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I “filmini” di famiglia escono dagli archivi. Home Movies lancia il primo concorso italiano dedicato al found footage

20-10-2022

Di Noemi Adabbo

Il Cinema Lumière e l’Auditorium del DamsLab lasciano la scena a Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia di Bologna che, con  Archivio Aperto, celebra il panorama cinematografico sperimentale, in gergo tecnico, found footage, ovvero quel cinema che fa uso di materiali preesistenti, come filmati di repertorio o i “filmini” amatoriali e familiari. Un repertorio di nicchia, d’archivio per l’appunto, che dal 20 al 24 ottobre ci fa calare nella dimensione più umana e vibrante e talvolta dimenticata della settimana arte. Profondamente artistica, profondamente vera e cruda.

Quest’anno, in occasione della XV edizione, Archivio Aperto ha lanciato il primo concorso italiano dedicato proprio a questo tipo di opere: sono oltre 200 le pellicole arrivate, tra le quali sono stati selezionati i 16 film in competizione (di cui 11 anteprime italiane, una europea e una mondiale) che saranno premiati da una giuria tutta al femminile composta dalla regista Alina Marazzi, da Pauline de Raymond, responsabile della programmazione della Cinémathèque française e dalla regista sperimentale Courtney Stephens.

Al concorso si affiancano proiezioni e sonorizzazioni dal vivo, incontri, workshop ed eventi speciali, come quelli dedicati ai 100 anni della pellicola amatoriale Pathé Baby 9,5mm, della quale Home Movies conserva il più corposo fondo italiano: la notte tra il 22 e il 23 ottobre su Rai 3, il programma Fuori Orario ospiterà una maratona notturna di 9,5mm dai nostri fondi, «un piccolo sogno che si avvera – racconta Paolo Simoni, direttore artistico di Archivio Aperto e di Home Movies – dato che tutti noi siamo cresciuti a pane ed Enrico Ghezzi».

Il 24 ottobre arriverà in città anche la Nobel per la letteratura Annie Ernaux per presentare il suo primo film, Les années Super8, realizzato a partire dai film di famiglia girati con il marito, che verrà distribuito in Italia da I Wonder Pictures. «Insomma, un’edizione veramente speciale» continua Simoni che abbiamo raggiunto per farci raccontare di più sul progetto di Home Movies.

Bring the Archive to the World è il titolo della rassegna cinematografica. Solitamente parliamo di “archiviato” quando consideriamo qualcosa concluso, chiuso, e di “archiviare” quando parliamo di terminare, mettere da parte, qualcosa o qualcuno. Scegliere di aprire il vostro archivio e quello degli artisti partecipanti al mondo intero, è un gesto generoso e quanto mai catartico. Raccontaci del messaggio che avete cercato di sottintendere a questa scelta e di quale sarà e/o saranno i temi affrontati durante le giornate del festival.

«Il titolo che abbiamo scelto esplicita quella che riteniamo essere la funzione del patrimonio filmico privato che da vent’anni Home Movies cura, cataloga e digitalizza: un patrimonio che esce dagli archivi per confrontarsi con il mondo, parlare al presente e interagire con esso. La trasformazione della manifestazione in vero e proprio Festival, con il concorso cinematografico dedicato ai film di found footage, è un salto di qualità e di prospettiva al quale lavoravamo da tempo, e che oggi si realizza».

Facciamo un grosso passo indietro: quando e perché nasce Archivio Aperto e con quale ambizione, o meglio, con quale intenzione?

«Questa è la 15ma edizione di Archivio Aperto, ma Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia, ospitato nella sede dell’Istituto Parri di via Sant’Isaia, nasce 20 anni fa con l’obiettivo di salvare il patrimonio filmico privato, patrimonio di incommensurabile valore storico, sociale e culturale altrimenti a rischio.

L’archivio conserva, restaura e digitalizza i fondi che acquisisce tramite donazioni di privati o progetti di raccolta a più ampio raggio in collaborazione con comuni, enti, fondazioni, imprese, ed è impegnato in molti progetti di valorizzazione e disseminazione del patrimonio che conserva, in un’ottica di educazione e promozione della cultura del cinema privato e amatoriale come fonte storica, come oggetto culturale, come medium tecnologico nella prospettiva di archeologia dei media.

Conservare e mostrare: come Archivio siamo consapevoli che queste immagini acquistano un significato maggiore solo nel momento in cui escono dall’archivio stesso e incontrano lo sguardo dell’Altro.

Cominciammo il 27 novembre del 2007, Giornata Mondiale del Patrimonio Audiovisivo UNESCO, ma la prima edizione si svolse nel 2008. Nel corso degli anni abbiamo ospitato numerosi filmmaker, con programmi e retrospettive dedicate ai maggiori nomi del cinema amatoriale, dell’home movies e del found footage, da Ross McElwee a Gustav Deutsch, fino a Jonas Mekas, Boris Lehman, David Perlov, Maya Deren e Péter Forgács. Oggi Archivio Aperto ha una forma strutturata, si è ampliato fino a divenire uno dei principali punti di riferimento nel riuso delle immagini d’archivio in Italia e non solo».

Il patrimonio cinematografico privato e sperimentale conserva sempre quell’allure un po’ mistica e quanto mai realistica fatta di attimi e quotidianità, dettagli e minuzie, scevro di qualsiasi abbellimento puramente stilistico e artificioso. Che ruolo e presenza pensate abbia e debba ancora ricoprire nella società odierna e nel mondo del cinema contemporaneo?

