Letizia Albertini, Viola Pierozzi, Valeria Shabani e Martina Scrazzolo si sono conosciute il primo giorno di lezioni della magistrale in Arti visive a Bologna ed è scattato subito l’imprinting. Tutte accomunate da una fervente passione per l’arte contemporanea, si sono ritrovate, come spesso succede, a prendere diversi caffè dopo le lezioni, che si sono rivelati momenti di confronto forieri di spunti interessanti sull’arte. Questa intesa fra loro è diventata sempre più forte e, proprio nel vedere l’entusiasmo con cui condividevano riflessioni sulle lezioni e sulle mostre che avevano visto, è nata l’idea di poter creare un podcast per divulgare, nel modo semplice e diretto di una chiacchierata fra amiche, tematiche e curiosità sul mondo dell’arte.
…ma se tutte queste discussioni le facessimo davanti a una telecamera, coinvolgendo altri al di fuori di noi?
“All’inizio era un’idea rimasta nell’etere, fino a che nel 2023, grazie anche al contatto con l’Agenzia per la Promozione dei Giovani, siamo riuscite a partecipare ad un bando per un progetto promosso dal Corpo Europeo di Solidarietà proponendo un’idea strutturata per il nostro podcast. Grazie a quell’occasione abbiamo dato il via a questa avventura”.
L’obiettivo di questo podcast è dunque la fruizione dell’arte da parte di tutti e l’unicità di Fuorisedia è la forte alchimia di dialogo e di pensiero che c’è fra le sue quattro protagoniste. Lo spettatore, guardando le puntate del podcast, si sente come se fosse stato invitato anche lui, con la sua sediolina, ad assistere a questa chiacchierata fra amiche, in attesa di un caffè o uno spritz. E’ un dialogo trasversale, si passa da aspetti più storici, a riflessioni più astratte, ad interviste ad artisti o curatori di mostre e musei che possano raccontare la realtà dell’arte. Ed è questa ecletticità che lo rende fruibile a tutti.
Ospitano realtà, situazioni e persone non “mainstream”, proprio per dare voce ad artisti indipendenti, poter entrare nel loro studio e raccontare quello che è il loro mondo concettuale e il percorso artistico.
“Grazie a questa opportunità abbiamo conosciuto tantissime persone belle e interessanti, creando una rete che potevamo solo sognare. La nostra stessa sede attuale è frutto di un incontro con Adiacenze, una galleria d’arte, che ci ha accolto con affetto ed entusiasmo”.
Inoltre è parte integrante di questo progetto anche un’idea di racconto di una cultura e di una storia della critica d’arte femminista, il poter essere donne che tramite una videocamera raccontano della potenza e importanza che altre donne hanno avuto e hanno, soprattutto oggi, nel mondo dell’arte.
Perchè il nome Fuorisedia?
“Fuorisedia è il nome del gruppo Whatsapp che si è creato nei primi giorni di lezione all’università con alcuni nostri compagni. Volevamo giocare sul fatto di essere tutti studenti fuori sede e sul fatto che a volte al bar, essendo in tanti, le sedie non bastassero per tutti. Essendo poi tutti contemporaneisti, abbiamo voluto scherzosamente rendere omaggio alla famosa opera concettuale “One and Three Chairs” di Joseph Kosuth”.
Nonostante lo sguardo sia ampio e sfaccettato sull’arte e le sue diverse realtà, il tema manifesto è l’arte contemporanea. Da cosa deriva questa scelta, oltre che da una vostra passione personale?
