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Dalla dipendenza dai social a quella dal porno. Davide Calgaro al Locomotiv con “Millennium Bug”

22-01-2025

Di Silvia Santachiara

“Credo che oggi sia rivoluzionario riuscire a stare nel presente”.

Cuffia, passo svelto e lo sguardo di chi non si lascia sfuggire niente.

Davide Calgaro ha esplorato tutti i suoi “bug” e quelli della sua generazione, i nati negli anni zero, e li sta portando sui palchi dei club italiani con il suo nuovo spettacolo, “Millennium Bug”: dalla devastante dipendenza dai social a quella dal porno, fino alla retorica sulla salute mentale e alla mascolinità tossica nella trap.

Una carriera cominciata a soli 15 anni nei laboratori di Zelig, che l’ha portato fino al Cinema, recitando nei film Odio l’estate di Aldo, Giovanni e Giacomo, Sotto il Sole di Riccione, Doc – Nelle tue mani. Inoltre ha interpretato Cisco, il miglior amico di Max Pezzali, nella serie Hanno Ucciso l’Uomo Ragno. La leggendaria storia degli 883.

Foto: © Lucia Iuorio

L’abbiamo incontrato nel backstage del Locomotiv, dove ha portato Millennium Bug

Davide, qual è il tuo di BUG e dove ci sta portando tutto questo secondo te?

Il mio bug è un’insieme di queste dipendenze, riassumibile con l’incapacità di stare nel presente. Tutte le dipendenze di cui parlo le ho e le intravedo in molti miei coetanei. Mi piaceva quindi pensare che questa incapacità di viversi il presente fosse il bug della mia generazione

Cosa, secondo te, è rivoluzionario oggi?

È rivoluzionario riuscire a ‘stare’. Si dice sempre che questa sia una società iper performativa in cui ci si racconta sempre come vincenti e di successo, quindi penso sia rivoluzionario riuscire a stare e a raccontarsi anche nella quotidianità, nella mediocrità, nella normalità, nella lentezza, in tutte quelle cose che consideriamo oggi negative.

Nei tuoi spettacoli coinvolgi sempre il pubblico. Quale è stata la cosa più curiosa successa in uno di questi scambi?

Avevo 19 anni e durante uno spettacolo un signore sulla sessantina si è avvicinato e mi ha detto che non potevo fare il comico a quell’età perchè non avevo sofferto abbastanza. Ho provato a rispondere in modo comico ma ho continuato a pensare a quella frase per tutto lo spettacolo (ride).

Nel tuo monologo parli anche di salute mentale e del fatto che oggi ogni comportamento deve essere per forza una qualche sindrome. Perchè secondo te abbiamo bisogno di mettere sempre un’etichetta, di definirci in qualche modo? 

La possibilità di dare un nome alle cose penso sia positiva, mentre prima venivano messe tutte dentro un unico calderone. È molto positivo che sempre più persone vadano dallo psicologo e si parli sempre più di salute mentale, quello che un pò mi disturba però è il fatto che se così tante persone ne hanno bisogno forse dovremmo concentrarci di più sulla radice di questo disagio, visto che è collettivo e sociale. Il mio malessere, che è condiviso con moltissimi coetanei, non dovrebbe essere risolto solo da me nel mio orticello, ma come qualcosa che ha una radice molto più profonda e che dovrebbe essere maggiormente esplorata.

Parli anche di trap e di mascolinità tossica, portando in scena una tua proposta alternativa…

La musica trap è il genere più mainstream per la mia generazione e in Millennium Bug parlo delle critiche mosse ai trapper perchè misogeni e sessisti immaginando una legge che impone ai trapper di utilizzare un linguaggio inclusivo e femminista. Cosa verrebbe fuori? Ci ho provato io e sul palco faccio un pezzo così, inclusivo e femminista. Penso che contenere questi testi significhi agire sull’effetto ma non sulla causa, quindi credo sia positivo che ci sia uno specchio di quel malessere nelle canzoni.

Stand-up comedian ma anche attore. Sei stato Cisco nella serie sugli 883. Io ho letto due messaggi in questa serie: il primo è che bisogna avere sempre un sogno, il secondo è di provarci davvero, anche quando le probabilità di riuscire sembrano quasi zero. Cisco nella serie è la voce della verità, dice quello che pensa senza filtri.  Cosa ci insegna secondo te? Cosa dobbiamo portarci a casa di Cisco?

Questa capacità di stare nella semplicità. Cisco è un ragazzo di provincia, nato in provincia, che continua a vivere a Pavia, che riesce a trovare una sua dimensione di ambizione e di sogno, pur senza sogni incredibili, e che ha continuato a stare accanto a Max e supportarlo nella sua rampa di lancio. Questa è una cosa che mi ha affascinato molto”

Siamo a Bologna, un aneddoto legato a questa città

È una città che amo molto, una delle mie sorelle studia qui, un’altra ha studiato qui. Qui a Bologna ho sentito il primo concerto di Salmo della mia vita. E mi è piaciuto molto.

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