Design & Moda

Beg’Oreficeria, lo skyline di Bologna diventa gioiello. A scegliere materiali e pietre sono i follower su Instagram

03-03-2020

Di Sara Santori
Foto di Beg'Oreficeria

Tre generazioni nella stessa bottega.

Il cognome è Beghelli. I nomi sono Andrea, Mauro e Gianni.

Dall’abbreviazione è nato il nome Beg’Oreficeria.

All’incirca un anno fa Andrea, il nipote, classico “regaz” bolognese, ha dato vita alla BoloCollection, che riproduce lo skyline e i monumenti di Bologna su una collezione di anelli, bracciali e orecchini, e l’ha lanciata su Instagram.

Li ho raggiunti nel loro laboratorio di via Toscana 85 dove, dietro a un bancone di legno, lavorano uno a fianco all’altro. Durante l’intervista continuano a lavorare, “se per te non è un problema”. Un pendolo rintocca e in sottofondo suona Radio Bruno (“a parte quando ci sono le partite del Bologna”). Le mani si muovono tra pinze, lime e fiamma, sempre accesa accanto a ogni postazione.

Orecchie attente, le voci non si sovrappongono mai.

Respiro la delicatezza e il rispetto che li lega l’uno all’altro.

Andrea, Mauro e Gianni Beghelli

Com’è lavorare tutti e tre insieme?

Andrea: “Mi ritengo molto fortunato, avere un’attività di famiglia è un’opportunità enorme. Quando ha iniziato il nonno c’era la bottega dove si imparava, si guardava. Io qui ho due insegnanti sempre disponibili. Abbiamo modi diversi di lavorare, ognuno è fatto a suo modo e c’è contaminazione”.

Mauro, il padre: “Non abbiamo mai litigato, ci siamo dati una mano quando serviva, capita a tutti la giornata storta. Lavorare in famiglia è un ambiente privilegiato e per me è una grossa soddisfazione avere un figlio che fa il mio mestiere”.

Gianni, il nonno: “Si sta meglio di quando ero da solo, meglio di così non si può”.

Gianni ha 85 anni e lavora da quando ne aveva 13. Nel 1950 aprì il laboratorio, in via del Borgo. “A Bologna” come dice lui, quasi come se qui ci trovassimo in un altro Comune. “Poi sono venuto quassù, nel 1977″.

Andrea ha 23 anni e da quattro lavora in bottega. “Ho iniziato a fare i primi lavori alle superiori, gli amici sapevano dell’oreficeria e mi chiedevano i primi cuoricini spezzati”. Arrivava in bottega chiedendo “Papà puoi farmi questo?”, riposta: “Mettiti seduto e prova”.

 

Un ragazzo di 23 anni che fa l’orafo, come ti senti rispetto ai tuoi coetanei?

Andrea: “Ho iniziato a lavorare dopo le superiori, a 19 anni, avere subito un lavoro ti dà qualche possibilità in più. Però noi il sabato lavoriamo, mentre i miei coetanei no, e il venerdì sera per loro inizia il weekend.

Essere un artigiano è completamente diverso rispetto a lavorare in azienda, si ha più flessibilità, ma anche più responsabilità: se il negozio va bene è merito di tutti, se va male anche. E se c’è da lavorare si lavora. Ma non ho mai invidiato i miei compagni, stare davanti al computer non farebbe per me. Fare qualcosa con le mani, vedere subito il risultato, dà soddisfazione. E si viene a lavorare più volentieri”.

 Come è nata l’idea della BoloCollection?

Andrea: “Avevo aperto la pagina Instagram, stavo imparando il lavoro e avevo iniziato a pubblicare le foto dei gioielli che realizzavo. Poi è nata l’idea dello skyline di Bologna. Il primo doveva essere il mio gioiello personale, era diverso, i monumenti erano simili ma non fedeli alla realtà, poi siamo riusciti a rimpicciolirlo, per non farlo sembrare troppo tamarro. Dopo BoloSkyline sono nati i modelli con le due torri (design che ora ho depositato), e poi ho aggiunto la versione dello skyline con i portici.

Sono piaciuti. E molti li volevano. Me ne sono accorto perchè ricevevo dagli amici foto di persone che li avevano comprati”.

Durante l’intervista, neanche a farlo apposta, entra in negozio una ragazza, amica di famiglia, per commissionare le fedi nuziali. Racconta che una sua amica le ha mostrato le foto degli anelli BoloSkyline che aveva acquistato: “Devi vedere che belle cose che fa questo ragazzo!”, “ma certo, è Bego, lo conosco da una vita!”.

Ecco, così”, sorride Andrea.

I gioielli sono sia da uomo che da donna, in futuro Andrea vorrebbe aggiungere qualche “pietrina” preziosa e aggiungere skyline di altre città.

