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I 5 dischi di San Valentino secondo Miglio e i suoi “manifesti e immaginari sensibili”

14-02-2022

Di Matilde Pasqualin

Bologna, i giardini pubblici, la saliva e l’amore. Questi gli immaginari sensibili dell’EP di debutto di Miglio, cantautrice bresciana, al secolo Alessia Zappamiglio adottata dalla nostra città. Quando parla di Bologna nelle sue canzoni, c’è tenerezza nelle parole, come se fosse un lungo e instancabile abbraccio. Oggi, in occasione di San Valentino, ha scelto per noi 5 album sull’amore:

Di Miglio vi avevamo già raccontato in occasione di BMA’19 e in un’intervista Youtube. Dal 2018, ci ha abituato ai suoi suoni squisitamente sporchi e alla sua scrittura cruda. Ci ha fatto, poi, immergere nei vari scomparti dell’amore: in pornomania ci aveva raccontato di orgasmi a “ritmi cosmici”, in bagno paradiso ci prendeva per mano e ci portava a fare una passeggiata sul lungomare, in erasmus plus ci consolava di fronte all’amore che scappa, mentre noi rimaniamo fermi.

Il fil rouge continua con il primo singolo estratto dall’album, autostrade, dove ci faceva scappare dalle malinconie,  poi con india, dove da Bologna si parte per fare il viaggio del mondo, fino ad arrivare a con la tua saliva, in una continua scoperta di corpi e sfaccettature dell’amore. 

Finalmente, il 20 gennaio 2022 esce manifesti e immaginari sensibili, il suo album d’esordio, composto da sei tracce (uscito con Matilde Dischi, distribuito da Artist First). L’album esplora i colori dell’anima e vede flash di paesaggi che parlano. La sincerità e la naturalezza con cui Miglio scrive e l’universalità delle sue parole, rendono questo album un esempio di storytelling nudo e maturo.  Per quanto riguarda i suoni, Miglio ha lavorato insieme a Marco Bertoni (Confusional Quartet, Dalla, Demetrio Stratos, Nannini, Subsonica e altri) che ha prodotto tutti i brani, «cercando di elevarli fino a farli arrivare a uno stato di verità emozionale che fosse forte, per me, per noi».

 

 

Abbiamo fatto una chiacchierata sul suo disco d’esordio.

 

Il tuo album è pieno di finestre sul mondo delle relazioni e di riflessioni su amori che piangono o bruciano. Componendo questo puzzle cosa viene fuori?

«Viene fuori un po’ della mia vita e delle mie esperienze personali e private, ma anche pezzi rubati dalle vite degli altri. Ho sempre scritto per esigenza e a volte non solo per parlare di me, ma anche per parlare degli altri o dire qualcosa a qualcuno».

 

L’amore, le relazioni, la solitudine. Come si mischiano questi tre elementi nel tuo ultimo disco manifesti e immaginari sensibili?

«Sono elementi che spesso convivono all’interno del disco, a volte fanno parte della stessa cosa e altre volte si scontrano. L’amore, le relazioni e la solitudine sono presenti nel processo della vita, nel caso specifico della mia vita. La solitudine nel disco è una condizione che ritorna più volte e ha diverse sfaccettature, esistono più solitudini e io credo di averne vissute molte».

Miglio | Foto di Martina Platone

Il primo brano si chiama autostrada, anticipato come singolo ad aprile 2021. Se te ne figuri una chiudendo gli occhi, dove ti porta?

«Ripenso all’autostrada che mi porta a Bologna, nel luogo in cui ho scelto di vivere. Autostrada Brescia-Bologna».

 

“E le nostre mani sono identiche, se le guardi bene al buio” dici in con la tua saliva. Questa frase sembra una timida accettazione delle differenze tra due anime. Che atteggiamento hai di fronte alle differenze?

«Solitamente mi affascinano. Ho imparato molto da persone differenti da me, in certi casi mi hanno arricchito. È un discorso però molto ampio, ci sono differenze che mi risultano affascinanti proprio perché differenti dal mio modo e mondo, ma affini  alla mia percezione e sensibilità, altre invece che vanno del tutto in contrasto con la mia persona».

 

Se il sesso fosse un album, quale sarebbe? Perché?

«Rispondo andando a istinto e ti dico il primo album dei Cigarettes After Sex (ci includo anche il loro primo EP uscito nel 2012). La sua voce è molto sensuale (non solo, è anche molto evocativa) e i loro brani sono carichi di erotismo, ma nel loro senso più alto e non grezzo, non “grossolano”».

 

“Così nei sogni hai la faccia storta
E io ho paura di dimenticarti” (baby baby balla balla)
cosa vorresti conservare per sempre nella tua memoria?

«Gli occhi di mio padre».

Miglio | Foto di Martina Platone

“E volevi solo scomparire, tanto per sentirti leggera, e pensare di stravivere per finta”. Oggi, è quasi obbligatorio mostrare agli altri quanto si è impegnati, produttivi, concludenti, ma quanto è effettivamente così? Come vivi la lentezza e la noia?

«Li vivo come momenti inevitabili e transitori nelle nostre esistenze, dalla noia possono nascere stimoli e la lentezza non deve essere vista per forza con accezione negativa, per certi versi può essere più produttiva, associo la lentezza al pensiero e a volte avere il tempo giusto per pensare, per elaborare può essere qualcosa di positivo, di utile».

 

Che colori e umori ha questo disco?

«Spesso l’ho definito un disco in bianco e nero ma che alla fine si illumina, passa dal grigio fino ad arrivare a punti di blu, viola, rosso. Gli umori si alternano, come accade davvero nella vita».

 

Se potessi scegliere un artista per fare un featuring senza limiti di nessun tipo, chi vorresti al tuo fianco?

«Ce ne sono diversi, in questo momento forse vorrei fare un pezzo con qualche musicista techno berlinese, magari Paul Kalkbrenner».

Miglio | Foto di Martina Platone

Da pornomania a con la tua saliva, la tua scrittura non soffre censure di pudore. Per te la libertà espressiva di un artista è un diritto? E che spazio trova in questa società?

«Sì, ed è un diritto da preservare sempre. Lo spazio devi creartelo tu e cercare di portare sempre avanti l’espressione artistica senza censure o limiti. La società in cui viviamo per certi versi lo consente per altri è ancora molto conservatrice, ma non è un aspetto che io percepisco come limite o intralcio, sono dell’idea che i fatti siano i soli a poter scardinare certe abitudini culturali del passato».

 

Immagine e auto-sessualizzazione sono diventati sempre di più strumenti d’identità per un artista, al di fuori del genere e dei generi. Quanto influenzano Miglio cantautrice e che peso hanno in Alessia?

«Non so, in questi ultimissimi anni ho imparato a vedermi sotto tanti punti di vista: ho iniziato a considerare me stessa in modo molto più ampio e libero rispetto a tempo fa. L’immagine è il riflesso di quello che sono io e, di conseguenza, è anche la mia musica, cerco di esprimerlo, anche con la mia persona senza congetture e costruzioni, anzi cercando di sottolineare aspetti che mi appartengono da sempre e che con il tempo ho imparato a valorizzare e accettare».

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