Design & Moda

Bottiglie di Sanpellegrino cercasi. I gioielli in plastica di MagmaLab

10-07-2019

Di Sara Santori
Foto di MagmaLab

Si conoscono da quasi vent’anni.

Nel 2012 Gaia ha l’idea di aprire un laboratorio per lavorare su materiali di recupero.

Coinvolge Caterina: “Mollo tutto ma mi serve un logo, trovamelo”.

Caterina: “Io lo faccio ma voglio entrare nel progetto”.

Loro sono Gaia Guarnieri e Caterina Martinelli, fondatrici di MagmaLab, brand di gioielli contemporanei realizzati con materie plastiche di recupero, principalmente pet, quello delle bottiglie per intenderci.

Lisandra – MagmaLab

Le incontro nel loro laboratorio in zona stadio. Entrambe portano jeans, felpa con cappuccio e scarpe da ginnastica. Entrambe sono del segno del capricorno. Gaia ha capelli biondi che le cadono a ciuffi sugli occhi, Caterina ha i capelli così corti che non le sfiorano neanche la fronte. La sintonia e la stima reciproca emergono dalle loro parole ma si percepiscono anche senza dirle.

Gaia: “Caterina è l’unica persona con cui avrei iniziato questa avventura”.

Caterina: “Non so come faccia lei a voler lavorare con me, ma è la stessa cosa che penso io”.

Come vi descrivereste? Raccontateci chi c’è dietro a MagmaLab.

Caterina: “Gaia è quella ordinata, va dalla commercialista, paga le bollette, scrive e pubblica sui social. Io sono indisciplinata, mi occupo dell’immagine del sito e della parte grafica dei social.

Lei va dai clienti fuori Bologna, io non ho la patente. Il suo tavolo è sempre sgombro, il mio sempre ricoperto di cose. Io invento, lei risolve. Lei non mangia mai, io mangio sempre. Di lei ti puoi fidare ciecamente e, non so come, lei pensa la stessa cosa di me”.

Caterina e Gaia – MagmaLab

Il nome MagmaLab, che hanno scelto per il loro brand dopo un pomeriggio di brainstorming, “lo abbiamo sentito subito nostro – racconta Caterina – è come siamo noi, molto capricorno, molto piantato a terra, ma con un vulcano dentro. È un materiale che si trasforma, saldo al suolo ma con la voglia di volare come lapilli”.

Il nome completo è MagmaLab contemporary jewels diversi per natura. Cosa si intende con “gioielli contemporanei”?

Caterina mi indica un foglio A4 appeso al muro con scritto: “Cosa è Gioiello?”

Gaia: “Tutto parte da qui. Il gioiello tradizionale è sempre stato considerato in base alla preziosità del materiale utilizzato; nel gioiello contemporaneo invece la preziosità è data dal lavoro, dalla ricerca e dal design che ci sono dietro. Quello che si indossa è un’opera d’arte a prescindere dal materiale con cui è realizzato”.

Il vostro materiale è il polietilene.

Gaia: “Abbiamo fatto prove con vari materiali diversi, quando abbiamo scoperto la plastica… siamo andate giù di testa. Era ancora un materiale inesplorato per la lavorazione artigianale, abbiamo creato noi anche gli strumenti per lavorarla, uno schema produttivo e l’organizzazione del laboratorio”.

Nel vostro caso la scelta del materiale è anche una scelta etica ed ecologica?

Gaia: “La sfida è quella di unire la bellezza al recupero di un materiale. È una sfida da vincere con dei gesti, non solo a parole”.

Gaia e Caterina: “I nostri gioielli sono ‘Diversi per Natura’ perché noi che li creiamo siamo diverse per natura. Il materiale che usiamo è diverso da quelli comunemente utilizzati per creare gioielli e, essendo sintetico, è ciò che di più lontano dalla ‘naturalità’ si possa immaginare.

