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Poesie sui muri. Il M.E.P si racconta

27-12-2017

Di Leonardo Vicari

Muri che ascoltano, che parlano. Muri disponibili, ma da trattare con cautela. 

“E’ una delle nostre regole principali: facciamo qualcosa di illegale, però con un’etica”. 

Fateci caso, non troverete mai una poesia che svergina, imbratta, deprezza per prima l’intonaco del vostro palazzo, o il portico eventuale che lo protegge: “l’attacchinaggio lo pratichiamo solo su pareti già sporche, giammai su monumenti o edifici dal valore artistico riconosciuto”.

Li inseguivo, virtualmente, da un po’ di tempo, quelli del Movimento per l’Emancipazione della Poesia. Troppo spesso calamitato da quei fogli in formato A4 che sgomitano tra una colonna e una vetrina, un portone e una finestra. E ci propongono, appunto, poesie. 

il primo nucleo nasce a Firenze. Poi sai com’è.. uno si sposta per lavoro, l’altra torna a casa dopo l’università.. e creano altri nuclei in un nuovo territorio”. In 7 anni hanno mappato l’Italia, e non solo. Lasciano tracce da Roma a Cerignola, da Poggibonsi a Venezia, da Siviglia a Bologna.

Nessun capo di nessuno, se vuoi entrare nel M.E.P., tramite sito o mail, “lo decidi tu”. Me lo specifica, con forza, la più anziana dell’attuale formazione bolognese. Non ritengo abbia più di 25 anni, peraltro. “Siamo in 20. Scriviamo. Non giudichiamo, né siamo giudicati. E ne approfittiamo per conoscere nuove persone e condividere una passione”. 

Magnetico, il progetto, nella sua semplicità: “contrastiamo una realtà editoriale che predilige chi ha faccia e contatti, non la qualità. oggi è più importante l’autore dell’opera, ecco perché abbiamo l’esigenza di imbrattare e non ci accontentiamo della visibilità sui social o sul nostro portale (dove  è comunque fruibile l’archivio completo)”. 

 

Tra i contesti principali della loro azione, le periferie: “non cerchiamo facile visibilità nelle piazze, bensì diffusione. In calce infatti non trovi nemmeno le nostre firme, ma sigle identificative”. Improbabili da decodificare, lo certifico. L’anonimato, d’altronde, è pietra miliare del M.E.P.

Saluto la compagnia, è tempo di lasciarli alla loro riunione quindicinale. Torno per strada, giro l’angolo e mi imbatto nuovamente in una loro opera, mezza strappata, che mi conferma quanto la poesia sappia essere un aggeggio potente. Sia da scrivere che da leggere.

Ognuno di noi, una volta attratto e coinvolto, è chiamato a maneggiarla con cura. 

E a decidere che far(se)ne. 

 

 

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