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Il rock dei Nop tra le strade di Bologna

20-12-2019

Di Anna Toscano

L’immagine è quella di uno dei tanti basoli che calpestiamo ogni giorno in una città che porta una storia millenaria.

Siamo tra Le strade di Bologna, uno dei singoli dei Nop, band bolognese formata da Francesco Malferrari al microfono, Claudio Bizzarri e Gianluca Davoli alla chitarra, Marco Righi al basso e Andrea Pirazzoli alla batteria.

Bologna, appunto, è spesso la protagonista, con le sue strade, particolarmente ispiranti nelle ore notturne, quando non c’è più nessuno.

Nascono nel febbraio 2011 dall’incontro di cinque ragazzi bolognesi appartenenti a generi musicali completamente diversi, la loro unione ha creato un rock contaminato da tante e diverse influenze. Hanno partecipato per due anni consecutivi alle selezioni di Sanremo Giovani nel 2012 e 2013 e hanno all’attivo partecipazioni live su numerosi palchi tra cui, quest’anno, quello del Primo Maggio a Bologna.

La loro musica è un incontro di emozioni e testi potenti che raccontano la nostalgia, l’amore, le difficoltà dei giovani nella società del cambiamento e toccano anche temi importanti come il terremoto in Emilia-Romagna.

Ma ciò che sa davvero raccontare l’essenza dei Nop, più delle parole, è proprio il loro primo album, A notte fonda, uscito lo scorso 4 ottobre.

Li abbiamo raggiunti per farci raccontare qualcosa di più.

Iniziamo dal vostro nome, che ci incuriosisce molto: cosa significa Nop?

“Il nome Nop ha tantissimi significati, ma quando ci siamo accorti che la N, la O e la P sono di fatto le lettere centrali dell’alfabeto italiano abbiamo capito che era il nome giusto per noi. È solo guardando le cose dal centro, equidistanti dagli estremi, che si può raccontare la completezza delle emozioni”.

 

La lampadina della cover di A notte fonda fa pensare alla luce a “notte fonda”, al contrasto luce-buio. La quarta traccia dell’album si chiama proprio Luce. Ci sono significati nascosti?

“Ci è piaciuto fin da subito l’immagine della luce che rischiara le tenebre del buio della notte fonda. Il titolo è tratto da un segmento del brano che apre l’album, Le Strade di Bologna, e ci è sembrata la frase migliore per rappresentare tutto il nostro lavoro di quest’ultimo anno che ha portato alla pubblicazione del nostro primo album. Dieci tracce nate nelle ore serali, o meglio notturne, nello studio della Muxland Production. Proprio a Notte fonda. Usciti dal lavoro correvamo in studio e da lì non ce ne andavamo finchè non avevamo riversato in musica tutte le nostre emozioni”.

Appartenete a generi musicali completamente diversi ma dalla vostra unione è nato un rock con sonorità tipiche del pop italiano fuse ad un rock di matrice statunitense. Cosa avete lasciato delle vostre precedenti esperienze e cosa invece è stato fondamentale?

“È stato senza dubbio fondamentale non abbandonare quello che eravamo prima di cominciare l’avventura dei Nop. Chiariamoci, è ovvio che quando si mischiano cinque generi diversi occorre mettere in gioco e in discussione i propri gusti. Ma in questi otto anni di musica insieme siamo stati in grado di crescere insieme e, partendo da ciò che eravamo (e siamo), costruire un genere che potremmo definire nuovo e unico. Il nostro genere”.

 

I titoli delle tracce dell’album sembrano essere collegati, formare quasi una frase e molti fanno riferimento alla natura. C’è un filo rosso che li lega, una sorta di messaggio criptico o è una scelta del tutto casuale?

“La natura è alla base della nostra esistenza e in quei brani troviamo la rappresentazione plastica di quanto essa rappresenti una metafora delle nostre esperienze di tutti i giorni. Siamo certi che chi leggerà i titoli di questi brani capirà al volo il senso più profondo dei nostri pezzi, ancor prima di ascoltarli. Luce, Cenere, Terra, Vento, Pioggia: parole semplici che in poche lettere trasmettono sensazioni chiare e immediate per chiunque le legga”.

Raccontate due ferite che vi hanno toccato molto e che hanno segnato l’Emilia e il Paese. Quanto può fare la musica nel tenere vivo un ricordo collettivo?

“Tantissimo. Quando scrivi e registri una canzone la stai rendendo immortale. Ed entrambi quei brani sono nati proprio dalla penna (e dalla chitarra) del nostro cantante, scritti in pochissimi minuti. Quando accade ciò ti rendi conto che quello che hai scritto è unico, comunque vada”.