Ma la Natura, ormai, è in larga parte condizionata dall’impronta dell’essere umano e la nostra ricerca nel recuperare materiali potenzialmente inquinanti, vuole porre l’attenzione su quanto sia fondamentale ricordarsi che la natura la modifichiamo noi, ogni giorno, con le nostre scelte. È tutto naturale e allo stesso tempo non lo è, così come la diversità esiste solo dinnanzi a una conformità”.

Arabesco – MagmaLab

La filosofia alla base di MagmaLab è che il recupero sia reale. Anche se è una complicazione dal punto di vista commerciale, perchè vincola la produzione alla disponibilità del prodotto.

Gaia: “Non ci mettiamo a comprare le bottiglie che ci occorrono. Anche perchè ce ne servono tante e con il latte avremmo un problema: nessuna delle due lo beve.

Ormai abbiamo un accordo con i ‘fornitori’: il venerdì sera faccio il giro dei bar e degli amici a raccogliere bottiglie che altrimenti andrebbero buttate”.

 A tal proposito Caterina mi chiede: “Tu bevi Chinotto Sanpellegrino? Quelle ci servono sempre!”.

Ho promesso che avrei sfruttato l’articolo per un annuncio: AAA bottiglie di Chinotto Sanpellegrino cercasi! E ne approfitto per dire a Caterina che mia mamma ne ha già tenute da parte un paio.

Lisandra – MagmaLab

Da bottiglia di plastica a gioiello. Come avviene la trasformazione?

Gaia: “Puliamo la bottiglia e, se conteneva bibite, la sanifichiamo. Tagliamo la parte utilizzabile e la preformiamo con la pistola ad aria calda per toglierne le pieghe. Si crea così una lastra da lavorare. La trattiamo poi in modi diversi: tagliata e lavorata a caldo, sabbiata o sottoposta a bagno di grafite per ottenere colorazioni più scure. La vera sfida è che la plastica non si incolla con niente, uniamo tutto tramite agganci meccanici.”

Mi mostrano i gioielli esposti e per ciascuno mi raccontano quali lavorazioni occorrono per crearlo. A seconda dei modelli, sono necessarie una o più bottiglie di plastica per ogni gioiello. Il materiale è sempre lavorato con una visione organica e scultorea e la sua caratteristica leggerezza lo rende perfetto per la creazione di gioielli anche molto voluminosi.

Hipstéria – MagmaLab

Gaia: “I gioielli escono come MagmaLab ma siamo due menti. Ciascuna porta avanti le sue creazioni, ma rimane un’uniformità di linee e suggestioni che le rende difficilmente riconducibili all’una o all’altra, forse perchè in fase di esperimenti e produzione ci contaminiamo”.

Insieme riflettiamo sul fatto che quando dietro a un brand ci sono due persone, difficilmente entrambe si occupano della parte creativa e produttiva, e avviene una suddivisione di compiti tra chi produce e chi segue la parte commerciale.

Gaia: “Se vuoi facciamo anche noi così”.

Caterina: “Non ci pensare neanche”.

Àtame – MagmaLab

Chi vorreste che indossasse una vostra creazione?

Gaia mi racconta della collana Lisert, che aveva creato per Elisa Toffoli, dopo aver indagato sui suoi gusti, che doveva esserle recapitata da un contatto comune ma di cui non hanno più avuto notizie…

Caterina: “Questa è una bella domanda. Skin sarebbe una modella favolosa, ma non porta gioielli. Lady Gaga. E poi direi…Loretta Goggi, l’ho sempre amata, fin da piccola, perchè intelligente, elegante, femminile, mi ricorda mia madre”.

Gaia: “Tu sei matta”.

Caterina, dopo un po’ che parliamo di altro: “ok, ma la cosa di Loretta Goggi l’hai scritta sul serio?”

Il giorno dopo l’intervista mi scrive un messaggio: “Niente, devo assolutamente dirti il nome che non mi è venuto in mente l’altro giorno: Glenn Close! (Loretta Goggi scansati)”.

Lisert – MagmaLab

A Bologna gioielli di MagmaLab si possono acquistare al negozio Terre Rare in via De’ Carbonesi 6. Qui gli altri rivenditori in Italia e nel mondo.

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