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“La grande famiglia”, il programma della radio newyorkese WOV diventa un podcast

24-01-2025

Di Alessia Di Giosio

Negli anni ’50, negli Stati Uniti, ascoltare le voci dei propri familiari rimasti in Italia valeva il prezzo di circa cinque dollari, l’equivalente di dieci barattoli di pomodoro. Questo era, più o meno, il meccanismo messo a punto da La grande famiglia, un programma della radio newyorkese WOV in accordo con l’azienda di pomodoro Progresso. In cambio di dieci etichette come prova di acquisto, un inviato sarebbe andato oltreoceano a registrare le voci dei parenti italiani.

Una trasmissione pensata, in un mondo ancora senza telefono, per chi aveva scelto di trasferirsi in America, lasciando in patria legami e ricordi. A distanza di settanta anni, quel programma si è trasformato in un podcast grazie a Cristiano Barducci, autore e documentarista originario di Siena ma bolognese acquisito, che nella vita si occupa di serie audio e documentari. I suoi lavori audio sono stati premiati al Festival di Capodarco (2018) e United States of Podcast (2020).

Cristiano Barducci

La grande famiglia è, per lui, il primo progetto audio di cui è sia autore che voce. Cristiano ha proposto la sua idea durante una sessione di pitching dell’edizione del 2022 di Lucia Festival, la manifestazione internazionale che annualmente si svolge a Firenze per celebrare la produzione audio e i podcast da tutto il mondo. La realizzazione del progetto è stata possibile grazie al contributo di RaiPlay Sound e alla direzione artistica di Andrea Borgnino. Ed è proprio nel contesto di Lucia Festival 2024, che è stato presentato in anteprima assoluta il primo episodio. Le sei puntate del podcast sono disponibili sulla piattaforma RaiPlay Sound e su Spotify.

Abbiamo incontrato Cristiano Barducci, che ci ha raccontato di aver scoperto il programma La grande famiglia per caso nel 2022 mentre, navigando su Internet, si è imbattuto in un articolo di giornale. «Mi sono incuriosito e ho voluto scoprirne di più. Ho capito fin da subito di voler realizzare un podcast poiché, essendo stato un programma radiofonico e trattandosi di un archivio sonoro, mi è venuto spontaneo pensare a una restituzione audio». Così, inizialmente, Cristiano ha parlato con i familiari di Giuliano Gerbi, il conduttore de La grande famiglia, nonché promessa del giornalismo sportivo italiano che lavorava per l’EIAR (la vecchia Rai) fino a quando, a causa delle leggi razziali, dovette fuggire in America. Successivamente, l’incontro con il ricercatore statunitense di origine italiana Joseph Sciorra, ha consentito a Barducci di mettersi in contatto con alcune famiglie italoamericane.

La grande famiglia è andata in onda per tredici anni, tutti i giorni, più volte al giorno, per circa quindici minuti. Erano tante, quindi, le persone coinvolte, e Gerbi faceva tutto da solo: andava nei vari paesi, registrava le voci, infine tagliava e montava i pezzi. Cristiano, durante la sua ricerca, ha scoperto che negli Stati Uniti ci sono migliaia di vinili lasciati in ricordo ai parenti, sebbene lui sia riuscito a scovarne solo otto. Alcuni trovati per caso, altri per passaparola, un altro ancora perché un agente immobiliare statunitense, dopo aver trovato una registrazione in una casa che stava svuotando, l’aveva messa in vendita su Ebay.

Il programma era all’avanguardia, per un’epoca in cui le persone partivano senza vedere né sentire più nessuno per anni. Inoltre, il telefono non c’era e il tasso di analfabetismo in Italia era molto alto, per cui non tutti erano in grado di scrivere lettere. «Ho voluto capire cosa può significare far ascoltare in un Paese le voci di settant’anni fa e mi ha sorpreso la potenza che può avere una voce. A volte bastano pochi secondi, anche di bassa qualità, per riattivare una memoria», ci rivela l’autore del podcast, che fa leva, quindi, sulla forza del ritrovamento.

«I nastri sono come dei piccoli scrigni che si aprono e fanno emergere qualcosa. La sfida più grande, per me, è stata trovare una struttura narrativa, perché il fatto di avere un parente emigrato negli USA non significa per forza che la sua storia sia interessante». A proposito di questo, l’autore ci spiega che il suo è un podcast che parla di emigrazione ma non è un podcast sull’emigrazione. Durante i sei episodi, infatti, non viene affrontato il tema da un esperto o da un accademico, ma da un punto di vista personale, perché è proprio mettendo insieme le memorie personali che se ne crea una collettiva. «Credo che la cosa più intrigante e appassionante per me, non sia stata solo caratterizzata dall’esito del progetto, che mi ha portato a ricostruire luoghi e date, ma dal processo con cui si arriva a determinate scoperte. Cercare qualcuno con un vecchio registratore per poi scoprire che i nastri contenessero tutt’altro, andare nei paesi, fare passaparola. Il processo, in questo caso, è parte integrante di tutto il lavoro».

Un ultimo pensiero emerso dalla chiacchierata con Cristiano, infine, deriva dall’importanza dei mezzi di comunicazione e dal ruolo che essi assumono all’interno delle relazioni umane. Il programma radiofonico La grande famiglia ha chiuso i battenti dopo tredici lunghi anni a causa della diffusione su larga scala del telefono. I mezzi di comunicazione, infatti, si sono evoluti e, se vogliamo, il podcast è in un certo senso un’appendice della radio. Nonostante i cambiamenti e le trasformazioni che ci riguardano in quanto esseri umani, ciò che Cristiano ha capito durante la sua ricerca è che quello che rimane è la voce, dotata secondo lui di un potere evocativo ineguagliabile, il potere del ricordo.

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