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Bologna, un conduttore radiofonico fissato con la Coppa Italia e una promessa. 53’Ndoye, la finale raccontata da Leonardo Vicari

04-11-2025

Di Leonardo Vicari
“Ciao sono Mugavero di Minerva Edizioni, ti va di fare un libro sulla sera della finale di Coppa Italia?
-Ciao Roberto, grazie ma sono l’unico a non averla vista. Ero a spasso.
“Appunto. Tutti hanno già raccontato Roma, tu ci dirai com’era Bologna…”
Ci sono storie che rassicurano perché raccontano proprio quello che ci aspettiamo: il bello, il buono, il lieto. Talvolta il cattivo, eccome.
Generalmente, l’ovvio.
Poi ci sono pertugi che eccedono, che scorgi a fatica, i “dov’è Wally?” della nostra anima che si nutrono di incognite, respingono la consuetudine, osano l’inimmaginabile.
53’ Ndoye  è una scritta su una colonna apparsa in via del Pratello subito dopo la vittoria sul Milan di qualche mese fa; ma è anche un tatuaggio (vero, Cri?), e da oggi una pubblicazione.
Il minuto, il marcatore, il codice fiscale di un’estasi, ma anche la simbolica piscina dove convergono tutti gli scivoli personali dei tifosi, i loro percorsi scaramantici e spirituali, gli sfoghi, i flash.
E, nel mio caso, le rinunce.
Sì, da 26 anni sono così fissato sulla Coppa Italia che ero arrivato a promettere in caso di raggiungimento dell’ultimo atto, che neanche l’avrei vista. Sarei stato già felice per l’esodo all’Olimpico, l’aria di possibile festa, il senso di identità.
Naturalmente, il giuramento lo feci quando il Bologna usciva spesso al primo turno e con squadre di categoria inferiore; ma un voto è un voto, e andava rispettato.
La sera della Partita l’ho passata a zonzo, ho camminato per una Bologna vuota o comunque confinata, nuda. Lunare.
Ho atteso la vittoria da solo in Piazza ascoltando la radio, e quando si è riempita me ne sono andato: il mio, l’avevo portato a termine.
La proposta di spiegare il mio lungo viaggio personale e professionale di questi anni all’inseguimento di quel trofeo, mi ha colto di sorpresa ma non impreparato: in pochi giorni ho buttato fuori tutto. Quindi le sconfitte più strane, le conferenze stampa, le dirette, gli stati d’animo, gli intrecci con il quotidiano e le necessarie resistenze.
C’è il Bologna in questo centinaio di pagine, ma anche tanta Bologna e tanto Leonardo.
Come ha detto una volta Fabri Fibra, ho sentito l’urgenza di mettere nero su bianco certe intimità viscerali (calcistiche e umane), perché mi stavo accorgendo che tacendole con discrezione nessuno poteva realmente essere in grado di comprenderle fino in fondo.
53’ Ndoye costa 10 euro come un gin tonic, e allo stesso modo accompagna, a tratti culla, scardina cassetti della memoria, magari farà accendere una paglia.
E come l’inchiostro su certi muri, a volte ci disturba e altre ci piglia bene.
Come quando ci imbattiamo nelle storie di altri e ci troviamo un po’ di noi.

Leonardo Vicari è nato a Bologna, dal 1979 ne vive le voci e i colori, le evoluzioni e i mugugni. È giornalista, conduttore di Quasi Gol su Radio Nettuno Bologna Uno e ideatore del progetto @rimasugli che ricerca e raccoglie dal 2011 le scritte apparse su ogni tipo di parete della città.

Dal 5 novembre trovate il suo libro, 53’Ndoye (Minerva Edizioni) in tutte le librerie, ma è già disponibile in pre order qui

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