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Byways di Roger Deakins. “I miei scatti sono momenti, come le strade laterali che capitano nella vita”

01-12-2022

Di Laura Pagnini
Foto di Lorenzo Burlando

Arrivava da una lunga giornata di lavoro. Si era affacciato dal finestrino del treno e si era ritrovato davanti questa immagine. L’ha fotografata. È una mano che tiene una sigaretta accesa. Un momento di straordinaria libertà.

Roger Deakins ha iniziato la sua carriera come documentarista, ma negli anni è diventato uno dei direttori della fotografia più famosi al mondo. Le ali della libertà e Skyfall sono solo alcuni dei titoli per i quali ha collaborato, fino ad arrivare a vincere il premio Oscar per Blade runner 2049 e 1917, rispettivamente nel 2018 e nel 2020.

Negli ultimi anni, però, ha riscoperto un’altra sfumatura della sua professione: quella del fotografo d’arte, tanto che la casa editrice Damiani nel 2021 ha pubblicato Byways, una monografia contenente immagini scattate da lui stesso. «Alcuni scatti li ho fatti sei mesi fa, altri la prima volta che ho preso la macchina fotografica. Ritornare a queste fotografie mie intime è davvero importante».

Fino al 15 gennaio 2023, nel Sottopasso di Piazza Re Enzo, è possibile visitare Byways, la prima mostra istituzionale in Europa dedicata a Roger Deakins, promossa dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con Fondazione MAST e la casa editrice Damiani.

La curatrice della mostra è James Ellis Deakins, sua collaboratrice e compagna di vita; galeotto fu il set di Thunderheart, che li ha fatti incontrare per la prima volta. Nel 2020, insieme, hanno dato vita a un podcast chiamato Team Deakins dedicato al mondo del cinema. «In realtà lavoriamo insieme anche sul set – dice James – ma io sul set sto un po’ più dietro le quinte; mi occupo soprattutto delle questioni produttive, in modo da lasciare a Roger la possibilità di dedicarsi al lato visivo».

Il titolo della monografia e della mostra esprimono a pieno il contesto in cui sono nati gli scatti: Byways, Le strade secondarie. «Non c’è un filo conduttore – spiega Deakins – un argomento. Sono immagini di momenti, sono un po’ come le strade laterali che capitano nella vita».

Le fotografie realizzate agli inizi della sua carriera ritraggono la realtà del Devon, la sua terra, e possono essere considerate una documentazione di quello che era la vita nella campagne di quell’area durante anni Settanta: il lavoro dei contadini, la natura incontaminata, le fiere di bestiame. A mano a mano che ci spostiamo verso gli scatti più vicini ai giorni nostri, le immagini fanno trasparire una dose sempre più importante di ironia e divertimento, facilmente intuibile anche dai titoli stessi: uno scenario rappresentante una donna con l’ombrello che aspetta l’autobus sotto la pioggia sta Aspettando l’estate; un cane che compie un salto insolitamente molto alto esprime La gioia del volo. Non mancano, però, scatti realizzati durante i viaggi insieme a James.

D’altronde, per Roger la fotografia è proprio un modo per staccare e per esprimere se stesso. Spesso esce con il pretesto di fare una passeggiata e si porta dietro la macchina fotografica, senza aspettative o preconcetti particolari, con il solo desiderio di osservare. «L’occhio è il mio – racconta – la mia sensibilità è sempre quella. Però le fotografie sono il mio hobby, il mio relax, sono solo io. Mentre nei film lavoro con una squadra di cento persone, le fotografie sono il mio lato più personale».

Un dettaglio particolare salta all’occhio: tutte le fotografie, dalla più datata alla più recente, sono in bianco e nero. «Fotografo solo in bianco e nero perché proprio la composizione delle immagini mi suona in bianco e nero».

Poco prima dell’uscita della mostra, però, qualche immagine a colori c’è. Roger non ha voluto lasciare totalmente da parte la sua carriera di direttore della fotografia. Sui lati sinistro e destro della galleria si alternano le proiezioni di fotogrammi tratti dalle scene salienti dei suoi film più celebri.

Questa mostra rappresenta quindi una grande opportunità: dà la possibilità di conoscere un’altra parte dell’anima di Roger Deakins, un’altra sfumatura oltre a quella che abbiamo avuto modo di constatare all’interno della sua carriera di direttore della fotografia. La condivisione di queste immagini che lui stesso ha definito «molto personali» dà un’occasione unica per avvicinarsi non solo al suo essere professionista, ma anche alla quotidianità del suo essere uomo. E proprio il fatto che la curatrice della mostra sia James, sua moglie, fa capire quanto del suo mondo più intimo ci sia dentro questi ritratti, che finiscono per diventare non più solo delle fotografie, ma dei piccoli pezzi di vita.

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