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Il tour estivo della nuova promessa Indie italiana: intervista a Emma Nolde

01-06-2023

Di Giovanna Casula

Il 10 giugno torna a Bologna una delle musiciste più promettenti dell’attuale scena musicale italiana, che, nonostante la giovane età, si è distinta per la sua originalità musicale, stiamo parlando di Emma Nolde. Reduce dall’ultima edizione del MiAmi della settimana scorsa, Emma suonerà a Bologna, all’Arena Puccini in occasione del festival Sunshine Superheroes 2023, la rassegna estiva di concerti organizzata dal Locomotiv club. (Qui trovi la guida ai festival estivi 2023).

In occasione di questa nuova data dal tour estivo, in cui la cantante toscana proporrà al pubblico nuove basi rivisitate e due singoli inediti, abbiamo fatto una chiacchierata con lei per conoscerla meglio.

Info e biglietti per il live a questo link.

Emma, classe 2000, inizia a suonare la chitarra classica perché affascinata dalla sua forma estetica, crescendo, scopre nuovi generi musicali, tra cui il jazz, che le permette di approfondire l’armonia e di sperimentare con gli strumenti.  Nel settembre 2020 pubblica con Woodworm il suo album di esordio Toccaterra, acclamato dalla critica e riscontra un grande successo. A settembre 2022 ritorna con un nuovo disco, Dormi, prodotto da un grande nome dell’indie rock italiano, Francesco Motta. Qui la cantante riesce a mettersi a nudo e, con un grido di rabbia, rivendica i suoi anni migliori persi durante la pandemia.

Ritratto Emma Nolde cortesia di Locusta

Ciao Emma! Puoi presentarti per chi non ti conosce e quali  canzoni consiglieresti per riassumere la tua musicalità?

«Per le persone che non mi conoscono è difficile spiegare che tipo di genere faccio, direi pop sperimentale, però le canzoni sono il mezzo migliore per presentarmi, quindi consiglierei Te ne sei andata per ballare e Resta. Sono una persona che principalmente suona la chitarra e il pianoforte, mi sento molto meno cantante rispetto a queste cose e mi piace produrre le cose che faccio».

 

Nel tuo primo album Toccaterra, uscito a settembre 2020, come ti ha influenzato il blocco della pandemia nella realizzazione della tua musica?

«Nella realizzazione dell’album non ha influenzato perché l’ho scritto due anni prima dell’uscita di Toccaterra, è più il secondo Dormi che ho iniziato a scrivere durante la quarantena, infatti in diverse canzoni di quell’album si può percepire la mia rabbia».

Uno dei pezzi con cui hai avuto successo è Berlino, dove al tempo non c’eri mai stata, cosa rappresentava per te questa città? 

«Quando l’ho scritta avevo 16 anni, arrivando da una piccola realtà chiusa, per me Berlino era nella mia testa il luogo dove si può essere qualsiasi cosa».

Il tuo nuovo album Dormi è stato prodotto da Francesco Motta, com’è stata questa vostra collaborazione?

«Tutto l’album è stato fatto insieme a Motta, siamo stati nel suo studio di registrazione per circa tre mesi. Quando sono arrivata lì ai provini, avevo dei lavori a livello musicale già ben definiti, lui poteva scegliere se stravolgere la direzione o mantenerla. Invece Francesco si affezionò ai pezzi dal primo ascolto, mi incoraggiò a mantenere quella direzione ed espresse la volontà di volerci lavorare insieme a me».

 

Nella canzone che apre l’album  dici “avrete i miei 20 anni, non avrete i miei ricordi”, a chi ti rivolgevi?

«Facendo riferimento sempre al periodo della pandemia, in quel momento ero arrabbiata e non sapevo con chi prendermela, perché non c’era qualcuno che avesse una vera e propria colpa del mio essere bloccata durante i miei 20 anni. Quindi quello che mi sentivo di dire era: mi avete portato via una parte importante della mia vita, che potevo vivere in modo diverso, ma non avrete quello che ho vissuto fino ad adesso e il mio futuro».

Emma Nolde cortesia di Locusta

Per la realizzazione dell’album tu sei stata co-produttrice e hai suonato tutti gli strumenti presenti,  qual è il tuo approccio nella realizzazione delle nuove canzoni?

