Visual

“Cerco di fotografare la mia ipocrisia e quella della società”. Martin Parr a Bologna

13-09-2024

Di Laura Bessega

“Conosco Martin Parr da tantissimi anni. Ricordo quando l’ho incontrato la prima volta a una presentazione a Milano. Mi ha regalato un suo libro. Era un piccolo con delle fotografie di cibi orrendi, dall’aspetto assolutamente immangiabile. Me lo ha dedicato dicendo: Buon appetito!” racconta Roberta Valtorta, co-curatrice della mostra Short & Sweet, appena inaugurata nella splendida cornice del Museo Civico Archeologico di Bologna, “uno dei musei più importanti che ci sono in Italia, oserei dire a livello internazionale, per le collezioni archeologiche”. A parlare è Paola Cappitelli, responsabile mostre 24 ORE Cultura, realtà editoriale e organizzatore di esposizioni che, in collaborazione con Magnum Photos e il Museo Archeologico, e con il patrocinio del Comune di Bologna, ha portato Martin Parr in città.

L’ episodio appena raccontato ci fa entrare a gamba tesa dentro il mondo del fotografo britannico più conosciuto di questi anni, esaltandone due aspetti: l’innata ironia e il cibo: cosa mangiamo e come mangiamo ovvero quello che diventerà uno dei suoi temi ricorrenti.

Short & Sweet, breve e tenero, è una mostra ridotta rispetto alla retrospettiva completa Parrathon, presentata in Belgio, ma che ben riassume i  cinquant’anni di carriera del fotografo. Le immagini sono state scelte personalmente da Martin: un compendio coloratissimo che fa da specchio a una società contemporanea complessa, massificata, globalizzata, a tratti ridicola. “Una società che ha perso un po’ se stessa” afferma Roberta Valtorta.

Non c’è giudizio nello sguardo dell’autore, che è distaccato ma per nulla ostile. Non c’è empatia, ma nemmeno antipatia nei confronti dei soggetti o dei fatti. La sua fotografia è un’esplorazione visiva della società contemporanea.

L’esposizione si compone di nove nuclei da lui stesso scelti che ripercorrono tramite i temi a lui cari la sua storia dal ’75 a oggi.

Le prime due selezioni,The Non-conformist e Bad Weather sono in bianco e nero.

Segue The Last Resort, fotografata tra il 1983 e il 1985 a New Brighton, dove le famiglie a basso reddito trascorrevano le vacanze in questa piccola località balneare in declino vicino a Liverpool. È proprio qui che inizia a prendere forma il suo stile dell’autore, osservando le follie e contraddizioni della nostra società. La prima serie a colori di Martin realizzata con l’uso del flash insieme a luce naturale, si pone un interrogativo: che cos’è davvero la vacanza?

Martin Parr_GB. England. New Brighton. From ‘The Last Resort’. 1983-85.

Quello che dovrebbe essere un piacevole luogo di villeggiatura si rivela un posto triste in una zona industriale dove le persone si ammassano a mangiare hot-dog e gelati e accumulano spazzatura. Il consumismo sta prendendo piede e inizia a dare i suoi frutti.

Tra gli anni ’90 e la prima decade degli anni 2000 esplode il turismo di massa in Small World. Martin segue il turista medio che, grazie anche all’espansione dei voli low cost, esce dalle porte di casa alla conquista del mondo. Due le foto in mostra scattate in Italia: una turista ricoperta da così tanti uccelli che nemmeno Tippi Hedren in Birds di Hitchcock  riuscirebbe a sopportare e a Pisa un gruppo di turisti in posizioni assurde mentre cercano di “raddrizzare” la torre più storta d’Italia.

Martin Parr_ITALY. Pisa. The Leaning Tower of Pisa. 1990.

Nelle 250 piccole foto di Common Sense dove la lente di ingrandimento evidenzia dettagli pop, eccessi del cibo e gadget strampalati, il buon senso lascia il posto a tutto ciò che è volgare, stridente, bizzarro, grottesco e ridicolo. In Everybody Dance Now, Martin mette in luce il suo amore per il ballo. Ma non è detto che ami ballare! Le foto, scattate tra il 1986 e il 2018, riprendono i più svariati balli, ballerini e lezioni di danza nelle più svariate parti del mondo. Perché il ballo è una forma di gesti e movimenti alla portata di tutti. Di anni più recenti è invece Establishment, dove il fotografo segue e riprende, appunto, l’establishment britannico, presentandolo con la solita ironia. Un altro pallino di Martin Parr sono le spiagge e la gente in costume. In Life’s Beach, prodotto tra il 1986 e il 2018, percorre i litorali di mezza Europa, e non solo, per riprendere l’incredibile e folle umanità che li popola. La mostra si chiude con Fashion: il primo piano di una donna anziana, eccessivamente abbronzata, le rughe che segnano il volto illuminato dal flash, i capelli bianchi e scompigliati che contrastano sullo sfondo arancione di un telo da mare. Dei grandi occhiali bianchi da sole e vistosi orecchini chiudono il quadro kitsch.

