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Come negli anni ’60. Le “Residenze dal vivo” di Fusaro passano dal Locomotiv

10-05-2022

Di Chiara Grauso

Dal 13 al 15 maggio farà tappa a Bologna, alla Casetta Locomotiv Club (via Sebastiano Serlio 25/2), il progetto Fusaro – Residenze dal vivo: un’iniziativa che, attraverso un’esperienza di musica dal vivo, ci permette di fare un salto nel tempo.

Il progetto richiama un concept proprio del passato, in particolare degli anni ’60: quello delle resident band, che si prestavano a suonare e a farsi conoscere come ospiti fissi nei più importanti locali di musica dal vivo. Proprio grazie a questo format sono nati gli artisti più importanti della musica italiana e internazionale del passato perché all’epoca suonare in un locale poteva rappresentare l’unica chance, per giovani musicisti, di farsi notare dalla persona giusta, grazie alla quale sarebbe stato possibile accedere all’ambita firma con una casa discografica.

Prima dell’avvento dei social network, delle piattaforme streaming, e più in generale dei media digitali, grazie ai quali abbiamo la fortuna di poter approfondire a 360° qualsiasi artista del mondo, per un musicista emergente trovare il proprio pubblico era possibile, in gran parte, solo grazie alle esibizioni dal vivo.

Allo stesso modo, Fusaro, artista torinese classe 1997, ha pensato insieme a Vertigo, in collaborazione con Officine Buone,Libellula Music e con il sostegno di Nuovo Imaie, di puntare tutto sul live nei club, e di farlo dilatandone i tempi: tre date di fila, tutte a ingresso gratuito, in ognuna delle città scelte (Firenze, Bologna, Roma, Milano).

La dimensione delle residenze dal vivo ben si adatta alla musica e allo stile di Fusaro: brani delicati, in cui riflessioni sul tempo e nostalgia per i momenti passati fanno da padroni nella costruzione e composizione dei brani: canzoni sospese, per restare in tema, in una dimensione temporale indefinita.

La scelta di Fusaro e del suo team arriva proprio in un momento in cui la musica live non sembra essere più una fetta indispensabile nella vita di un artista: per spopolare basta beccare un trend giusto su TikTok. Soprattutto dopo i due anni difficili a cui la pandemia ci ha costretti, lavorare sui concerti sembra ormai diventata una cosa che fa quasi paura.

Ma la musica vive di live, di aggregazione e di momenti di condivisione. E si sa che vivere un’esperienza in presenza, con altre persone che come noi sono lì per fermarsi ad ascoltare, non sia nemmeno paragonabile al farlo seduti alla propria scrivania di casa, connessi virtualmente con i nostri coetanei.

Alle porte della tappa bolognese del progetto, abbiamo fatto una chiacchierata con Fusaro per farci raccontare direttamente da lui come è nata l’idea di Residenze dal vivo, e le sue prime impressioni sulle tre date, appena trascorse, a Firenze.

Ciao Fabrizio! In questo periodo sei impegnato nel progetto Fusaro – Residenze dal vivo, un’iniziativa che ti porterà a esibirti in quattro capoluoghi italiani, tra cui Bologna. Ci racconti come è nata questa idea e nel dettaglio di cosa si tratta?

«L’idea è nata da Vertigo, forse uno dei primi passi immaginati per far camminare il progetto “Fusaro”. Quando mi è stata proposta, da subito fui entusiasta e sono sicuro di aver detto “Wow! Anche domani!”. Insomma, non vedevo l’ora. L’idea è molto semplice: riconoscere i propri limiti e le proprie potenzialità ricercando nei live club le location ideali in cui passare a suonare, poi tornare e rifarlo una terza volta. Come facevano i cantautori negli anni ‘60: mi esibirò come artista residente in questi spazi nati per promuovere la musica, per mettermi alla prova e crescere suonando e cantando le mie canzoni».

 

Il progetto Residenze dal vivo ha già fatto tappa a Firenze, dal 3 al 5 maggio. Quali sono, a caldo, le tue impressioni su queste prime tre serate di live?

«Salire di nuovo su un palco è stata un’emozione unica. La tensione, l’euforia e il piacere di confrontarmi con un pubblico nuovo. L’intenzione è quella di andare a trovare chi ancora non conosce questo progetto, e posso dire ora che questo è il modo migliore. Ogni sera una nuova sfida, nuovi volti e nuove orecchie a cui parlare. Una gavetta 2.0 dopo lo stop causato dalla pandemia. Sono felicissimo di essere partito e ancora più felice di poter continuare».

 

Dal 13 al 15 maggio il tuo progetto farà tappa qui a Bologna, città della musica per eccellenza. Che rapporto hai con questa città, e con tutta la musica che è nata e passata da qui?

«Non vedo l’ora arrivi il 13 maggio. Bologna è una città splendida e suonarci lo è altrettanto. Un pubblico attento ed educato all’ascolto, un ambiente in fermento e tanti amici da ritrovare. Mi aspetto tre giorni indimenticabili e sono sicuro di trovare anche qualcuno che di Fusaro non aveva mai sentito parlare: questa è la condizione di tensione che mi accende e che mi sprona a salire sul palco e dare tutto quello che ho, per tre sere di fila».

La tua musica è vicina a una scuola cantautoriale classica, seppur condita con un tocco contemporaneo e sperimentale. In particolare, si lega a un genere che assaporato lentamente emerge al meglio. Residenze dal vivo sembra proprio calzare a pennello con questo concetto, poiché dilata la dimensione temporale. Un progetto di questo tipo quali potenzialità può dare alla musica – in generale – e alla tua nello specifico?

«Le parole per me sono importanti e questo progetto mi concede lo spazio per presentare questa mia cura anche dal vivo. Assaporare lentamente ogni verso e cantarlo con la giusta calma e precisione. Si tratta per questo di un “format” pensato per cantautrici e cantautori alla ricerca di una dimensione protetta in cui potersi aprire totalmente e raccontarsi, con la possibilità di scottarsi e imparare qualcosa di nuovo».

 

Il silenzio basta e avanza, titolo del tuo singolo, è una bella rappresentazione dello stile delle tue canzoni, che definirei come un equilibrio perfetto tra momenti pieni e vuoti. In questo brano, in particolare, affronti il concetto del silenzio: quanto è importante in musica interfacciarsi con i momenti vuoti? Come ti condiziona il silenzio nella composizione di un brano?

«È sempre difficile trovare il giusto equilibrio tra momenti pieni e vuoti. Ci si sforza a produrre qualcosa di nuovo, ci si incarta e si rimane incastrati. Anche per questo a volte il silenzio basta e avanza. Un momento vuoto vale quanto un respiro, così il silenzio nella composizione. Destreggiarsi nel dosare pace e rumore è per me essenziale per trovare l’equilibrio giusto nella creatività».

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