«Dipende, parto dalla volontà di voler scrivere di qualcosa, il vero momento in cui inizio è quando ho capito di cosa parlare. Quindi prima capisco di che argomento voglio affrontare e cerco di farlo nel modo migliore che riesco a fare; di solito una canzone per finire una canzone ho bisogno di un bel po’ di tempo, anche mesi, per capire come esprimermi al meglio, in modo che si capisca il messaggio di fondo. Lo spazio nelle canzoni dura 3/4 minuti, abbastanza limitante, quindi voglio essere certa che in quel punto venga detta la cosa migliore che io volessi dire per spiegare l’emozione che ho provato vivendo questa canzone. In più, cerco sempre di parlare di cose che mi riguardano, anche se nell’ultimo periodo sto sperimentando anche di scrivere canzoni che parlano di altri».

 

Quanto ha influenzato la tua musica il fatto di far parte della Gen Z, una generazione con poche speranze per il futuro, frustrata, che ha ereditato dalle generazioni precedenti la crisi climatica e sociale?

«Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, è un tema che mi ha influenzato perché mi faccio sempre tante domande sul futuro e mi viene difficile immaginarmi un futuro lineare mi fa preoccupare e attivare nel mio piccolo. Altri problemi sociali che mi influenzano, egoisticamente parlando più mi riguardano più riesco a inserirle nelle canzoni; altre tematiche su cui mi faccio delle domande ma che sono lontane da me, è difficile che io riesca a parlarne, perché non mi sento in diritto di farlo».

Emma Nolde ©Marco Previdi

Per questa nuova tournée estiva hai deciso di cambiare scaletta e hai realizzato dei nuovi arrangiamenti, che cambiamenti ci dobbiamo aspettare nei prossimi live?

«Nei prossimi live la cosa di cui sono contenta e che mi carica è che faremo due canzoni nuove, tutta l’estate a tutti i live, poi abbiamo fatto un grandissimo lavoro sul suono di tutti gli elementi. Il sassofonista Francesco Panconesi ha fatto una grandissima ricerca sia sul suono del sassofono sia sul suono del synth, poi durante il tour canterà facendo i cori. Tutto questo lavoro che abbiamo fatto, lo sento più completo e molto evoluto strutturalmente».

 

Negli ultimi anni hai suonato in tantissimi festival in diverse parti d’Italia, perché, nonostante vi siano sempre più artiste emergenti, nelle line up dei festival ne troviamo così poche?

«Effettivamente noto che è straordinario lavorare con delle donne nel mondo della musica, quando mi capita di incontrare donne che lavorano come foniche o produttrici, capita che io faccia notare quanto sia bello finalmente lavorare con un’altra donna, la reazione a volte è positiva altre no. Mi chiedo spesso se sto dicendo la cosa sbagliata o no, il punto è che mi sorprendo e se lo faccio è perché, nonostante abbia girato tanto, non capita quasi mai di trovare donne in questi ruoli.

Nel mio settore, il problema è che non ci sono donne ad esempio chitarriste o batteriste. Di donne ce ne sono ancora meno che lavorano nei festival, come backliner o foniche, però quando ci sono è molto difficile che gli altri si possano fidare che quel ruolo possa essere effettivamente ricoperto da una donna, perché c’è di mezzo forza fisica, ma è tutta una questione mentale e sociale che non è stata superata».

 

Prossimamente suonerai a Bologna al “Sunshine Superheroes 2023”, hai già suonato diverse volte qui, che rapporto hai con la città e hai qualche aneddoto da raccontarci?

«Bologna durante le mie tournée è una città che ha sempre spiccato, perché le persone sono più accese, forse perché ci sono molti giovani, quindi si percepisce una vitalità e una forza differenti rispetto ad altre città. Di aneddoti ne ho uno in cui ho avuto una situazione un po’ imbarazzante. Mi trovavo al Locomotiv club per fare una delle mie prime date insieme ai Generic Animal, ero molto nervosa e mentre suonavo il primo pezzo, si sganciò il reggi chitarra, mi cadde lo strumento e cercai di riprendermi, presa dall’imbarazzo, mettendo la chitarra sopra la gamba, che era appoggiata al panchetto del pianoforte».

Emma Nolde ©Marco Previdi

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