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Fermata interstellare: Cina. Esce per Future Fiction la prima antologia della fantascienza cinese

20-01-2018

Di Raffaele Becchi

“Fantascienza”: la parola ha connotati difficili da definire, a qualcuno può ricordare le costose scenografie Hollywoodiane di colossal quali Star Wars o Star Trek, tra motori a curvatura e navicelle popolate da androidi umanoidi.

I più raffinati possono magari ricordare qualche titolo di Philip K. Dick o di Isaac Asimov, o i curiosi scherzi di Orson Wells, quando nel 1938, nonostante i numerosi avvisi , la lettura radiofonica de “La guerra dei mondi”, telecronaca di una invasione aliena, scatenò il panico nelle sconfinate terre Americane, convinte che fosse tutto reale.

Poco conosciuta in Italia è invece la grande passione della terra del fiume giallo e della rivoluzione culturale per la fantascienza.

Lunedì 22 gennaio nei locali dell’aula 1 del dipartimento di scienze storiche e orientalistiche dell’Università di Bologna, al civico 33 di via Zamboni, si terrà in esclusiva la presentazione della prima antologia della fantascienza made in China a cura di Chiara Cigarini, laureata in lingue, mercati e culture dell’Asia all’Università di Bologna, traduttrice e ricercatrice presso la Qinghua University di Beijing e, adesso, anche curatrice di “Nebula” la prima antologia italiana della fantascienza al di qua della grande muraglia, edito da Future Fiction.

Dall’invecchiamento della popolazione ai cambiamenti climatici, dall’istruzione di massa all’impatto dei social network, le storie immaginate da Liu Cixin, Xia Jia, Chen Qiufan e Wu Yan mostrano una Cina lontana dall’Occidente per costume e sensibilità, ma simile nelle realtà economico-sociali e così tecnologicamente avanzata da restituire uno sguardo sul futuro che attende il mondo intero. L’antologia raccoglie una selezione di alcune delle voci più importanti della fantascienza cinese contemporanea.

Ne abbiamo parlato con la curatrice Chiara Cigarini e con Francesco Verso, editor della collana ‘Future Fiction’

Chiara, come ti sei avvicinata alla fantascienza ?

“E’ stata la letteratura cinese che mi ha portata a deviare il mio percorso da una strada più orientata in un senso economico-aziendale, aprendomi prospettive che non avrei mai pensato. Preparando la mia tesi per la specialistica, alla Ca’ Foscari, ho scoperto un mondo che, in seguito, mi ha spinta ad andare in Cina, dove ho avuto modo di conoscere direttamente molti autori di cui avevo letto e studiato”.

Perchè la fantascienza cinese è poco conosciuta nel nostro paese ?

“Ci sono state pubblicazioni in Italia, dal 2015 c’è stato un boom di pubblicazioni … se la diffusione è ancora limitata rispetto al mercato straniero è a causa di logiche editoriali, per le quali si tende a far leggere ciò che è già noto, assicurando i guadagni. Francesco al contrario non vuole far passare i soliti autori, la sua casa editrice ha questo accento sulla pluralità delle voci, indaga le letterature meno note, scoprendo dei veri tesori. L’Italia oggi sta facendo tanto, oltre al lavoro di Future Fiction, la Mondadori ha appena pubblcato due antologie Urania e un racconto di Fan Huan… certo che è la nicchia di una nicchia”.

Come è avvenuto l’incontro con Francesco Verso, editor della collana ‘Future Fiction’ ?

“É stato grazie ad un mio professore a Pechino, che mi ha messo in contatto con un grande autore del genere, Ken Liu, chiedendomi di tradurre qualcosa per lui; attraverso di lui ho conosciuto Francesco. Poi Francesco mi ha richiamato e mi ha proposto di lavorare a Nebula e io ho accettato”.

( Francesco Verso , bolognese doc,anche se oggi vive a Roma, editor, scrittore, due volte vincitore del premio Urania Mondadori , nel 2014 il suo romanzo “Livido” vince il premio Italia come Miglior romanzo di fantascienza italiano , nello stesso anno nasce future fiction , specializzata nella pubblicazione di narrativa fantascientifica estera. n.d.a. )

Ho letto che il governo cinese sta stanziando ingenti somme di denaro per potenziare l’industria dell’intrattenimento; Qual è il rapporto tra autori e potere in Cina ?

“Si, è vero, te lo confermo. Gli autori di fantascienza in Cina possono essere divisi sostanzialmente in due filoni: da un lato ci sono quelli che dipingono una realtà nuda e cruda, così com’è la realtà cinese; dall’altro ci sono quelli che vedono la fantascienza come uno strumento che può portare un rendiconto economico, stimolando le giovani generazioni all’amore per la scienza, mettendo le proprie competenze al servizio della crescita del paese. Il governo ha un rapporto ambiguo con il genere fantascientifico: da un lato lo premia e dell’altro lo bastona”.

 Francesco Verso, Qual’ è la missione di Future Fiction?

