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Un mistero dietro la porta di casa. Da una storia vera nasce “Ogni tuo respiro”, l’esordio di Davide Saracino

11-08-2022

Di Erika Bertossi

Un noir? Una storia d’amore? La vita difficile di un adolescente bullizzato? Una riflessione sul covid? Questo e altro.

Comincia tutto con un mistero dietro la porta di casa mentre Bologna vive il momento più duro della pandemia: Davide Saracino, che nella vita è fisioterapista e osteopata, lo ha iniziato così il suo romanzo d’esordio Ogni tuo respiro (Diemme), che è riuscito a scrivere nel giro di un anno senza farne parola con nessuno fino all’ultima pagina. Lo ha fatto “mescolando” esperienze della sua professione con l’ispirazione data da un episodio di vita dalle tinte del giallo, che è stato il motore di tutto.

Davide, come e quando nasce questo tuo primo romanzo? Se dovessi metterlo in un genere letterario dove lo collocheresti?

«Nasce in un momento molto preciso: di sera, più precisamente nella notte fra il 13 e il 14 febbraio del 2021 (la vigilia del giorno di San Valentino). Un mio momento di assoluta serenità si è trasformato nell’inizio di un mistero. Ogni tuo respiro lo metterei senza dubbio fra i romanzi noir».

 

Questo evento scatenante è esistito davvero? Insomma, non è finzione? Come è diventato romanzo?

«Assolutamente no! Niente finzione. È un fatto realmente accaduto, a pochi passi da me: un uomo trovato cadavere nell’appartamento di fianco al mio. Le mie ipotesi su questo episodio sono diventate parole scritte sulla tastiera di un computer. Per giorni, settimane, mesi ho dedicato il mio tempo alla stesura di questo romanzo, assecondando un flusso ma anche studiando tanto per poter descrivere e raccontare tutto con precisione, nei minimi dettagli. Se dovessi etichettare Ogni tuo respiro lo collocherei fra i romanzi noir».

 

Chi sono i protagonisti e quali le ambientazioni? Cosa c’è di vero e cosa invece si è inventato di sana pianta?

«I protagonisti sono tre e si chiamano Erik, Olivia e Michele. Fra i primi due (lui è uno svedese trasferitosi a Bologna e lei, di origini pugliesi, sempre trapiantata sotto le Due torri) nasce qualcosa di speciale. Michele invece è un adolescente che subisce la prepotenza di alcuni bulli: un personaggio che riserverà delle sorprese. Tantissime cose le ho attinte dalla realtà, cambiandole e mischiandole, c’è anche molto di biografico. L’ambientazione è il centro storico di questa città capace di stupire e dare tante versioni di sé, tutte stratificate e affascinanti».

Dunque, se ho capito bene abbiamo: una storia d’amore e un ragazzino torturato dai bulli. Ma c’è anche un’altra ingombrante componente: il covid. Che ruolo ha la pandemia nel libro?

«Un ruolo determinante. Nel 2020 ho chiuso il mio studio per quasi due mesi e quando ho riaperto, i miei pazienti non erano più gli stessi: ansia, incubi, malessere, stanchezza a prescindere che il virus lo avessero contratto oppure no. Si è sempre pensato al forte coinvolgimento di operatori sanitari come medici e infermieri tralasciando categorie come la nostra, in prima linea sia nelle terapie intensive che fuori, alle prese con un peggioramento generale dello stato fisico e mentale delle persone. Il lavoro sugli effetti del long-covid è stato intensissimo e lo è tutt’ora. E tutto questo me lo sono portato dietro in quelle notti e quei weekend in cui mi sono messo a scrivere».

 

Ambientazione, Bologna: una città descritta in ogni minimo dettaglio, con particolari storici che denotano una fortissima conoscenza della sua storia…praticamente una guida dentro il romanzo!

«Essendo un appassionato di storia ed essendo (soprattutto) innamorato di Bologna, non poteva che andare così. Il romanzo è un continuo riferimento alle vicende della nostra città, ai suoi palazzi storici, ai personaggi che l’hanno resa grande nelle varie epoche come anche a quelli che la caratterizzano oggi (qualcuno lo riconoscerete di sicuro!). Conoscendo e riconoscendo strade, locali e riferimenti, sono certo che i lettori potranno fare anche tante scoperte su scorci e targhe davanti alle quali magari passano ogni giorno senza mai soffermarcisi. Chi non la conosce potrà viverla attraverso gli occhi dei miei personaggi, delineando via via una mappa che ne descrive l’essenza e chissà, magari invogliandone la scoperta. Sì, in effetti è un po’ una mappa».

 

Ma alla fine…è più facile fare il fisioterapista o lo scrittore?

«Domanda difficile! Le due professioni (una per ora è solo un hobby) in effetti hanno qualcosa in comune. Non bisogna mai smettere di studiare».

 

Incuriosiscici! Ci leggi la sinossi del libro?

«Bologna, vigilia di San Valentino. Erik, giovane informatico svedese, vive la prima grande esperienza dirigenziale della sua vita. Curioso e sensibile, si lascia subito conquistare dalle strade, dai portici e dalla millenaria storia di Bologna. Presto, la nuova realtà e l’incubo Covid-19 lo porranno di fronte alla necessità di abbandonare il passato e affrontare pressioni sempre più forti che lo porteranno a dubitare anche di sé stesso. Michele è alle scuole superiori, calato bruscamente dalla comoda vita di provincia nelle difficoltà della grande città. Ben presto dovrà affrontare un nemico invisibile, subdolo, che minerà la sua vita di adolescente già complicata dai suoi difetti fisici e da un carattere estremamente introverso».

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