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“Esprimi un desiderio” il nuovo EP di Subconscio

01-12-2023

Di Giovanna Casula

Esprimi un desiderio è il nuovo EP pubblicato il 1° dicembre dall’artista ormai affermato nella scena musicale bolognese, Subconscio. Si tratta di un viaggio introspettivo nei momenti più difficoltosi dell’artista, che cerca di ritrovare la spensieratezza e la fantasia che si ha da bambini per liberarsi da quelle catene di strategie e preconcetti imposti dal mondo della musica, per sprigionare la propria creatività musicale.

Subconscio è un progetto solista realizzato dall’artista Giulio Campaniello, classe ’92, di origini pugliesi ma bolognese di adozione, che attraverso la sua musica, viaggia su sonorità della black music, neo-soul, hiphop e rap. Ha esordito con questo progetto nel 2020 con il pezzo Giungla, seguito successivamente dall’album Subconscio e nel 2022 dall’EP Il mondo invisibile. Subconscio è tornato con un nuovo disco, Esprimi un desiderio, di cui abbiamo avuto la possibilità di ascoltare alcuni pezzi in anteprima il 30 settembre, durante il suo concerto allo Sghetto club. Per approfondire meglio il nuovo disco, abbiamo incontrato Giulio nel suo studio di registrazione per intervistarlo.

Subconscio ©Matteo Magna

Ci puoi raccontare com’è avvenuto il tuo approccio alla musica?

«Un’influenza molto importante l’ho avuta da parte di mio padre, lui è stato un dj negli anni 70 al sud e aveva una grande cultura che mi ha trasmesso anche attraverso i lunghi viaggi che facevamo insieme. Infatti, io a due anni mi sono trasferito qua a Bologna dalla Puglia e ricordo questi lunghi viaggi dove caricava la famiglia e ci faceva ascoltare Pino Daniele, Pink Floyd, Dire Straits e altri cantautori italiani. Poi da lì mi sono avvicinato da solo alla musica soul e alla componente hiphop e rap, attraverso gruppi come i Fugees. Dal punto di vista artistico, dagli 8 ai 15 anni ho fatto parte del coro di voci bianche al Teatro Verdi, però non riuscivo a reggere la pressione, perciò decisi di mollare e non ne volli più sentire di cantare. In seguito, ho iniziato a far parte della Bologna Undergroud Movement, dove si è sviluppata la mia mia componente elettronica, fino a quando nel 2015 ho scoperto Jordan Rakei con l’album Groove Curse, che mi aveva completamente folgorato, facendomi immergere nelle sonorità black e lì ho ritrovato l’ispirazione per tornare a cantare».

Quando nasce il tuo progetto solista Subconscio?

«Il progetto è nato nel 2020, in precedenza avevo già pubblicato delle tracce sotto il mio nome, Giulio Campaniello, prodotte dal mio producer Luzee, poi ho elaborato Subconscio pubblicando il primo disco con titolo omonimo. Subconscio era un lavoro ancora acerbo, infatti, in quel periodo stavo ancora ricercando un mio timbro e si sentono le varie influenze. Nel 2022 ho pubblicato Il mondo invisibile, completamente prodotto da Luzee, si tratta di un lavoro maturo legato alla ricerca di nuovi stimoli per avventurarsi verso luoghi sconosciuti, in cui ho avuto l’occasione di inserire un pezzo in collaborazione con la cantante Arya».

Subconscio

Il 1° dicembre esce il tuo nuovo EP Esprimi un desiderio, che differenze ci sono con i tuoi vecchi lavori?

«Rispetto a Il mondo invisibile, il disco Esprimi un desiderio è un viaggio più introspettivo ed è forse la prima volta che mi apro così tanto verso il pubblico, mettendomi a nudo e parlando dei miei momenti di tensione interiori, sia nella sfera artistica che personale. L’EP è composto da cinque tracce, viene introdotto dal pezzo Stessa storia, dove si parte da un apice di tensione e di vuoto interiore, per poi arrivare all’ultima traccia, Napoli, che è un’esplosione di desiderio e benessere. Il pezzo Fantasia dà il mood a tutto il concept del disco, dove vorrei che si ritrovasse quel sentimento di libertà, spensieratezza, che hanno i bambini e riuscire a confrontarsi con la fantasia come fanno loro. Per affrontare queste tematiche a me impegnative, ho abbandonato in parte la mia parte groovy e soul, per concentrarmi in sonorità più cupe e introspettive».

L’ultimo pezzo, Napoli, è l’unico pezzo che si discosta dal mood cupo dell’EP e dove sembra che l’unico momento in cui ti senti in sintonia con la realtà esterna, ovvero Napoli . Ci puoi raccontare come nasce questa traccia e che significato a te per te questa città?

