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MEGA FUORI, il progetto che rivendica la festa come spazio sociale

10-06-2025

Di Sara Marseglia

MEGA FUORI è un progetto che si propone di ripensare il concetto di festa come spazio culturale condiviso, spostando l’attenzione dal DJ all’intero ecosistema creativo che rende possibile l’evento, valorizzando figure spesso invisibili come grafici, fotografi e illustratori. Come? attraverso l’organizzazione di party, la realizzazione di fanzine e attività che generano community. Creato dal collettivo BDR, originario di Budrio, MEGA FUORI propone un’inversione di prospettiva: quella di trasformare il clubbing in un gesto culturale collettivo e consapevole. Ne abbiamo parlato con Leonardo Bassi, co-fondatore e portavoce del progetto.

Com’è nato MEGA FUORI?

Questo progetto nasce con un collettivo che si chiama BDR, dato che siamo di Budrio, fuori dalla città. Ci siamo accorti che Bologna, rispetto a tante altre città, ha molto fermento, ma ognuno sta nel suo piccolo e quindi l’idea era di cercare di lavorare assieme. Il progetto di Mega Fuori è partito a settembre del 2024, confrontandoci con altri collettivi, tra cui Orange Block, Massone e Small Details. L’idea era di spostare l’attenzione da chi suona ad un party alla festa in sé. In questo ambiente non ci sono solo DJ, ma anche chi si occupa della parte grafica, di quella testuale e di fotografia. A settembre, durante la prima festa abbiamo regalato una fanzine. Contiene il nostro manifesto, le macro aree che di cui ci interessa ragionare, parlare, scrivere. 

Perchè questo nome?

Abbiamo scelto il nome MEGA FUORI sia per una questione “logistica”, il mondo del clubbing ad oggi ha trovato spazio in luoghi isolati, molto spesso in campagna, ma fa anche riferimento al fatto di disconnettersi dalla realtà.

Qual è l’obiettivo?

Il concetto di serata che vogliamo portare avanti si basa sulla valorizzazione di tutti gli attori che ruotano attorno all’evento: fotografici, grafici, organizzatori, spostando il focus dal DJ. Pensando poi alla fruizione del pubblico, vogliamo costruire spazi in serata che creino varietà: alla prima festa avevamo allestito una zona disegni e una mostra.

In che senso il progetto si propone di essere allo stesso tempo Party, Magazine e Community?

Provo a spiegarti. Il Party è il luogo dove avvengono le cose e l’ideale sarebbe organizzarne due all’anno, dando spazio a chi costruisce la festa e al pubblico in generale. Anche il Magazine serve a questo. Il numero uscito a novembre, per esempio, si concentrava sulle figure dei fotografi, cioè chi racconta le feste tramite le immagini. I numeri precedenti, invece, si basano soprattutto su ciò che abbiamo raccolto dall’area disegni che abbiamo allestito durante la prima festa e un evento. Per noi si tratta di evidenziare la componente della Community: chi ha vissuto l’evento può lasciare una traccia grafica che potrà diventare materiale per la prossima pubblicazione o la prossima zine.

Qual è il punto di forza di unire queste diverse categorie in un progetto unico? 

Pensiamo sia molto utile per far conoscere all’esterno una realtà, volendo anche istituzionalizzarla. Si tratta di rivendicare la festa come uno spazio sociale. Spesso questo ambiente viene dipinto in modo negativo e sensazionalistico. Però dietro a questo mondo ci sono persone in grado di creare arte e contenuti di valore. L’idea di MEGA FUORI è dare attenzione a quell’ecosistema che costituisce una sottocultura. La festa diventa un’occasione necessaria perché questo mondo ruota attorno a quel momento, però poi dopo dobbiamo costruirci una narrazione. 

Secondo te il pubblico come interagisce con questo approccio? 

In modo molto vario: c’è chi viene solo per divertirsi e basta. Ma c’è anche chi i disegni, le foto o i magazine li prende e se li porta a casa. In qualche modo questa percezione influisce poi sul racconto che farà dell’evento. Magari non gli è chiaro cosa sta succedendo, ma gli è chiaro che sta succedendo qualcosa di diverso dal solito.

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Parliamo un po’ delle pubblicazioni.

Una prima fanzine con il nostro manifesto l’abbiamo regalata alla nostra prima festa. Qualcuno l’ha portata via, qualcuno l’ha lasciata sul dancefloor. Con il budget di questo evento, abbiamo voluto fare una cosa un po ‘più seria, coinvolgendo otto fotografi interessati e interessanti a livello di scatti.

Poi il Rail market ci ha fatto organizzare una prima mostra, replicando quella che era stata l’esposizione presente nella zona disegni della prima festa. È importante secondo noi portare un’iniziativa di questo tipo anche al di fuori del party così da farla conoscere e permettere a chi è interessato di acquistare il nostro magazine.

Poi c’è la zine che abbiamo presentato alla festa del 25 Aprile. Si trattava di ridare al pubblico il materiale creato da chi era venuto alla festa precedente. La zine era infatti una raccolta delle scannerizzazioni dell’area disegni degli eventi precedenti. Attività che comunque continueremo a proporre per raccogliere sempre i momenti di chi vive i nostri eventi.

Progetti per il futuro? 

Sicuramente proporre altre uscite a livello cartaceo, riuscendo ad avere una cadenza di due volumi all’anno. L’idea sarebbe di portare voci diverse per non rischiare di diventare autoreferenziali. E poi, semplicemente raccontare questa scena, dando spazio alla sovrastruttura che c’è attorno a questo mondo e a questa cultura.

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