La aspettavamo con ansia, sapendo che sarebbe tornata a regalare emozioni attraverso la sua musica. Dopo una lunga pausa, ritorna Maria Antonietta con il suo ultimo album “Deluderti”. Si tratta di un concept album il cui il fulcro centrale è la delusione. Ad ispirare la giovane cantautrice la passione per la lettura di poesie e uno spazio contemplativo come la campagna di Senigallia, luogo in cui ha scelto di vivere lontana dal caos cittadino, a contatto con la freschezza e la luminosità della natura che la rappresentano: “Mi sento fresca e luminosa anch’io adesso”.
Tra le sue ispirazioni e i suoi interlocutori, anche Dio.
L’ho incontrata durante il suo primissimo instore, alla Feltrinelli di Bologna, in occasione della presentazione dell’ Album. È cresciuta e la sua personalità è sempre forte ed incisiva.
Proprio da Bologna partirà il suo tour, il 20 aprile al TPO.
Maria Antonietta cos’è la delusione per te? Quanto può incidere in un rapporto?
Benchè ci sia l’idea della delusione come un momento inevitabilmente negativo, in realtà penso che sia uno snodo importante in qualsiasi relazione: porta ad accettare il fatto che l’altro possa deluderti, a metterlo in conto e, al tempo stesso, ad essere abbastanza libero da poter dire e fare qualcosa che per te è vero e importante e che però può deludere l’altro. Penso che nei rapporti in cui non ci si delude mai non si avanzi mai realmente. Non necessariamente la delusione è qualcosa di irreversibile.
Le tue canzoni presentano da sempre varie componenti: l’intimità, l’amore, la ribellione. Chi è il tuo interlocutore? Cosa ti ispira?
In questo ultimo disco le mie interlocutrici sono state molte poetesse che ho letto tanto. Mi sono confrontata con degli interlocutori che usano un linguaggio molto alto e che sono molto potenti in quello che dicono perché la parola della poesia è la parola più potente che c’è. Il loro modo mi ha ispirato, ho cercato di farlo mio, di inglobarlo.
Spesso anche Dio è il mio interlocutore.
Tu sei credente?
Sì, penso che Dio sia di tutti l’interlocutore che abbia le vedute più ampie in assoluto, con lui ci si può confrontare su qualsiasi cosa perchè ci si sente compresi.
Che ruolo ha per te la poesia?
La poesia, al momento, ha un grande ruolo di ispirazione per me e mi spinge ad avere voglia di creare delle cose belle, è uno sprono.
Nella canzone Pesci dici: “Non mi piace quando parli e quindi resta zitta”. Te lo hanno mai detto veramente?
Sì!
Come l’hai presa?
(Ride). Quando ti dicono così hai due modi per reagire: o lo accetti e taci, oppure cerchi di ritagliarti il tuo spazio di comunicazione. Secondo me serve anche il momento di tacere, perché bisogna aver voglia di dare la giusta importanza a quel che si dice e, se nessuno ti dice di tacere, si continua a parlare senza dare peso alle parole.
Tu con i pesci ci vivresti?
Mi piacerebbe molto, sono un’appassionata del mare, sarei sempre al mare, magari. Però so nuotare malamente!
“Chi mangia dolore mangia sempre solo in questa vita”. Il dolore non si può condividere? Ci troviamo sempre da soli rispetto a questo sentimento?
Penso che la cosa più difficile e debilitante di una sofferenza non sia tanto il dolore in sé, quanto il fatto che il dolore esclude dalle relazioni con gli altri, perché si è molto egoriferiti quando si sta male. Alla fine è nella condivisione che si riesce ad essere felici.
Condividi questo articolo