Musica & Libri

“Duri e puri”. Il ritorno dei Massimo Volume

07-03-2019

Di Sara Musiani

Una figura alta e dinoccolata, stagliata su uno sfondo blu elettrico come il mare. È quella inconfondibile di Emidio Clementi, frontman dei Massimo Volume, uno dei giudici che hanno partecipato alla seconda edizione dell’ArtRockMuseum contest, i cui vincitori si esibiranno all’interno della rassegna musicale che a partire da stasera animerà Palazzo Pepoli (ve ne abbiamo già parlato qui). Il gruppo ha già fatto tappa al Teatro Manzoni di Bologna per aprire il tour che li vede nuovamente assieme a sei anni di distanza da Aspettando i barbari.

Foto di Benedetta Stirpe

L’album che stanno portando nei teatri di mezza Italia, Il nuotatore (42 Records), prende il titolo da un racconto di John Cheever, e non è un caso: Cheever era un autore legato ai temi della dualità della natura umana, come la disparità tra aspetto esterno e decoroso di un personaggio e la sua corruzione interiore. Amava soffermarsi sul contrasto dato tra la sicurezza delle apparenze e della quotidianità e “i demoni” che si annidano nell’animo di ognuno e che si manifestano drammaticamente all’improvviso. “Ci è sembrato così evocativo da poter diventare anche il titolo del disco. – racconta Clementi – Nuotare è un’esperienza di conoscenza. In che modo devo rapportarmi all’acqua per non andare a fondo? È una domanda che la vita ci propone di continuo”.

Ed è così che ci si deve predisporre all’ascolto: un disco pieno di storie e di personaggi, in nove tracce, nove racconti brevi, che parla di sé già dalla copertina: una spiaggia affollata, ritratta da Luciano Leonotti, di cui l’acqua è elemento indomabile capace di travolgere tutto quello che trova, ma anche un sostegno che ci permette di restare a galla.

Tutto quello che si ascolta è stato realizzato con la voce, il basso, la batteria e le chitarre. La parte elettronica a cui eravamo abituati nella loro musica è stata soppiantata da un minimalismo ben studiato che esalta i testi dei nove pezzi. “Questo disco è di un gruppo duro e puro che non è mai sceso a compromessi. È il primo disco che abbiamo realizzato in tre. A molti è apparso più essenziale dei precedenti e forse è vero. Abbiamo lavorato come se stessimo scrivendo un racconto breve: eliminando tutto quello che non ritenevamo strettamente necessario, tanto che l’album è piuttosto breve. Ma è una concisione voluta”.

Foto di Roberta Bellitto

I Massimo Volume in questi anni di assenza dal palco hanno continuato ognuno propri progetti, per far decantare, per raccogliere le idee e le energie. “Quando siamo tornati a provare nessuno dei tre sapeva come sarebbe finita, che disco avremmo fatto, di cosa avremmo parlato. Poi, però, ha prevalso la voglia di farlo, perché era da un po’ di tempo che non suonavamo insieme”.

La scelta di portare questo album in giro per i teatri “è un’idea ambiziosa, un’idea che è nata in fondo un po’ per caso perché avevamo ricevuto la proposta del Teatro Manzoni di Bologna di farci suonare. Abbiamo allora preso la palla al balzo ed abbiamo pensato che avremmo potuto fare almeno una prima parte di tournée nei teatri, luoghi in cui la musica si ascolta bene, meglio”.

Qualche giorno prima dell’inizio del tour, i Massimo Volume hanno deciso di far ascoltare al loro pubblico bolognese un’anteprima dell’album a Modo Infoshop, una libreria indipendente in pieno centro città; in quell’occasione si sono ritrovati, un poco stupiti, davanti ad un’amalgama eterogenea di fan “storici” e giovanissimi entusiasti che spingevano per poterli intravvedere dentro alla piccola stanza predisposta per l’incontro.

Nelle storie realistiche e forti che la voce intensa di Emidio Clementi narra sopra quelle sonorità, si riconoscono vecchie e nuove generazioni, ora come agli inizi della loro lunga carriera: creano un ponte temporale capace di avvicinare. In esse il pubblico si identifica e si assiepa, come tanti nuotatori su una spiaggia, aspettando che delle onde di suono e parole li trascinino lontano, altrove.

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