 

In Ritratto di Aldo Moro avete raccontato le ultime ore del Presidente della Democrazia Cristiana attraverso l’ultima lettera scritta alla moglie. Il tema della luce torna anche in questo brano e nella lettera ci sono solo parole d’amore e di affetto per la sua famiglia.
Nessuna parola d’odio. Siamo ancora capaci, oggi? Quale messaggio volevate far arrivare?

“La vicenda del rapimento e uccisione dell’Onorevole Aldo Moro è una delle macchie più gravi della storia italiana. La nostra intenzione non era però raccontare quella vicenda, tanto drammatica quanto oscura, ma piuttosto rappresentare gli ultimi pensieri di un uomo che aveva capito di andare verso una morte ingiusta. E nonostante ciò è capace di non scrivere parole di odio o di condanna ma di pensare alla sua famiglia, con una dolcezza e un amore inimmaginabile.

In quella lettera Aldo Moro scrive una frase che troviamo davvero meravigliosamente poetica: ‘Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo’. Nonostante tutto egli fu capace di pensare alla luce, in mezzo a tutte quelle tenebre”.

Avete scritto su Facebook che avete messo due volte in musica Ritorno al Futuro… ci spiegate meglio?

“In due brani dell’album, ‘Sei Tu!’ e ‘Luce’, ci siamo divertiti a sperimentare sonorità per noi uniche fino a quel momento, che non ci vergogniamo a dire che si ispirano a capolavori del passato e del presente: da Ritorno al Futuro a Stranger Things”.

 

C’è anche l’amore nel vostro album, come in Terra e Vento. E vi siete domandati cosa sarebbe l’amore senza la distanza. Avete una risposta?

“Senza dover scomodare il grande Domenico Modugno che diceva che ‘la lontananza è come il vento, spegne i fuochi piccoli e accende quelli grandi’, ci sembra chiaro che la distanza, non sempre voluta, mette sul banco di prova tutti gli amori. Ma li fa anche crescere, perché quando un amore è vero la lontananza fa capire l’importanza dell’altra persona nella propria vita, che troppo spesso quando ci si vive tutti i giorni si tende a sottovalutare”.

Esplorate tematiche diverse. Avete scritto che siamo tutti diversi ma in fondo uguali. In che cosa?

“Sono le emozioni a renderci tutti uguali. Nel nostro album abbiamo raccontato nostre esperienze personali, nostre emozioni, che in realtà ciascuno di chi ascolterà il nostro lavoro avrà vissuto almeno una volta nella sua vita. E speriamo ci si possa ritrovare appieno”.

 

Il video de Le strade di Bologna si svolge appunto nel cuore di Bologna, nelle vie del centro. Ci sono delle strade che hanno un significato particolare per voi?

“Bologna è la nostra strada. Una città meravigliosa a cui dobbiamo tantissimo e a cui siamo legatissimi. Una città che non lascia mai indietro nessuno”.

Il testo parla di una malinconia settembrina e di un vagare a notte fonda quando non c’è più nessuno. “Troppa gente che sogna, troppi pensieri nell’aria”. Il vostro sogno?

“Avere la possibilità, il regalo enorme, di poter continuare a suonare insieme creando musica che ci rappresenti. E poterla suonare su palchi sempre più belli. Lì ci sentiamo a casa”.

 

A cosa rimanda, invece, la copertina de Le strade di Bologna?

“Letteralmente alle strade di Bologna: abbiamo infatti rappresentato l’immagine di uno dei tanti basoli che calpestiamo ogni giorno girando nel centro di Bologna. Una città che nel suo cuore e nelle sue strade porta una storia millenaria”.

L’unico per te è un brano che racchiude un certo romanticismo. Il limone e il kiwi della cover creano un bellissimo effetto visivo, sembrano combaciare ma anche contrapporsi. Come mai avete scelto questo simbolo?

“Ci sembrava l’immagine migliore per rappresentare l’amore. Nel Simposio di Platone l’amore viene rappresentato come una mela precisamente tagliata a metà: una parte della coppia completa l’altra. Ma la realtà di tutti i giorni è molto diversa.

In ogni coppia ci sono angoli da smussare e carenze dell’altro da accettare. Ma quando si trova l’amore della propria vita, come raccontato in quel brano, si è disposti anche a unire due parti di diversi frutti per crearne uno nuovo. Unico”.

 

Alcuni eventi a cui avete partecipato denotano una certa sensibilità sociale, come #Guidaebasta e anche una serie di concerti in sostegno di Ageop, associazione che accoglie e assiste i bambini malati di tumore e le loro famiglie. Quanto può fare la musica?

“La musica è un veicolo perfetto per far sì che le persone colgano l’importanza di certe battaglie. Una canzone, anche quando ti diverte e ti fa saltare, ti lascia qualcosa dentro che non se ne va più. Ti rimane nella testa e nel cuore”.

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