Design & Moda

Di Libellule, prodigi e altre meraviglie

08-12-2017

Di Bruna Orlandi
Foto di Giulia Fini

Una fiabesca vetrina, incastonata nei portici bolognesi come fosse lì da sempre, riporta indietro la memoria a lavagne di ardesia, abbecedari e pallottolieri.

Suono il campanello e mi aspetto che apra Pinocchio invece trovo Sara Brugnolo e Roberta Marchesini, imprenditrici ma soprattutto artigiane, che cuciono e propongono abiti ai loro piccoli clienti.

Nel 2016 rilevano il monomarca Les Libellules e, fedeli allo stile retrò della vecchia gestione, lo trasformano in un negozio-laboratorio in cui creatività ed entusiasmo scorrono ininterrotti tra trama e ordito.

Concepiscono il loro spazio come “un piccolo teatro dove il bambino entrando si entusiasma come se scartasse un bel regalo di natale”, ma anche “un luogo di mestieri che s’intersecano” in cui altre artigiane espongono e vendono giocattoli, peluche e album nascita che, insieme agli abiti, si animano e raccontano una storia.

Sara è a proprio agio se indossa almeno tre diverse fantasie, Roberta ama il look total black e le zeppe.

Entrambe impugnano ago e filo fin dalla tenera età.

Sara comincia accorciando i vestiti delle sue bambole e molti (d)anni dopo, converte l’istinto in tecnica in una scuola di sartoria dove studia sui libri della Maramotti. Si forma al DAMS e per una famosa azienda ricama abiti per i red carpet e le sfilate parigine di Prada e Miu Miu.

Roberta apprende l’arte dalla nonna che aveva una sua sartoria, un’etichetta e dieci dipendenti. Per lei, quella stanza in cui si intrufolava per giocare e curiosare, era pura goduria. Studia Belle Arti indirizzo Fashion Design e consegue il Master in Moda Sostenibile presso la Fondazione Gianfranco Ferré.

Progetta per la sua tesi una linea sartoriale etica che asseconda la spontaneità dei bimbi avvolgendoli in abiti pratici, non patinati e dai colori tenui. Si chiama METRÒ, armonico connubio di metropolitano e retrò, e fa uso esclusivo di tessuti biologici certificati GOTS ossia naturali, a basso impatto ambientale e privi di elementi chimici. Il brand, nutrito dal radioso estro di Sara, è in vendita sia presso il loro negozio che in alcune realtà marchigiane.

Puro istinto, sorpresa e colore differenziano VICOLO MIRACOLI che nel nome raccoglie la sua essenza: una strada stretta che non si sa dove porti e poi si apre alla luce. Il marchio, nato per condivisa suggestione delle due libellule svia la progettualità seriale e fluisce nello stile libero, traducendosi spesso in pezzi unici. I tessuti sono a km 0 e rigorosamente naturali ed è lo scampolo stesso che suggerisce cosa vuole diventare. La produzione non prevede collezioni pianificate per stagioni ma, al contrario, gli abiti cambiano spesso ed è proprio nella varietà che si rintraccia il marchio di fabbrica di Vicolo Miracoli.

Chiedo loro quale bambino famoso vorrebbero vestire e mi rispondono “uno dei Tenenbaum, con righe dappertutto”. Ritengo un sacrilegio spogliare uno dei fratelli della sua tuta Adidas rossa, feticcio dei miei personaggi preferiti del film di Wes Anderson ma, in fondo, un po’ ne sono curiosa!