Tutti abbiamo avuto un ex, quindi non scherziamo.
Anzi, l’argomento è talmente serio e scottante che l’autore Massimo Vitali ha pensato a quale potrebbe essere la soluzione per superare le dipendenze d’amore quando l’amore non c’è più. E no, assillare gli amici per sanare il cuore infranto o ascoltare canzoni discutibili piangendo disperatamente sul cuscino non è la strada giusta.
Che ne dite invece di un sano circolo, tipo gli alcolisti anonimi?
Da questa idea nasce Il circolo degli ex (Sperling & Kupfer),romanzo ironico, profondo e brillante di Massimo Vitali.
Domani, mercoledì 28 giugno, lo presenterà in Salaborsa alle ore 18.
Ciao Massimo! Innanzitutto ti chiedo se l’esigenza di scrivere un libro come Il circolo degli ex nasce proprio da una tua dipendenza personale.
«Ovviamente sì! Come può succedere ad altri, e come capita al protagonista del libro, io mi sono lasciato tantissime volte con la stessa persona e sono sempre stato male come fosse la prima volta. In questo caso è brutto non poterne parlare con qualcuno, perché, dopo infinite volte, non ti ascolta più nessuno. Ricordo che anni fa un mio amico di Parigi, durante una lunga chiacchierata, mi ha fatto venire in mente l’idea della dipendenza degli alcolisti anonimi. Da lì ho avuto un’ illuminazione immediata rispetto al tipo di romanzo da scrivere, un romanzo in cui qualcuno avrebbe creato un circolo, proprio come quello degli alcolisti anonimi, dove però ci sarebbero state persone con una dipendenza d’amore».
I lettori dei tuoi precedenti lavori sono stati parte attiva di questo romanzo regalandoci molte storie realmente accadute.
«Esatto. Circa quattro anni fa, quando ho iniziato a scrivere Il circolo degli ex, ho spiegato ai miei lettori l’idea del romanzo, senza entrare troppo nei particolari, chiedendo loro di scrivere delle righe come se fossero dentro a uno di questi circoli a condividere la loro storia. Mi sono arrivate più di un centinaio di storie! Ho dovuto fare una selezione e nel libro trovate storie veramente buffe e altre molto profonde e molto serie. Ecco perché ci tengo a far sapere ai lettori che il libro è una commedia con personaggi buffi, ma è anche un romanzo molto serio con momenti in cui chiunque si può riconoscere. È il mio romanzo più romanzo!».
Scriverlo, in qualche modo, ti ha aiutato a superare la tua ex?
«Quando l’ho scritto erano passati almeno due anni e avevo già superato la mia ex tanto da essere amici. Addirittura, dopo aver finito il romanzo, l’ho chiamata e le ho chiesto di leggerlo e di scrivere l’ultimo capitolo, ed è quello che ha fatto. Anch’io, come te, ero meravigliato! Quello che ha scritto è diventato poi il penultimo capitolo ma, al di là di questo, ha aggiunto qualcosa in più a cui io non avevo pensato, quindi tanto di cappello, e ovviamente è nei ringraziamenti».
Quindi si può essere amici degli ex?
«Amici degli ex ci si diventa soltanto se ci si voleva davvero bene e se da entrambe le parti c’è un carattere “razionale”, ma soprattutto dopo tanto ma tanto tempo di reciproco silenzio per ovvi motivi.
Se nel frattempo si trovano altri partner a cui non va bene che i propri compagni sentano gli ex, questo è un concetto piuttosto difficile da digerire ma è possibile. A me è capitato e non ci si può fare niente, perché i nuovi lui/lei sono il presente. Ci sono talmente tante varianti che dovrei scrivere un nuovo romanzo…».
A proposito di circolo degli ex, riprendi proprio il dodecalogo degli alcolisti anonimi. Mi pare che tu sia realmente pronto a fondare un circolo degli ex, saremmo in tantissimi a venire!
«Mi è stato chiesto un milione di volte, è un’ottima idea e se le vendite del libro dovessero andar bene, ne aprirò senz’altro uno! Io, anche se sono molto ironico, quando scrivo sono di una serietà esagerata, oltre ad essere un precisino come pochi! Prima di arrivare al discorso degli alcolisti anonimi, mi sono informato per capire chi sono, cosa fanno, come lo fanno, e ho trovato questo dodecalogo che tutti leggono prima di iniziare il loro percorso. Da qui mi è venuta voglia di fare un decalogo, con due punti in meno. Con tutto il rispetto per psicologi psicanalisti e gente specializzata, un circolo del genere, proprio come quello degli alcolisti, funzionerebbe proprio perché chi ti ascolta non ti conosce, non sa chi sei, è di un’altra religione, ha un’altra età, è diverso da te e si creerebbe uno scambio produttivo».
Uno dei punti del decalogo è quello di dare un nuovo significato ai luoghi che hanno fatto da sfondo a una storia d’amore, di risemantizzarli una volta che l’amore finisce.
«Risemantizzare è una parola che mi ha suggerito una mia amica, anche lei nei ringraziamenti, mi è piaciuta talmente tanto che ho deciso di “rigirarla” a modo mio a proposito di luoghi d’amore, e ha funzionato».
E la musica che ruolo ha nel decalogo?
«La musica è l’ultimo punto del decalogo e dice che, quando sei dipendente d’amore, tutte le canzoni romantiche, anche quelle più brutte che ti fanno ribrezzo, le ascolti e ti ricordano lui o lei. L’unico modo per sconfiggere questa dipendenza a proposito di musica è iniziare ad ascoltare la musica senza parole, quindi benvenuti nella musica classica!».
A volte tendiamo a essere un po’ masochisti non separandoci dall’ex, non tanto per l’ex stesso ma perché ci piace vivere in uno status di malinconia e nostalgia, ci sentiamo più ispirati. Il masochismo in questo senso è protagonista della tua esperienza?
«Quando c’è un ex, soprattutto dopo tanti tira e molla, è proprio masochismo naturale, spontaneo, e io ce l’avevo. Adesso però ho una nuova vita, la mia seconda vita. Mi è stato diagnosticato quello che io chiamo “cattivo umore con la t davanti” e cioè un cancro al cervello che non è una cosa leggera, ma io continuo a vivere con leggerezza, non sono depresso e cerco di affrontare la cosa con praticità. È chiaro che, senza certe persone come i miei genitori e la mia amica Angela, sarei mentalmente un uomo morto. Io sono uno che parla molto e attualmente la mia mia parlantina sta andando anche oltre perché spesso fermo per strada bambini o anziani con il solo obiettivo di farli ridere di cuore, faccio così anche con i miei genitori, e per me la vita è quella. Ciò che ho imparato da questa malattia è banalissimo, ma la cosa più importante nella vita sono le persone, gli esseri umani».
Tu sei molto seguito e amato dai tuoi lettori e da chiunque ti segua sui tuoi social dove tu non nascondi la tua malattia. Quanto è importante parlarne?
«C’è tantissima gente che mi scrive di avere la mia stessa malattia o di avere persone vicine con lo stesso problema, oppure mi scrive anche chi sta bene e mi chiede semplicemente di continuare a pubblicare la mia esperienza sui social perché li aiuta in qualche modo, e a me fa piacere far star bene gli altri».
Ritornando al tuo libro, prima di salutarci, in attesa che venga fondato veramente questo circolo degli ex, che consiglio daresti ai lettori di About Bologna che non riescono a superare un amore?
«Banalmente vi consiglio di leggere il romanzo e poi di scrivermi su Instagram così iniziamo a pensare insieme a come fondarlo!».
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