Bologna,1977: la musica di sottofondo è quella dei Gaznevada o degli Skiantos, trasmessa da Radio Alice, espressione della contestazione studentesca; il sapore è quello di Bologna tra buona cucina e antichità, cultura borghese contrapposta ad un proletariato in fermento; i colori sono quelli di Andrea Pazienza, detto Paz, con il suo stile inconfondibile e i caratteri di una Bologna post-sessantotto: gli indiani metropolitani, l’avvento dell’università di massa con 55 mila studenti, di cui 6 mila stranieri; il periodo di transizione tra l’atteggiamento situazionista del primo ’68 e gli anni del terrorismo.
Pochi periodi storici hanno gettato ombre lunghe sul nostro presente come i moti del 1977, pochi luoghi si sono distinti in questa storia come Bologna e poche figure come Paz, come si firmava, sono state destinate ad essere ricordate come un’icona, ancora oggi letto e amato da tutte le generazioni.
Per questo l’associazione culturale Habitart ha deciso di organizzare in tre date (24 febbraio, 3 e 10 marzo) un tour dei luoghi di Andrea Pazienza. Chi parteciperà ripercorrerà tutto il percorso artistico e personale bolognese di Andrea Pazienza, strettamente legato alle vicende dei moti del ’77, in un crescendo di tensione che culminerà con l’omicidio del militante di Lotta continua Francesco Lorusso segnando un tragico punto di svolta e colpendo profondamente Paz a livello umano, artistico e politico, tanto da aggiungere all’ultimo momento una vignetta datata 16 marzo ’77 proprio dedicata al compagno Francesco. Senza dimenticare il DAMS, che veniva fondato in quegli anni e che lui, figlio d’arte e a sua volta pittore, frequentò sino a due esami dalla laurea.
Indimenticabili i suoi personaggi. Di questi, il più bolognese di tutti è proprio il primo: “Pentothal”, apparso a puntate dal 1977 al 1981 sulla rivista Alter Alter, supplemento organico di Linus.
Un tratto che fa il verso a Moebius, ma per deriderlo, come se immerso in un frullatore di giornalismo, tra proteste operaio-studentesche legate a quella che penne quotate della stampa istituzionale, padroni e sindacati chiamavano ( probabilmente con qualche fondamento) ‘disaffezione al lavoro’ e che Pier Vittorio Tondelli, amico personale di Paz, indicò come parte di quella mitologia negativa degli anni settanta: “dello svacco e dello scazzo, guadagnare tanto per buttare via tutto, non pensare mai al futuro, non fare mai progetti, avere orrore di costruirsi una carriera”; corpi nudi intrisi di sesso nella cornice della Bologna degli anni settanta retta saldamente dalla giunta di sinistra e prospera non solo di fianchi e di cultura, come vuole il suo noto appellativo, ma anche di tasche pingui e perciò ferocemente contestata da una generazione in cui, secondo quanto scriveva lo stesso manifesto del movimento, pubblicato sull'”Unità” : “il 25-30 % dei diplomati ’73-’74 e ’74-’75 è iscritto all’università per mancanza di occupazione”. Come non ricordare la famosissima scena di Paz! , il film di Renato de Maria in cui Fiabeschi,altro storico personaggio bolognese di Pazienza assieme al teppista Zanardi, manda a quel paese l’allibita professoressa del DAMS dopo un esame disastroso sotto l’effetto di sostanze; espressione di due mondi che non si parlano e di una lotta di classe traslata dal Capitale di Marx ai banchi o nelle interminabili code per la mensa universitaria disegnate in “Pentothal”.
Per saperne di più abbiamo contattato telefonicamenrte Chiara Soldati, dell’associazione Habitart, che ha curato personalmente il Percorso
Quali sono i luoghi di Andrea Pazienza ?
“Ci siamo basati sul libro di Filippo Scozzari, “Prima pagare e poi ricordare” e su testimonianze orali. Non andremo a vedere la casa di Pazienza, che si trova troppo lontano, in periferia; ma resteremo in centro storico, partendo dalla casa occupata Traumfabrik, da li andremo a visitare le sedi del DAMS frequentate da Andrea Pazienza, per parlare delle occupazioni e degli scontri degli anni ’70, vedremo come questa atmosfera si ritrova nei fumetti di Paz, in particolare in “Pentothal”, scritto proprio in quel periodo, Febbraio 1977, su cui mi sono basata per ricostruire il percorso. C’è questa vignetta di Andrea Pazienza che viene aggiunta all’ultimo momento e che ci porterà verso la tappa finale, in via Mascarella dove l’11 marzo del 1977 viene freddato con un colpo di pistola il militante di lotta continua Francesco Lorusso.
Cercheremo, seguendo il filo di Andrea Pazienza,di ripercorrere la Bologna di quegli anni; d’altra parte Paz venne preso come porta bandiera del movimento, pur non essendo così impegnato, si lamentava anzi di essere escluso, lui descrive gli studenti del ’77 con tutti i loro limiti.
Tenendo presente tutto questo abbiamo tenuto un doppio filone del racconto: Uno più colorato con gli indiani metropolitani e le vignette di Pazienza, poi una parte più oscura che non abbiamo voluto tacere e che emerge fortemente negli anni ’80 con gli omicidi politici e con l’attentato alla stazione di Bologna”.
Cosa ci ha lasciato in eredità quella Bologna?
“Noi siamo un’associazione che si occupa di promozione di eventi culturali, per cui se mi chiedi cosa ci è rimasto in termini di eredità politica non ti so rispondere; sicuramente ci ha lasciato un grande artista , non solo Andrea Pazienza, ma gruppi musicali, intellettuali come Enrico Palandri, che ha vissuto il movimento del ’77 e su cui ha scritto un libro uscito due anni dopo: Il ‘Boccalone’. Senza voler fare apologia perchè come ti ho detto quel periodo ha avuto anche tanti lati oscuri.”
Come è possibile prenotarsi ?
“Ci siamo molto stupiti del grande successo ottenuto. Le prime tre date sono già tutte prenotate, anche il percorso che abbiamo aggiunto e in programma alle 16.30 del 10 marzo, ma sicuramente replicheremo.
Il Tour su Pazienza si inserisce in un percorso più ampio sui grandi personaggi di Bologna, abbiamo voluto provare ad inserire anche lui e siamo rimasti colpiti dal grande affetto di cui è circondata la sua memoria, il che probabilmente ci spingerà a ripetere la visita con edizioni successive”.
Per sapere le prossime date tenete d’occhio la pagina Facebook “La Bologna di Andrea Pazienza”
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