Nel BoloSkyline si susseguono le due torri, Palazzo d’Accursio, Santo Stefano, San Petronio e Palazzo Re Enzo visto dal crescentone. Nel bracciale ci sono anche San Luca, Porta Saragozza e il Nettuno. “Ho inserito i luoghi simbolo, vorrei che la gente si riconoscesse nella collezione. Se poi qualcuno mi chiede una versione personalizzata la posso fare, è la forza di un’attività del genere, proprio per chi cerca un oggetto più personale e pensato”.

Mauro: “Siamo artigiani, ci teniamo a continuare la tradizione di mio padre di artigianato artistico. Anche se i modelli si ripetono, facciamo tutto a mano e ciascun oggetto non sarà mai uguale all’altro”.

Qual è per ciascuno di voi il luogo del cuore di Bologna?

Andrea: “La zona che mi piace di più è questa, nella quale vivo. Dello skyline invece Palazzo d’Accursio, ha i portici, i merli, le finestre acute; e San Petronio, per la sua peculiarità di non essere mai stata completata”.

Mauro: “Piazza Santo Stefano con le sette chiese: pur essendo grande dà un senso di raccoglimento e accoglienza”.

Gianni: “Da bambino e ragazzino ho vissuto in via del Borgo, allora era la via più malfamata di Bologna, ci passo sempre volentieri”: 

 

Chi vorresti che indossasse una creazione BoloCollection?

Andrea: “Avevo contattato Tredici Pietro, ma ammetto che l’ho fatto più che altro perchè è l’unico che mi aveva risposto. Sarebbe figo se li indossasse suo padre! (Gianni Morandi) Bolognese, va allo stadio…

E poi Luis Sal, ha sempre valorizzato questa città, mi piacciono i suoi video, sono fuori di testa, ma portano l’attenzione su Bologna da parte di un pubblico molto vasto. Ammetto che mi sono ispirato ai suoi video anche per fare i miei”.

 

Andrea condivide su Youtube e Instagram video dove mostra come realizza i suoi gioielli, oltre a coinvolgere nel processo chi segue le pagine: “l’idea è di dare vita a una bottega online, dove io metto a disposizione le mie mani e le mie capacità”. Ogni settimana i follower scelgono quale gioiello creare insieme, tramite sondaggi sulle stories di Instagram, decidendo materiali, pietre, montature e rifiniture, sulla base di un range di prezzo.

A fine realizzazione lui mostra tutti i dettagli del gioiello, oltre ai prezzi di ogni componente e della manodopera. Gli oggetti vengono poi caricati sull’e-commerce del sitoe-commerce del sito, dove ciascuno può acquistare il gioiello che ha scelto di creare.

Andrea: “La gente non ha più tempo, anche il gioiello diventa superfluo, invece in questo modo si incuriosisce e viene in bottega. Stiamo avendo un buon riscontro sui social, è entrata in laboratorio più gente a ordinare gioielli personalizzati e clienti che sono rimasti tali.

Emergere è difficile, puoi anche avere l’idea, ma siamo in una società che corre, dove sembra di essere sempre in ritardo. Con internet la realtà è più collegata. Tutte le persone hanno una propria capacità, il potenziale è enorme, c’è sempre più concorrenza ma c’è sempre qualcuno che può dare una mano”.

Quanto ci metti a fare un gioiello della BoloCollection?

Andrea: “Per fare l’anello BoloSkyline prima ci mettevo 3/4 ore, adesso circa 1 ora e mezza. Intendo solo di realizzazione, senza contare il disegno, il progetto.

Per fare l’ultimo modello di bracciale BoloSkyline ci vogliono sei ore. E sei ore dove ci dai. Adesso ho deciso di abbassare un po’ il prezzo della collezione perchè la gente la portasse al di là di internet, sono le persone la cosa reale”.

 

Un orafo lavora con pietre e metalli preziosi. Sono più preziosi i materiali o il lavoro che c’è dietro?

Andrea: “La cosa più preziosa è la creatività, la fantasia, è ciò che fa la differenza e che si ritrova anche nelle piccole cose. Per come viene percepito sul mercato invece è più prezioso il materiale, si pensa sempre al costo, alle spese, ai soldi; ma non ci si chiede ‘quanti artigiani ci sono ancora che fanno questi oggetti a mano?’ Il mio intento con internet è che questo messaggio venga trasmesso”.

In tutti i tuoi video indossi la felpa del Bologna Fc, sei un tifoso?

Andrea: “Quella felpa lì mi piace da morire, nei video la metto apposta per rimanere in tema. Ma io sono un tifoso da salotto, il più appassionato è il nonno, che va ancora allo stadio”.

 

Nello skyline lo stadio non c’è…

Andrea: “Se lo rifaranno e scoprono l’antico Littoriale potrei aggiungerlo”.

 

Un’ultima domanda. Perchè gli orafi hanno sempre le mani nere?

Si guardano e sorridono. Mauro: “È il lucido della macchina, ci sono diverse paste, per grattare, lucidare, e ci si va a mani nude, i guanti si consumerebbero e non si avrebbe il tatto giusto. La sensibilità è fondamentale in questo lavoro”.

Andrea: “La mia impronta digitale il telefono non la riconosce mai! Anche se lavoro da poco, l’ho già consumata”.

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