“Tutto è cominciato cinque o sei anni fa: da lettore, ero stanco di andare nelle librerie italiane e trovare sempre (o quasi) lo stesso tipo di storia, scritta dallo stesso tipo di scrittore: uomo o donna di classe media, di lingua inglese, (presumibilmente di religione cristiana, eterosessuale e residente negli Stati Uniti o nel Regno Unito). Mi mancava una parte enorme del mondo reale, una sorta di “biodiversità letteraria” che in altri generi, per quanto paradossale possa sembrare, non è così estrema. Su Future Fiction cerco quindi storie provenienti da tutto il mondo, da lingue parlate dovunque e scritte da autori e autrici fenomenali che tuttavia, poiché sono nati in paesi altri dagli Stati Uniti o dalla Gran Bretagna, non vengono pubblicati. Tendo a pubblicare storie ambientate in un futuro prossimo e sulla Terra, storie che esplorano temi con il cambiamento climatico, la nuova mediasfera, l’intelligenza artificiale, le applicazioni della realtà aumentata, l’etica della clonazione e dell’ingegneria sociale, l’ascesa delle nanotecnologie, le ultime tendenze sulla rivoluzione dal basso della stampa 3D (dal futuro del cibo alla nanomedicina e alle cellule staminali) e in generale qualunque fenomeno che contribuirà a plasmare la prossima Era Postumana o dell’Antropocene come qualcuno preferisce chiamarla: tutti concetti con un alto valore scientifico e sociale, oltre che antropologico e quindi umano. Recentemente il progetto si è trasformato in un’associazione culturale senza scopo di lucro e dopo quattro anni – durante i quali ho pubblicato più di 60 storie in ebook (di cui 30 in inglese) e 8 libri tascabili – mi sono reso conto che stavo cercando le voci mancanti del mondo fantascientifico. Qualcuno potrebbe definirla “diversità” (un termine che sta diventando sempre più popolare dentro e fuori dal genere), ma poi ho pensato: “diverso da chi?” E ancora una volta sono tornato al pregiudizio originale verso la cultura di lingua inglese. Così adesso la chiamo “equa distribuzione di futuro”: perché il futuro – anche se con modalità differenti per ciascun individuo e società – avviene dovunque e va rappresentato. Così, come il Deposito dei Semi alle isole Svalbard preserva la biodiversità da una possibile apocalisse ambientale, mi sono posto l’obiettivo – per quanto possibile con le mie limitate risorse – di preservare la diversità letteraria della Science-Fiction da una possibile catastrofe culturale. Come sarebbe il mondo (e il suo futuro letterario), se ci fosse solo una lingua per parlarne, una religione, una cultura, un’economia e uno stile di vita a rappresentarlo?”

Cosa può insegnare la fantascienza cinese alla nostra contemporaneità?

“La ricerca di fantascienza da varie parti del mondo mi ha portato a scoprire il fenomeno della fantascienza cinese. Se vogliamo mantenere vivo e fresco il genere non dovremmo avere paura di abbracciare nuove tendenze e culture (e poi la Cina non è affatto nuova e proprio come l’Italia ha duemila anni di letteratura e tradizioni da cui ricavare le proprie storie). In questo momento, la Cina sta sperimentando una specie di realtà fantascientifica di massa, uno scenario post-cyberpunk in cui – su base mensile – le innovazioni rimodellano ogni aspetto della società, dalle celle solari ai trasporti ad alta velocità (la cosiddetta Via della Seta autostradale per collegare l’Asia all’Europa), dalle biotecnologie alla ricerca spaziale, le università cinesi forgiano migliaia di ingegneri, progettisti e visionari ogni anno. Quindi se leggere fantascienza in generale aiuta a comprendere alcune tendenze del futuro, leggere fantascienza cinese è come sporgersi da una finestra che si affaccia sui prossimi trenta, quaranta anni. Vale sicuramente la pena dare un’occhiata per cercare di capire quello che – in vario modo – potrebbe succedere a ciascuno di noi”.

Concorrenza editoria cinese: minaccia o risorsa?

“Premesso che io non mi occupo di editoria in senso stretto ma piuttosto di artigianato culturale, di fatto sono uno scrittore di genere che vuole dare voce ad altri scrittori di genere invisibili per motivi linguistici o di pigrizia culturale. Diciamo che personalmente considero l’editoria come un settore piuttosto diverso da altri ambiti industriali e commerciali. I libri sono un bene che non deperisce mai, a volte addirittura acquista valore al trascorrere del tempo e, dunque, la sua utilità marginale – nel caso dei buoni libri va da sé – non diminuisce come quella di altri beni meni durevoli. Detto ciò, voci diverse, se contribuiscono a rappresentare la varietà culturale umana e non si appiattiscono sulle logiche del profitto, contribuiscono alla crescita dei lettori, alla diffusione della conoscenza, e al rinnovamento di qualunque genere letterario: penso al giallo svedese, al realismo magico sudamericano e quindi – perché no – anche alla fantascienza cinese. L’unica cosa che la cultura e l’editoria (che le fa da agente) devono temere è l’asservimento al commercio e alla vendita come principali elementi di valutazione. Per il resto e soprattutto per i lettori, vedo solo vantaggi dalla concorrenza, non solo cinese ma di chiunque altro. Prima di pensare alla minaccia cinese, dovremmo affrontare il problema della concentrazione di potere nell’editoria italiana che – a differenza di altri grandi paesi europei – è in mano a tre soli gruppi editoriali i quali soffocano – con atteggiamenti da monopolisti reali – ogni altra impresa culturale di piccola e media grandezza”.

Per gli studenti del corso ARCO e di scienze storiche e orientalistiche, la partecipazione al seminario garantirà crediti per l’università.

L’evento sarà replicato a Reggio Emilia la sera stessa, nei locali del Cafè Bistrot Simonazzi di via Turri dalle ore 19

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