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Lettering da Bologna, il profilo Instagram che racconta la città insegna dopo insegna

09-10-2025

Di Carolina Casadio

Le parole hanno da sempre un potere immenso e una rilevanza storica profonda: sono veicoli di significato, custodi di memoria e portatrici di identità. Ma non è soltanto il messaggio che contengono a renderle importanti. Fondamentale è anche la loro forma: il modo in cui si presentano, la sonorità, il ritmo e la struttura che assumono.

Se passeggiamo per una città, guardandoci intorno o portando il naso all’insù, ci possiamo rendere conto di essere circondati da parole, insegne, scritte che costituiscono (anche se spesso non ce ne rendiamo conto) la nostra immagine di quella città e vi contribuiscono in modo indelebile. Fino a raccontarne, col passare degli anni, la storia.

E’ proprio questo che deve aver visto Rino Carobello, grafico originario di Pieve di Cento che anni fa ha deciso di aprire una pagina instagram, Lettering da Bologna, attraverso cui racconta la città con scatti che ritraggono le insegne, storiche e non, che caratterizzano il capoluogo emiliano. Qui invece il sito di lettering da Bologna.

Una mostra virtuale, una ricostruzione in stile “mosaico urban” della città di Bologna, che ha colpito tantissime persone, tanto da avere ad oggi quasi 8000 follower. Avendo riscontrato tanto successo, il fondatore di Lettering, ha creato un’associazione culturale legata a questo progetto e poi un merchandising, così che tramite poster, cartoline, tazze e magliette, tutti possano portare con sè pezzi di Bologna (botteghe, negozi, locali), fotogrammi che rifletteranno per sempre l’anima della città.  

Lei non è originario di Bologna, ma ci vive ormai da molti anni. Come è stato il suo arrivo in questa città e cosa l’ha spinto a rimanere?

Sono di Pieve di Cento, a Bologna venivo quando facevo fuoco a scuola. Poi ci ho studiato, lavorato e adesso vivo qui con la mia famiglia. Al tempo ho avuto fortuna nel trovare un alloggio economico ma dignitoso, cosa che oggi, come sappiamo purtroppo, è quasi impossibile, ma speriamo che le cose migliorino.

Bologna mi piace perché credo sia una città amministrata bene e con una buona offerta culturale. L’età mi ha permesso di vedere cose interessanti, il Link, il vecchio TPO, il Livello, ma anche il Matis ai tempi d’oro, gli eventi legati a Bologna 2000, i concerti al Parco Nord… e chi più ne ha più ne metta.

Immagino che il mestiere di grafico abbia avuto un ruolo nell’avvio di questo progetto. Quando e perché ha iniziato a fotografare le insegne bolognesi?

Quando è nata questa idea mi occupavo di grafica editoriale per una piccola casa editrice bolognese, quindi probabilmente ero agevolato nel cogliere certi segnali. Paradossalmente però, nel momento in cui sono rimasto senza lavoro ho potuto praticare una sorta di deriva per le vie del centro, che mi ha permesso di catturare le immagini che si vedono nel profilo Instagram Letteringdabologna. Quindi, da un momento di crisi, è nato qualcosa di bello.

Cosa raccontano le scritte della storia della città? Contribuiscono alla formazione della sua identità?

Ovviamente le insegne riflettono la città, nella sua vocazione alla flânerie, al commercio e all’accoglienza tipicamente bolognese, e possono essere a tutti gli effetti considerate una sorta di “mappa”, ma in quanto tale ne sono una riduzione e una parziale rappresentazione, anche dal punto di vista identitario.

Che viaggio è quello di Lettering? Come si sente rispetto a cos’è diventato oggi?

Sono contento di come stanno andando le cose. Sono molto felice soprattutto del fatto che da questo progetto sia nata un’associazione culturale che ha in cantiere parecchie attività, di cui però, per scaramanzia, non dico nulla.

Come è nata la produzione di poster e cartoline?

La produzione di materiale volto alla promozione del territorio nasce per cercare di sostenere le attività che l’associazione promuove, di cui andiamo molto fieri. Invito a visitare il sito web di Lettering www.letteringdabologna.it. Poster e cartoline non sono che una parte del materiale prodotto finora.

Se dovesse scegliere tre insegne per lei speciali fra tutte quelle che ha fotografato, quali sarebbero? Può raccontarle e descrivere perché sono importanti?

Ce ne sono veramente tante, ma mi sento ora di sceglierne tre con stili diversissimi e legate a tre momenti artistici completamente differenti.

La prima è in Via dell’Inferno, nel ghetto ebraico. È una lettera “B” dipinta dai fratelli Vancini, Edoardo e Tristan, sulla porta d’ingresso di Galleria Spazia, nel 2014, in occasione della mostra BBS – Bologna all’Inferno (Bologna Bombers). Questa è, tra l’altro, l’immagine del profilo instagram di Lettering.
La seconda è l’insegna del Ristorante Donatello, in stile Art déco in foglia d’oro della ditta Pizzirani, creata per il locale in via Righi fondato da Donatello Fanciullacci.
Infine metto nell’elenco “Gavina”, l’insegna brutalista in calcestruzzo armato, progetto di Carlo Scarpa, commissionata da Dino Gavina per la realizzazione del negozio di via Altabella.
Ho scelto proprio queste insegne perché dietro ognuno di questi lavori ci sono storie di bolognesi che vale la pena conoscere. É anche per questo che scatto foto e che si è creata l’associazione: cercare di conoscere (e far conoscere a chi viene in visita), in profondità, la città che viviamo e che contribuiamo a costruire nel tempo.

Quali obiettivi sogna di raggiungere tramite la sua attività a Bologna? Come vorrebbe che contribuisse nel panorama culturale della città? 

Come diceva The Notorious B. I. G., “Sky’s the Limit”: mi piacerebbe creare un luogo comune, uno spazio aperto a persone che abbiano voglia di mettersi in gioco e di giocare, in cui promuovere l’identità del territorio attraverso attività nell’ambito culturale.

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