«Napoli è stato il primo pezzo che ho scritto con la band, durante il nostro primo tour sotto il progetto Subconscio. Era un’esperienza che sognavamo di fare da tempo, girare l’Italia, vivere delle esperienze assurde che vanno al di là dei concerti, come il viaggio, il dormire insieme, mangiare, situazione di disagio e altre bellissime. Quindi, “Napoli” nasce all’improvviso durante il tour, l’abbiamo scritta a Sorrento guardando da lontano Napoli e rappresenta un inno spirituale, simboleggia la leggerezza assoluta, perché per noi quel momento lo era, dopo la prima data, quel desiderio si stava realizzando, era concreto. Là abbiamo scritto solo il ritornello e la strofa, poi successivamente sentivo il bisogno di aggiungere al brano una collaborazione con un musicista di Napoli che rappasse in dialetto, che potesse mettere quell’energia per farlo funzionare e quindi ho chiesto a Ezeeo, rapper napoletano emergente, di collaborare con me».

Sono presenti altri feat all’interno dell’EP?

«Si ce ne sono altre due, con Lauryyn, una giovane cantante pugliese, e con De.Stradis, il frontman dei Westfalia. Assieme a Lauryyn abbiamo lavorato sulla traccia Sentieri, si tratta di uno sguardo alla realtà musicale di oggi, dove noi artisti ci dobbiamo confrontare con il mercato, con questi colossi che decidano chi far suonare e chi no. Mi ha fatto piacere collaborare con Laura perché quando la cercai, avevo solo il ritornello e la melodia del brano, e lei si era ritrovata subito nella tematica del pezzo. Con De.Stradis invece abbiamo lavorato in Sogno di viaggiare un po’, un pezzo a cui tengo molto soprattutto per il forte legame che ho con Vincenzo, infatti, l’ho scelta come focus track del disco. Era una traccia che avevo nel computer da due anni, a cui avevo lavorato tanto ma non riuscivo ad andare avanti, fino a quando un giorno passò in studio Vincenzo e ci siamo messi ad ascoltare varie cose, tra cui questo pezzo, lui se ne innamorò, si mise al piano e da lì è rinato il pezzo».

Ascoltando le tracce, si nota come queste siano collegate tra loro, in molte vi sono delle parole ricorrenti, come “abbandonare le strategie” e “non illudersi più”, ci puoi spiegare che messaggio vuoi far passare?

«Quando parliamo di dischi per l’artista rappresenta una parte di sé stesso che regala agli ascoltatori, dietro la realizzazione di un disco c’è tanto lavoro sui concept, sui testi e si fa di tutto per cercare di mettersi a nudo, per poi sentirsi quei commenti da coloro che gestiscono le grandi etichette che, dopo due ascolti classificano superficialmente la tua musica, riconducendoti ad altri musicisti esistenti e individuando che strategia utilizzare con te. Quindi, quando parlo di “abbandonare le strategie” mi riferisco a questo aspetto, anche il fatto di dover fare per forza degli step, sembra che se non avvengono determinate dinamiche il tuo progetto non potrà emergere; invece, dobbiamo riuscire a liberarci da queste catene che sono presenti in generale in tutto il settore artistico. Questo è l’unico tema comune che si possono ritrovare anche negli altri miei album, ovvero la libertà artistica, sciogliere queste catene che ti vogliono imporre ed esprimerti al massimo».

Subconscio

Il 30 settembre siamo state al tuo live allo Sghetto club dove hai suonato in anteprima alcuni dei brani che sono nel tuo nuovo EP, insieme alla tua band. Perché hai scelto di fare questo evento proprio allo Sghetto club?

«Lo Sghetto è un punto di ritrovo per noi musicisti a Bologna molto importante, quindi volevo proprio fare un live lì da loro, per ringraziarli per tutto quello che fanno per noi ed è giusto che noi artisti della scena bolognese, quando dobbiamo presentare materiale nuovo andiamo allo Sghetto. Mentre la vera e propria presentazione dell’album l’ho fatta il 30 novembre sempre a Bologna, al Granata, dove il live si è stato diviso in due parti. Fino a mezzanotte ho suonato i miei vecchi pezzi insieme alla band con un live unplugged in mezzo al pubblico, in modo da non creare un muro tra band ed ascoltatori; dopo la mezzanotte, con l’uscita del nuovo EP,  si è passati ad un mood più elettronico per suonare le nuove tracce».

Hai in previsione un tour per presentare l’album?

«Si sono previste diverse date in giro per l’Italia, in alcune sarò accompagnato dalla band, in altre suonerò da solista nella formula che si lega al mio viaggio elettronico della base music, dove faccio un misto tra dj set e canto. Le date previste sono il 15 dicembre allo Spazio Webo di Pesaro, il 16 dicembre al Macinato Grezzo di Marotta e il 22 dicembre al Factory a Catanzaro. In più, 13 dicembre suonerò a Milano al Teatro Principe, per aprire il concerto dei 99 Posse, una band che ascolta da sempre, quindi è davvero una data molto importante per me».

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