“Tutto è iniziato con i graffiti, la notte, lo spazio urbano e le persone. Trascorrevo lunghe notti in giro per la città a dipingere e con il passare del tempo ho percepito che non si trattava solo di graffiti, bensì dei luoghi, delle storie e delle persone che incontravo. Continuavo a incrociare personaggi unici che inseriti nei loro contesti urbani creavano il tessuto sociale di Bologna notturna ed ho capito che erano storie da documentare. La libertà di agire in strada è stato ciò che di Bologna più mi abbia influenzato. Quasi anarchica direi, la libertà di fare qualsiasi cosa in strada: nel bene e nel male. Se cammini in città a dorso di un elefante e hai una buona storia pronta in mente da raccontare come giustificazione, fatti avanti, basta che sia notte. Bologna ha la capacità di ricevere eventi e accadimenti in maniera non letterale”.
Come mai hai scelto Marameo come nome d’arte?
“Non voglio dirlo, preferisco che ognuno lo interpreti a modo suo”.
Cosa rappresenta per te Sabor Latino?
“Sabor Latino non rappresenta qualcos’altro, rappresenta se stesso: è magia. La luce al neon, il traffico, il tempo sembra in attesa di scorrere”.
Cosa si prova ad avere un proprio corto-metraggio in programma a Cinema Sotto le Stelle?
“Ancora non so cosa pensare, ho bisogno di vedere e ascoltare la reazione del pubblico. Il tutto prenderà senso solo in quel momento. Da qui alla proiezione succederanno altre cose in città…”
La città sul retro è un omaggio a Bologna tra punk e romanticismo, un atto d’amore verso la città che superficialmente spicca alla mente per i suoi tetti rossi e per i tortellini e che in questa nuova dimensione rapisce chi la vive in profondità.