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Let’s play! Indici Opponibili trasforma le storie in videogiochi

03-08-2022

Di Mattia Lusini
Foto di Indici Opponibili

Grafiche innovative e videogiochi per raccontare la realtà, questo è l’obiettivo di Indici opponibili, una cooperativa bolognese che si occupa di creare dei videogame allo scopo di formare, sensibilizzare e promuovere prodotti e servizi.

«Uniamo le forze, per raccontare le storie», racconta Andrea Montuschi, il presidente e direttore creativo.

Oltre a videogame realizzano anche tour virtuali, app, giochi e, più in generale, qualsiasi cosa che abbia a che fare con l’interattività.

Il team si è formato nel 2015, anno in cui un gruppo di amici appassionati di cinema cambiano i loro gusti, iniziano a lavorare con piccoli oggetti interattivi, micro giochi e qualsiasi cosa che abbia una grafica. In totale oggi sono undici gli “indici” che collaborano al progetto.

Andrea e i suoi soci prestano molta attenzione alle realtà locali: con l’Università di Bologna hanno attivato due collaborazioni. La prima con il dipartimento di Scienze Politiche e Sociali che ha permesso di creare il videogioco Sicuri si diventa, in cui viene trattata la sicurezza sul posto di lavoro, soprattutto in ambito manifatturiero. Rivolto a ragazzi delle superiori alle prese con l’esperienza di alternanza scuola-lavoro.

Mentre la seconda collaborazione con il dipartimento di Scienze Economiche e Psicologia ha permesso di realizzare l’app MINUTO (Mind Us Together). Quest’ultima permette di sensibilizzare i genitori sul loro ruolo all’interno del percorso educativo dei figli, fotografando la situazione famigliare e attribuendo loro degli esercizi da svolgere per aumentare la consapevolezza.

Sono attivi anche all’interno del settore culturale, collaborando tra gli altri anche con il museo egizio di Torino. L’obiettivo è mostrare ai visitatori, oltre alla storia che già conoscono, la presenza circa 3000 anni fa di oggetti che oggi sono di uso quotidiano.

«L’interazione è un modo diverso di pensare la comunicazione, ti apre all’utente» sono le parole del presidente Montuschi che sottolineano la particolare rilevanza attribuita a chi fruisce le loro creazioni.

Un tema molto caro è quello green: non avendo una sede fisica vengono abbattuti i costi legati al trasporto. Oltre a ciò vi è l’attenta scelta dei fornitori e la sensibilizzazione che viene fatta grazie a dei progetti ad hoc.

In passato, hanno incentivato la formazione attraverso altre aziende ma ora, avendo sviluppato nuove competenze proprie, vorrebbero raccontarle per innescare un pensiero creativo. «Occorre creare nuovi meccanismi e non riproporre sempre le vecchie linee guida» è la frase che, secondo Andrea, meglio rappresenta lo spirito dell’azienda.

«Il nome è molto particolare. Gli uomini hanno sempre avuto la peculiarità di avere un pollice opponibile che permettesse loro di afferrare gli oggetti, differenziandoli così dagli altri animali. La nostra generazione può anche godere di un indice opponibile che ci permette di fare i click su uno schermo», spiega il presidente. Il logo, invece, è un interruttore in ricordo ai vecchi interruttori delle abitazioni che avevano il simbolo “I”, quando erano accesi, e “O” quando erano spenti. Proprio le due lettere iniziali di Indici Opponibili. «L’interruttore che mi scatta dentro è quando un cliente ha bisogno e viene da noi: la mia volontà è quella di usare le mie competenze per aiutarlo», dice Andrea.

Per l’anniversario del 2 agosto 1980 hanno lavorato a un racconto interattivo per ricordare la Strage di Bologna, un progetto pro bono allo scopo di avvicinare diverse generazioni, attraverso la simbologia e la grafica. La simbologia è stata rivisitata. Ad esempio il sangue non era visto come il sangue versato dalle vittime, ma come dono della popolazione in un periodo di necessità.

I sogni del presidente sono ben chiari: da un lato c’è il desiderio di garantire la tranquillità economica che permetta loro di rimanere sul mercato, mente dall’altro il desiderio forte è quello di raccontare a livello culturale il rapporto tra gioco e realtà. «Vorrei raccontare cosa funziona e cosa no nei videogiochi, per farli diventare un’innovazione sociale», conclude Andrea.

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