Quante volte ti guardi allo specchio? Appeso ai corridoi di casa, nei camerini dei negozi e nelle pareti dei luoghi pubblici, questo è un oggetto che fa parte della vita di tutti e con cui ognuno di noi, prima o poi, si confronta. Spesso il rapporto con il proprio riflesso può essere complesso e ambivalente: a volte lo specchio ci restituisce un’immagine di noi sbiadita, piena di dubbi, insicurezze e conflitti interiori, altre volte questo oggetto diventa quasi un’estensione narcisistica del nostro essere da cui difficilmente riusciamo a staccarci.
Personalmente l’ho sempre considerato uno strumento che mostra la versione di me stessa che tutti vedono, ma capace di sfidarmi a guardarmi davvero, oltre la superficie. Forse è proprio da questa volontà di andare al di là della parte più esterna di un materiale fragile come il vetro, per scalfire qualcosa di profondo, che nascono i tatuaggi sugli specchi di Pierfrancesco Scandola. Il lavoro dell’artista bolognese “tatuatore di specchi” sarà presentato nell’esposizione “Guarda Oltre”, che sarà allestita insieme al designer Pietro Travaglini venerdì 14 marzo presso l’Atelier di Travaglini in via Zanolini 7.

Foto Greta Esposito
La prima volta che ho visto le opere di Pierfrancesco sui social ne sono rimasta subito affascinata. Così ho deciso di raggiungerlo per farmi raccontare qualcosa di più del suo lavoro e della tecnica utilizzata. Quando entro nel suo studio, all’interno della sua bellissima casa affacciata sul verde nel cuore della città, l’artista mi accoglie con un sorriso e mi conduce nel suo laboratorio, dove su un tavolo si trova riposta tutta la sua attrezzatura da lavoro. A colpirmi sono subito le pistole da tatuaggio “old school” come le definisce lui, così iniziamo a parlare del suo rapporto indelebile, è proprio il caso di dirlo, con questa forma artistica.
“Tatuatore di specchi”: su Instagram ti definisci così. Perché?
Questa definizione mi sembra la più adatta per descrivere il mio progetto artistico. Lo specchio è l’elemento con cui tutti ci confrontiamo, e lo tratto come una “pelle vergine” su cui imprimere qualcosa di profondo. Utilizzando incisioni che riflettono luce comunico i miei stati d’animo attraverso immagini e parole tatuate, creando un legame tra l’interno e l’esterno.
Il tatuaggio è un disegno permanente sulla pelle che spesso può avere un significato profondo. Cosa lega la tua arte a tutto questo?
Come un tatuaggio sulla pelle, l’incisione sull’argentatura dello specchio trasforma in modo irreversibile l’immagine e la percezione che abbiamo di essa. Le parole o i disegni, una volta incisi, diventano parte integrante dello specchio e di ogni suo riflesso, modificando per sempre il modo in cui lo vediamo.
Quando e com’è nato il tuo progetto artistico?
Il mio progetto artistico è nato durante il periodo della pandemia, un momento che ha segnato profondamente il mio stile di vita e i suoi ritmi. In quel periodo ho deciso di unire due elementi significativi per me: lo specchio, che ha avuto un ruolo fondamentale nei momenti di introspezione del mio percorso di vita, e la passione per i tatuaggi, che rappresentano i momenti più significativi della mia esistenza. La sperimentazione è sempre stata una parte essenziale della mia vita, e da qualche mese ho iniziato a esplorare una seconda tecnica espressiva. Utilizzando un martello su vetro, creo immagini e parole attraverso le crepe, esprimendo così la bellezza della fragilità di un materiale che, a prima vista, appare freddo e pesante.
Come si fa a tatuare gli specchi? Ci dici qualcosa di più sulla tua tecnica?
Per “tatuare” gli specchi utilizzo una pistola a bobina da tatuatore, con cui vado ad incidere l’argentatura sul retro dello specchio, rivelando il vetro sottostante. Quando retroillumino lo specchio, le incisioni emettono fasci di luce che formano immagini o parole, creando un effetto visivo molto suggestivo e di grande impatto.
Dove ti procuri gli specchi che utilizzi per le tue creazioni?
Per gli specchi nuovi mi affido alla mia vetreria di fiducia. Tuttavia, mi piace anche esplorare mercatini vintage e negozi di antiquariato, dove trovo specchi antichi, unici e con forme particolari, che aggiungono un tocco speciale alle mie creazioni.
Specchio specchio delle mie brame… che domanda gli faresti?
Mi piacerebbe sapere cosa sogno durante la notte. Spesso mi sveglio con la sensazione di aver vissuto un sogno speciale, ma purtroppo non ricordo mai i dettagli. La notte è il mio momento di massima ispirazione, dove idee e progetti prendono forma, quasi sempre avvolti dal buio.
Cosa rappresenta per te lo specchio e che rapporto hai con questo oggetto?
Come accennato prima, lo specchio è un elemento molto significativo per me. In un periodo difficile della mia vita, è stato uno strumento con cui mi sono confrontato. Credo che sia importante a volte guardarsi allo specchio e affrontare le proprie difficoltà e debolezze, perché lo specchio non mente mai.
Cosa ti guida nella scelta del disegno o delle parole da incidere?
Non seguo schemi predefiniti. Di solito incido ciò che mi colpisce o i pensieri che mi hanno influenzato: mi piace esprimere attraverso il mio lavoro ciò che sento e voglio comunicare in quel momento.
Com’è stato accolto il tuo progetto artistico a Bologna?
Dovremmo chiederlo a chi ha visto il mio lavoro, ma dai tanti apprezzamenti ricevuti direi che è stato molto ben accolto! Nel 2024 ho avuto l’opportunità di esporre durante ArtCity Bologna, un’esperienza che mi ha regalato grandi emozioni e soddisfazioni. Quest’anno, invece, ho scelto di prendere una direzione diversa. Posso dirti che insieme al designer Pietro Travaglini allestiremo il 14 marzo presso il suo Atelier in via Zanolini 7 l’esposizione “Guarda Oltre”. Sarà un percorso che invita il pubblico a non fermarsi alla superficie delle cose, ma a guardare la realtà da nuove prospettive, rifiutando gli stereotipi che, purtroppo, la società ci impone ogni giorno. Naturalmente siete tutti invitati!
Come vedi il mondo dell’arte in questa città?
Bologna è sempre stata una città all’avanguardia in termini di arte e cultura. Grazie al talento straordinario dei suoi artisti, è riuscita a distinguersi e a creare un’identità unica e per questo sono davvero felice di essere nato e cresciuto qui, in una città che mi ha dato tanto e alla quale sarò sempre grato.
Dopo l’intervista rimango ancora un po’ nello studio di Pierfrancesco a giocare tra gli specchi con i nostri riflessi, scatto qualche foto e mi soffermo sui suoi ultimi lavori, quelli che hanno come protagonisti i ritratti di personalità celebri. Per realizzarli, Pierfrancesco utilizza il martello sul vetro per creare delle vere e proprie crepe. Vengo quasi ipnotizzata proprio da queste e mi metto a osservare le dimensioni diverse, le forme che cambiano a seconda del punto dello specchio.
L’idea che qualcosa di così bello possa nascere da un materiale così fragile e da una rottura mi ricorda che la bellezza spesso nasce dalle imperfezioni. Così come la crepa nel vetro, ogni cicatrice e frammento di noi racconta una storia, un cambiamento, una trasformazione. Non è la perfezione a renderci unici, ma la nostra capacità di evolvere e mutare nel tempo, creando qualcosa di nuovo e unico, anche dalle fratture più inaspettate.
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