“L’arte è uno strumento potentissimo e direttamente legato a tanti altri aspetti dell’essere umano, come la politica, la cittadinanza, la moralità. E’ estremamente legata alla realtà che tutti viviamo. Parlare, più nello specifico, di arte contemporanea nasce da un’esigenza nostra perché spesso è una materia che presenta tanti problemi di cui discutere anche per noi che la viviamo quotidianamente e questo non fa altro che alimentare l’esigenza di condividerla con gli altri. Inoltre ci rendiamo sempre più conto che le persone, pensando a questo tipo di arte in particolare, hanno sempre la tendenza a concepirla come un qualcosa di astruso e troppo difficile da comprendere, fin anche inarrivabile. Noi, parlandone in modo accessibile e diretto, vogliamo proprio far capire che non è così, che è un’arte estremamente reale e più che tangibile da parte di tutti. Dopotutto, l’arte di oggi ci riguarda in tutto e per tutto, in quanto specchio della società in cui viviamo, che si parli anche di una foto che si sceglie di postare su un social, ad esempio.
Per quanto riguarda il nostro interesse, poi, avevamo la curiosità di imparare a dialogare con le persone su queste tematiche, anche interfacciandoci con esperti del settore che abbiamo avuto la fortuna di poter intervistare e venendo a contatto con molte realtà artistiche, locali e non, che costituiscono sempre un terreno di confronto per noi fondamentale”.
La scelta di avere una forte impronta social a cosa è dovuta?
“Abbiamo pensato fin da subito che fosse fondamentale creare una pagina Instagram per creare una community (quelle che ad oggi chiamiamo scherzosamente “sedie”), dove fare in modo più diretto approfondimenti complementari ai tanti temi che affrontiamo in modo più strutturato nelle puntate, che vengono invece pubblicate su Youtube. Fino a poco tempo fa eravamo anche su Spotify, ma dati i recenti risvolti di carattere politico, per mantenere una nostra integrità e per supportare quello di cui parliamo anche con azioni concrete, abbiamo recentemente deciso di togliere il podcast da questa piattaforma, mettendoci alla ricerca di una nuova”.
L’ambiente universitario che vivete a Bologna ha avuto un ruolo importante nel progetto?
“Molti approfondimenti per il podcast vengono dai nostri studi, dalla preparazione di esami, lettura di articoli, lezioni universitarie che costituiscono a livello formativo una fonte per noi primaria nel modo che abbiamo di concepire l’arte a livello personale e nel modo in cui vogliamo trasmetterla al pubblico. Per questo, spesso, apriamo la registrazione delle puntate del podcast al pubblico, affinchè, dopo la nostra “chiacchierata”, si possa dare spazio a domande, riflessioni che, seppur non siano incluse nel video che viene caricato, costituiscono uno dei punti cardine di questo progetto, il confronto fra le persone, un dialogo che vive di rimbalzi continui sulle diverse percezioni e idee, tutte scatenate dal potere dell’arte”.
Qual è secondo voi la prospettiva futura di Fuorisedia?
“Con tutte le persone e le realtà con cui siamo venute a contatto finora è davvero bello vedere come si siano creati legami anche oltre la sfera professionale, è stimolante vedere come il podcast riesca ad allinearsi e a contribuire in qualche modo a questi ambienti artistici. Abbiamo ad esempio avuto l’opportunità per la prima volta di curare come collettivo una mostra ed ha rappresentato un inizio per poter seminare qualcosa di importante, che a tutte noi interessa, volendo intraprendere una carriera nel mondo dell’arte. Proprio in quest’occasione abbiamo potuto “mettere la nostra firma” scrivendo dei testi riferiti alle opere che, in ottica di divulgazione ed approfondimento, andassero a fungere da complemento alla mostra. Ci attira sperimentare diverse modalità di racconto dell’arte, che vadano anche oltre il podcast.”
La forza di Fuorisedia è il modo in cui comunica, non solo per gli strumenti di cui si avvale, ma per l’entusiasmo di quattro amiche innamorate dell’arte, impregnate di studi universitari e assolutamente allineate con quello spirito di dissacrazione che è insito in quello che hanno scelto di studiare. Fuorisedia abbraccia tutte le realtà che si propongono a loro o che semplicemente si fanno trovare, le assorbe, le rielabora e le restituisce nel modo più semplice…con una chiacchierata davanti a una tazza di caffè.
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