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“I film mai fatti sono i più belli”. Giuseppe Tornatore e l’assedio di Leningrado

01-07-2018

Di Brando Sorbini

A volte per quanto sia grande il nostro impegno ci sono progetti destinati a non decollare mai, ma è proprio da persone come Giuseppe Tornatore che possiamo trarre grandi insegnamenti sulla virtù del fallimento.

Ieri sera all’interno di questa 32ª edizione del Cinema Ritrovato, al bistrot La Linea è stato presentato Leningrado, il nuovo libro di Giuseppe Tornatore scritto insieme a Massimo De Rita ed edito da Sellerio. L’incontro è stato moderato dal critico Emiliano Morreale, che ha ripercorso insieme al regista le fasi di lavorazione del romanzo, in origine sceneggiatura di un film mai fatto sull’assedio di Leningrado.

Photo: Laura Bessega

“Nel 1949 – racconta Tornatore – la leadership della resistenza di Leningrado viene fatta arrestare da Stalin e questa sorta di processo di Norimberga al contrario mi intrigava molto. Durante l’assedio i cittadini di Leningrado combattono contro la fame per un periodo di tempo estenuante e la cosa per me affascinante era che questi cercano di mantenere viva la mente grazie all’arte, organizzando spettacoli teatrali, concerti, congressi”.

Photo: Laura Bessega

Tornatore racconta di aver individuato tre modi per raccontare l’assedio e alla fine optò per la narrazione quasi diaristica di una famiglia coinvolta in questa drammatica lotta per la sopravvivenza, in quanto più passano i mesi, più avanza la fame; finiscono le provviste e all’interno del nucleo famigliare bisogna scegliere chi vive e chi muore.

“Questa grande città che vive tre anni circondata dal nemico – continua il regista – è al tempo stesso isolata dal Cremlino e dalle sue regole, quindi paradossalmente più si avvicina alla morte più raggiunge la libertà. Per dire: era vietato possedere un diario a Leningrado, invece durante l’assedio tutti ne avevano uno ed è stato utilissimo per me consultarli per ricostruire le vicende”.

Tornatore racconta che l’impossibilità di trasformare questa sceneggiatura in film è stata dovuta a tre fattori in particolare. Il primo è sicuramente il costo troppo elevato, che avrebbe portato inevitabilmente ad una collaborazione con gli Stati Uniti, e c’è stato un momento in cui pareva di aver trovato un varco, quando Nicole Kidman (al tempo fresca del successo di The Hours di Stephen Daldry, film del 2002) si interessò al progetto e si propose come protagonista. Ma non ci fu verso perché, e questo è il secondo problema, “in questa storia gli americani non ci sono, non salvano nessuno e quindi nessun produttore americano voleva investirci”. Il terzo, forse il più determinante, è che tutti i protagonisti del racconto pian piano dimagriscono in maniera evidente, quindi “il film si sarebbe dovuto girare a blocchi, con le annesse difficoltà di incastrare le riprese tra gli altri impegni delle star coinvolte nel progetto”.

Photo: Laura Bessega

Nonostante tutto Tornatore vive con serenità l’esito di questa avventura: “La constatazione definitiva di non poter fare il film mi ha portato alla decisione di trasformare la sceneggiatura in un libro, pur di non buttare tutto il lavoro svolto. E questo è fantastico innanzitutto perché ho potuto raccontare la storia nella prima versione, quella che volevo io, libera dai compromessi che ho dovuto accettare per le stesure venute in seguito. In secondo luogo perché i film mai fatti sono i più belli in assoluto (ride) perché restano solo nella mia mente, sono perfetti, inattaccabili”.

“Spero che un giorno qualcuno farà un film sull’assedio di Leningrado ma non sarà la mia storia”.

Photo: Laura Bessega

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