo se accompagnato dal mandolino, ma non hai tirato fuori nessun asso dal mazzo: solo scartine. Perché? Perché Napoli, ormai, è carta conosciuta… e allora vale la pena andare ad ammirare “La flagellazione” o “Le sette opere di misericordia” di Caravaggio».

Napoli-Bologna, ci portate in un tour musicale fatto dalla vostra selezione di tracce che dal sud arrivano qui a Montagnola Republic per il vostro set di domenica?

«Napoli Segreta ebbe un compito preciso. Recuperare il sound disco, funk, afro e latino che la città aveva prodotto tra la seconda metà degli anni ’70 e la prima metà degli anni ’80, di nascosto dalla canzone napoletana classica e all’ombra del Neapolitan power di Pino Daniele o di James Senese. L’idea era di tradurlo in nuovi linguaggi sonori e non solo, attraverso interventi estetici, musicali, letterari e magici e anche fisici, perché Napoli Segreta era prima di tutto una festa nella discoteca, qualunque cosa significhi «discoteca». Nella discoteca c’erano gli indiani , ma c’erano anche Tony Esposito, i NOIA, Pino Presti e Mauro Malavasi… ecco il perché finiva sempre qualche intruso nei set di Napoli Segreta. Quest’anno la hit ‘Kalimba de Luna’ del maestro TONY ESPOSITO festeggia i 40 anni dalla pubblicazione. Era l’estate del 1984 quando Tony Esposito lanciò questo brano che diventò un successo internazionale. Il brano scandito dal ritmo etnico, tratto dall’album di Tony Esposito “Il grande esploratore”, fu composto dall’artista insieme a Joe Amoruso, Mauro Malavasi e Remo Licastro. Nacque originariamente come brano strumentale. Poi vennero aggiunti i testi in inglese + E.O.U.A (Onda nueva, sientele intalos) ed ancora oggi viene suonata nelle discoteche di mezza Europa…. pertanto il nostro invito per domenica resta sempre lo stesso, grandissimi esploratori! EXPLORING NAPOLI SEGRETA».

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