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Bud Spencer Blues Explosion al Locomotiv. “Per noi salire sul palco è come avere sotto al culo una Ferrari”

14-11-2018

Di Mattia Pace

I Bud Spencer Blues Explosion hanno poco bisogno di presentazioni. Il duo alt-rock made in Roma è tra le band più importanti dell’indie italiano da più di 10 anni e quest’anno ha pubblicato un nuovo album, Vivi Muori Blues Ripeti per La Tempesta Dischi.

Sabato 17 novembre saranno al Locomotiv di Bologna per un live che si preannuncia sold out e pieno di energia. Abbiamo fatto due chiacchiere con Adriano Viterbini, voce e chitarra della band nonché turnista fra i più apprezzati d’Italia.

Il disco inizia con E tu, che è anche il primo singolo del disco. Una delle frasi più interessanti della canzone dice “Io rifarei tutto da capo, e tu? Io quello che ho già fatto lo rifarei, e tu?”. C’è qualcosa che cambiereste del percorso Bud Spencer Blues Explosion, con il senno di poi?

“(ride) Scriveremmo una hit per diventare ricchi e famosi! A parte gli scherzi siamo molto contenti di quello che abbiamo fatto, chiaramente dedicandoci a una scrittura più ‘popolare’ saremmo arrivati a risultati commerciali più grandi ma abbiamo seguito le nostre inclinazioni, siamo un gruppo puro e quindi non c’è niente che cambieremmo. La purezza di cui parli deriva anche dalle vostre radici, che affondano nella tradizione blues: quanto è necessaria l’urgenza nella scrittura di un vostro disco?”.

Per il nuovo Vivi Muori Blues Ripeti, cosa avevate bisogno di raccontare?

“La parola ‘urgenza’ è proprio fondamentale per noi. Non riusciamo nemmeno a entrare in sala prove se non possiamo lavorare come vogliamo noi, se non percepiamo l’energia giusta. Questo gruppo ha bisogno di una scintilla musicale eccitante, noi cerchiamo sempre un effetto sorpresa, una profondità nella scrittura. Queste sono le premesse necessarie per dire ‘è il momento di un nuovo disco dei Bud Spencer Blues Explosion’. E non è per forza un qualcosa da raccontare, ma anche la voglia di condividere un concetto musicale che è nostro da quando siamo nati, un’attitudine muscolare, rock”.

Proprio riguardo a questo concetto musicale di cui parli, il nuovo disco è molto variegato: si parte sempre dal blues muscolare, ma i colori sono molteplici sia per scelte sonore che di arrangiamento. È una direzione volontaria e ragionata, o più istintiva? Traspare anche una transizione verso ritmiche e sonorità meno infuocate, forse meno “punk” di un tempo. Come mai questa necessità?

“Ultimamente abbiamo ascoltato tante cose diverse, che abbiamo voluto richiamare nel nuovo disco. Negli ultimi due anni ad esempio ho ascoltato tantissimo Jim James e mi ha ispirato ad esplorare determinate sonorità fermo restando il nostro modo di scrivere e di approcciarci alla composizione”.

Com’è stato invece affidarsi a Umberto Maria Giardini (Moltheni, Stella Maris) e Davide Toffolo (Tre Allegri Ragazzi Morti) nella stesura dei testi? Sono penne molto personali, molto caratteristiche dell’indie italiano: vi siete sentiti privati di un pezzo di creatività o quello che hanno scelto di scrivere sulle vostre musiche parla anche di voi?

“Questo è il nostro disco perfetto, anche sui testi. Sono stati scritti da due grandi della musica italiana e per noi significa essere vicini alla perfezione, ci piace aver confezionato i brani in questa maniera. Inoltre sono due autori che hanno significato molto, per noi, anche da fan. Il nostro modo di immaginare un testo, di mettere le parole sopra una canzone, è molto in linea con le loro idee perché sono dei riferimenti. Poter avere le nostre canzoni con un loro testo è un punto d’arrivo, ne siamo orgogliosi”.

A novembre sarete dal vivo in giro per l’Italia e passerete anche dal Locomotiv di Bologna. Che rapporto avete con la città?

“Bologna è un posto in cui ci piace molto tornare, speciale. Ho molti amici, è una città piena di giovani, ha energie positive ed è un po’ una valvola di sfogo rispetto a Roma che è un tritacarni. È più genuina, mi piace ritrovarla. Anche quando ci sono i concerti più grandi, se c’è una data a Bologna, vengo sempre lì”.

Vi ho visti dal vivo l’ultima volta qualche mese fa, in apertura ai Ministri, e ho pensato: “suonare dopo i Bud Spencer Blues Explosion è un compito ingrato”. I vostri concerti sono travolgenti e chiaramente il live è la vostra dimensione più efficace. Quanto dei vostri concerti dipende dalla risposta della sala e quanto invece è frutto di un canovaccio ben studiato?

“(ride) è vero è vero, sono d’accordo, siamo tostissimi. Per noi salire sul palco è come avere sotto al culo una Ferrari. La dimensione live che ci siamo creati ci ha dato la possibilità di vivere la musica nel modo più libero possibile e quando suoni in maniera libera non ce n’è per nessuno. Non hai vincoli, non è un comizio in cui devi comunicare concetti. Il concerto è un’azione artistica e questo è il potere che hanno i nostri show. Le prove in saletta ci danno un’idea di massima ma non ci ingabbiano, noi dal vivo ci liberiamo di tutto il resto”.

Come cambia la preparazione a un tour e la vita quotidiana on the road, tra essere in giro con i BSBE o come turnista? Hai riscontrato molte differenze tra le produzioni italiane alle quali hai preso parte, rispetto al tour con Nic Cester (cantante dei Jet)?

“Chiaramente quando siamo in giro con i Bud Spencer è una cricca di amici, c’è un clima più informale. Quando fai il turnista hai più codici da rispettare, ci sono modalità differenti anche se sempre in un ambito familiare e amichevole. È diverso anche il fatto che stai suonando musica per altri, c’è un tipo di impegno differente. Sono realtà che convivono benissimo insieme, senza grossi problemi. Ti insegna a essere produttivo e malleabile, a saperti adattare a diverse situazioni e a considerare la musica come un lavoro fin da subito. Le produzioni grandi comunque hanno un minimo comun denominatore, che siano italiane o europee, che è l’amore verso la musica che si fa. Non ci sono grosse differenze e il livello professionale di noi italiani è assolutamente all’altezza della qualità internazionale. I problemi nascono in produzioni con meno budget o in cui quel budget viene gestito al risparmio, con un approccio poco competente”.

Un’ultima domanda prima di salutarci. Cosa c’è dopo questo tour invernale, per i Bud Spencer?

“Stiamo lavorando a musica nuova, progetti che non so dove andranno a finire ma sicuramente usciranno cose nuove e continueremo anche a suonare dal vivo. Non ci fermiamo mai!”

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