«Le immagini private d’archivio offrono uno sguardo sul reale che certamente non è “puro”, ossia non è scevro dalla intenzione di chi le ha girate, che ha deciso di comprendere alcune immagini e scartarne altre, ma proprio per questo sono una testimonianza storica di enorme valore. Grazie ad esse ci viene restituito, ad esempio, il volto delle città e dei paesaggi, e ci viene restituita la distanza, il cambiamento intercorso, degli spazi, delle abitudini, dei modi di vivere.

Se pensiamo alle immagini girate al fronte (nella maratona su Fuori Orario verranno mostrate, ad esempio, immagini di soldati italiani in viaggio verso l’Ucraina durante la Seconda Guerra Mondiale) ci rendiamo conto di quanto esse ci restituiscano un volto nascosto della Storia ufficiale, che non solo di grandi eventi e battaglie è fatta ma anche di persone, di corpi, di attese, di fatiche, di umanità. Ecco, forse le immagini d’archivio ci restituiscono l’umanità che la storia con la S maiuscola nasconde tra le sue pieghe, od omette».

Il vostro è il primo concorso italiano dedicato interamente al found footage: perché avete deciso di dedicarlo proprio a questo stile e cosa, a vostro parere, lo differenzia dagli altri?

«Il cinema di found footage utilizza immagini e filmati preesistenti e d’archivio per dare vita a nuove opere, salvando le precedenti dall’oblio. Genere diffuso sin dalle origini e negli ambiti più sperimentali ed artistici, il film di found footage oggi trova finalmente spazio in ambito internazionale nelle selezioni di prestigiose manifestazioni cinematografiche (Festival di Cannes, Locarno Film Festival, Berlinale). In qualche modo, potremmo parlare di “recycled cinema”, di una ecologia delle immagini, per cui le immagini “vecchie” generano un significato nuovo: operazione complessa ma necessaria di fronte alla continua produzione e bulimia visuale contemporanea».

 

Archivio Aperto si suddivide in diverse sezioni: raccontateci di Storie Sperimentali, Archivio Aperto Atlante e Materiali Celati.

«Storie sperimentali è la nuova sezione di Archivio Aperto che dedica una retrospettiva all’opera di protagonisti e protagoniste della storia del cinema sperimentale internazionale, da fruire nel loro formato originale, mettendola in relazione con la ricerca di artisti e artiste contemporanei. La prima edizione di Storie sperimentali è dedicata a Marie Menken (New York, 1909-1970), filmmaker e artista indipendente di origine lituana, attiva nella scena newyorkese dagli anni ‘40 agli anni ’60, tra le pioniere della neoavanguardia cine-sperimentale assieme alla più nota Maya Deren, ispiratrice di Jonas Mekas e di Andy Warhol, con cui collaborò. Marie Menken. Glimpses è il titolo della retrospettiva dedicata alla sua opera, ancora poco esplorata e quasi sconosciuta al pubblico italiano: in programma 12 cortometraggi proiettati in pellicola 16mm (dal 20 al 22 ottobre, ore 19 – 20, DAS Dispositivo Arti Sperimentali) accompagnati dal documentario biografico Notes on Marie Menken (2006, 97’) di Martina Kudláček. A dialogare con l’opera della filmmaker lituana, che rientra nel programma internazionale Jonas Mekas 100, sarà l’artista Fabio Giorgi Alberti, con la sua installazione in 16mm Concrete Poetry (10.22 v.), ospitata negli spazi di Casa Morandi (via Fondazza, 36).

Archivio Aperto Atlante (domenica 23 ottobre, ore 15, DAS Dispositivo Arti Sperimentali) si configura invece come focus geografico volto ad esplorare, attraverso il cinema privato e al suo riuso, la storia e le trasformazioni sociali e culturali dei vari Paesi, soffermandosi nella sua prima edizione sulla scena artistica canadese, da sempre tra le più prolifiche sia per le pratiche del cinema documentario, sia per quelle d’archivio. Per l’occasione verrà presentato il programma Mining (and Manipulating) the Home Movie curato da Madison Moore, filmmaker, curatrice e archivista, con una selezione di cortometraggi che ripercorrono il cinema di found footage canadese degli ultimi decenni.

Materiali Celati (sabato 22 ottobre, ore 15, DAS Dispositivo Arti Sperimentali) infine è l’omaggio all’attività documentaria e amatoriale di Gianni Celati, nell’anno della sua scomparsa: un incontro di approfondimento del suo rapporto con il cinema con la proiezione di alcuni outtakes e materiali Super8 inediti, insieme alla proiezione del film La mia vita come viaggio aziendale (2006, 83’) di Paolo Muran, scritto da Celati con Ermanno Cavazzoni».

 

Musica e cinema si intersecano a vicenda, l’uno non esclude mai l’altro, anzi ne fa attore e scena protagonisti. Come nasce il progetto Bring the Archive into the World Live?

«Bring the archive into the world live è l’evento che condensa 20 anni di sonorizzazioni di Home Movies: realizzato in co-produzione con AngelicA – Festival Internazionale di Musica, vede l’esibizione di un gruppo di musicisti con cui Home Movies ha collaborato negli ultimi due decenni (Stefano Pilia, Francesco Serra, Massimo Carozzi, Laura Agnusdei, Francesca Bono, Vittoria Burattini, Francesca Baccolini, Guglielmo Pagnozzi) proponendo un programma di sette film sonorizzati che si susseguiranno sul palco del Teatro San Leonardo, in un’immersiva performance visivo-musicale che si svolgerà domenica 23 ottobre alle ore 20.30».

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