Foto di Roberto Serra

“Credo che il soggetto principale di tutto il mio lavoro sia il tempo libero e il modo in cui lo si impiega. Direi che il mio progetto riguarda gli interessi del mondo occidentale e il modo in cui gli occidentali occupano il loro tempo libero. È questo che davvero mi interessa” racconta Martin Parr in un’intervista di Roberta Valtorta.

“Questa serie dimostra ciò che la fotografia sa fare meglio, mostrare il flusso del tempo” commenta Andréa Holzherr, Global Cultural Director Magnum Photos.

“A cosa serve questa mostra?” chiede Martin a Roberta.

Cosa aggiunge una mostra alla nostra conoscenza? Forse niente, forse tanto. L’intenzione dietro Short&Sweet è sollecitare e solleticare le menti, soprattutto quelle delle nuove generazioni. Portarci a riflettere sulla vita che facciamo e come la stiamo vivendo.

Suscitare un dibattito sulla società e allo stesso tempo sensibilizzare alla fotografia. Come un occhio esterno, Short&Sweet ci coglie impreparati di fronte a noi stessi. Ma ci mette in discussione, ci serve a ricordare che la vita non assomiglia a una pubblicità o a una campagna di moda.

Foto di Roberto Serra

E infatti è proprio Martin a sottolineare: “Ho preso spunto anche dal linguaggio della fotografia commerciale, con soggetto illuminato e colori saturi. Si trattava di riprendere questo linguaggio che ritroviamo intorno a noi nella pubblicità e nella moda e di applicarlo in ambito documentaristico. Era una novità, ma non voglio rivendicarne l’esclusiva. Molte altre persone stavano sperimentando in questo campo. L’ho solo reso parte del mio mantra ed è andata molto bene”. Colori appariscenti, obiettivo macro e la luce diretta del flash definiscono i contorni netti, in evidenza dei suoi soggetti. L’esagerazione è nel mostrare la felicità di un mondo che felice non è. La contraddizione, nel suo racconto sempre ricco di humor e ironia, è tra linguaggio e contenuto.                                                                                

Ma chi è Martin Parr?

È stato definito un cronista del suo tempo. Nasce a Epson, Regno Unito nel 1952 e studia fotografia al Manchester Polytechnic. Nel 1994 diventa full member della prestigiosa agenzia Magnum di cui è stato anche presidente dal 2013 al 2017. Ad oggi ha pubblicato oltre 100 raccolte di foto.

Ma Martin è soprattutto un documentarista, uno che ha occhio per i dettagli. Più che un reporter o uno storyteller, è un osservatore accanito della realtà.

“Ha fatto una scelta molto precisa nella sua storia. Ha scelto un campo d’azione che è di tipo antropologico. I comportamenti, i consumi, gli sprechi, gli atteggiamenti dettati dal consumismo sfrenato, il turismo di massa, senza tralasciare lo stile di vita dei super-ricchi. Tutti quei luoghi della nostra civiltà triste, colorata ma triste” dice Roberta Valtorta.

Foto di Roberto Serra

Martin infatti non documenta conflitti, guerre, catastrofi e altri tipi di eventi che stanno distruggendo il nostro pianeta, come fa la maggior parte dei suoi colleghi. Si concentra piuttosto sulle persone e il loro tempo. Già all’inizio della sua carriera sapeva dove voleva andare: non gli è mai interessato correre lontano, lungo le frontiere, per raccontare conflitti. A lui interessava ciò che gli era vicino, famigliare. Quello che lui stesso conosceva. Ovvero la classe media, e in particolare quella britannica, in cui includeva anche se stesso. È sempre stata il suo soggetto preferito.

E lui è sempre stato parte integrante di questo progetto di analisi, quasi antropologico. In fin dei conti è anch’egli della classe media, è britannico, ha un gusto discutibile, ed è un turista.

Da ciascuno dei suoi numerosi viaggi riportava sempre un souvenir molto particolare. Un ritratto di sè ma mai realizzato da sè. Immagini provenienti da ogni angolo del mondo, prodotti da fotografi professionisti o amatoriali lo vedono protagonista al pari dei suoi soggetti. Una serie basata sull’immaginario popolare delle vacanze, dagli scatti in studio con sfondi esotici, ai ritratti colorati o in maschera, fino alle fotografie digitali eccessivamente manipolate.

Martin Parr_USA. California. Venice Beach. 1998

Il fotografo che crede che l’ordinario sia molto più interessante di quanto si pensi, si pone una sfida costante: “la domanda che mi faccio è: come si fa a catturare questa folle nazione che siamo, in una serie di fotografie?”.

Condividi questo articolo