Il festival quest’anno si compone di 14 mostre individuali, 2 collettive, workshops, talk e il photobook hub – spazio dedicato all’editoria fotografica indipendente. Le locations sono in totale 4, partendo dalla principale, lo Spazio Bianco, DumBO – Via Camillo Casarini, 19. Le installazioni pubbliche sono in Via dell’Abbadia (Cheap) e all’Archiginnasio, Piazza Galvani 1 ed infine a PhMuseum Lab in Via Paolo Fabbri 10/2a.
Guarda la mappa e il programma dettagliato:
Partendo dall’idea che l’osservazione stessa possa cambiare la realtà e che ogni racconto è contaminazione, i lavori selezionati non cercano la neutralità, ma accettano la parzialità dello sguardo ravvicinato facendo dell’intimità la propria forza. “Closer” è anche un invito alla condivisione e ad osservare il mondo con attenzione, al di là dei pregiudizi e degli stereotipi.
Giuseppe Oliverio, direttore di PhMuseum, ha spiegato: «Dopo la scorsa edizione dedicata al rapporto tra esseri umani e tecnologia nell’epoca dell’intelligenza artificiale, quest’anno abbiamo scelto di concentrarci sul nostro punto di vista come esseri umani, prediligendo progetti che potessero proporre uno sguardo ravvicinato e raccontare storie intime. Quest’edizione del festival abbraccia la soggettività e riflette su come le nostre prospettive cambino quando ci avviciniamo a un’immagine o a una storia. Un’opportunità per connetterci con le nostre emozioni e riconsiderare certe convinzioni al di là di pregiudizi e stereotipi».
Il festival ha preso il via con la mostra Anatomy of an Oyster di Rita Puig-Serra, inaugurata a giugno al PhMuseum Lab di Bologna. Questo progetto personale dell’artista catalana esplora un viaggio nel passato, narrando una storia di coraggio e rielaborazione personale degli abusi subiti dall’artista nella propria famiglia. La mostra sarà visitabile fino al 15 settembre, offrendo ai visitatori un’esperienza di catarsi attraverso le immagini di un passato doloroso raccontato a una madre ormai assente.
Un’altra artista che porta la sua esperienza personale nel festival è Beatriz de Souza Lima con Trajectories. Il lavoro della giovane brasiliana si concentra sui temi della cura e dell’interdipendenza, osservando gli ambienti dell’ospedale e dell’orto botanico che frequenta. Questi luoghi diventano il punto di partenza per esplorare come esseri umani e piante cerchino stabilità e creino legami in situazioni di vulnerabilità.
Disruptions di Taysir Batniji ci porta nell’esperienza della guerra attraverso una serie di screenshot realizzati durante le videochiamate con la sua famiglia a Gaza. Le immagini, rese quasi illeggibili dai pixel, raccontano la difficoltà delle comunicazioni e come la vita quotidiana sia compromessa dal conflitto e dalla sorveglianza. Questo progetto evidenzia il contrasto tra l’intimità dei legami familiari e la violenza del contesto in cui essi si trovano.
Il tema delle rappresentazioni culturali è esplorato da Tara Laure Claire Sood in The Studio. Il progetto rende omaggio agli studi fotografici nei villaggi indiani, prima dell’avvento delle fotocamere digitali. Sood crea un archivio di personaggi di provincia che offrono una visione autentica dell’India, evitando la feticizzazione della “alterità” spesso presente negli sguardi occidentali.
In Only in Good Taste, Kush Kukreja si concentra sulle rappresentazioni fotografiche del fiume Yamuna a Delhi. L’artista indaga criticamente la memoria acquisita di un “fiume inquinato”, riflettendo sull’Antropocene e l’impatto umano sull’ambiente.
Utu-Tuuli Jussila, con Härmä / Hoar, offre una riflessione sulla memoria e la sorveglianza attraverso le immagini catturate da una telecamera di sicurezza nel giardino della nonna novantaquattrenne che viveva sola in campagna. Questo progetto esplora i temi dell’invecchiamento, della solitudine e del ruolo della sorveglianza nella vita quotidiana.
Camilla De Maffei, in collaborazione con il giornalista Christian Elia, presenta Grande Padre, un’analisi delle conseguenze del regime comunista in Albania. Il lavoro esplora le cicatrici lasciate nella società albanese, esaminando architetture, gesti e simboli del passato e del presente.
David De Beyter con The Skeptics – Relics of a Technological Goddess si immerge nelle pratiche degli ufologi amatoriali in Spagna. Questo progetto riflette sulla post-verità e l’obsolescenza delle credenze, mescolando film, fotografie e oggetti per esplorare la fine delle utopie.
Octopus’s Diary di Matylda Niżegorodcew documenta l’esperimento dell’artista polacca che vive per 48 ore la vita di altre persone, confrontando le sue aspettative con la realtà. Questo progetto assume un significato particolare vista la giovane età dell’artista e il nostro rapporto con i social media.
Oltre alla location primaria di DumBO, PhMuseum Days 2024 conferma la sua presenza nel Cortile della Biblioteca dell’Archiginnasio con la mostra collettiva Closer. Qui saranno presentate le 40 foto di artisti selezionati tramite un’open call, offrendo un’ulteriore esplorazione del tema centrale del festival.
Le bacheche affissive di via dell’Abbadia, curate da CHEAP, ospiteranno invece Existential Boner di Mahalia Taje Giotto. L’artista svizzera esplora le ossessioni legate al corpo, all’identità e alla sessualità, documentando le trasformazioni personali dopo la terapia ormonale e le complessità del viaggio alla scoperta di sé come persona trans non binaria.
Un spazio espositivo sarà inoltre dedicato ai progetti prodotti durante FOLIO 2024, la Masterclass di PhMuseum dedicata al fotolibro che ha coinvolto 13 artisti internazionali.
Informazioni Utili
CERIMONIA DI APERTURA: Giovedì 12 Settembre, ore 18,30 Ingresso con biglietto
BIGLIETTI DUMBO: Weekend pass € 10 Weekend pass Under 27 – Card Cultura – Tper Abb. Annuale – Persone con disabilità € 8.
Acquisto dei biglietti qui.
ORARI:
PhMuseum Days 2024 DUMBO, Spazio Bianco – Via Camillo Casarini 19
12-15 settembre Gio 16:00-21:00. Ven-Dom 10:00-21:00
Closer – mostra collettiva ARCHIGINNASIO – Piazza Galvani 1- dal 9 settembre all’ 8 ottobre Lun-Ven ore 9-19, Sab 9-18, Dom chiuso
Installazione pubblica gratuita Mahalia Taje Giotto – Existential Boner CHEAP – Via dell’Abbadia – 12 settembre – 2 ottobre Aperto 24h
Installazione pubblica gratuita Rita Puig-Serra – Anatomy of an Oyster PHMUSEUM LAB – Via Paolo Fabbri 10/2a – Bologna 12 – 14 settembre ore 16–19 Ingresso libero
Le mostre collettive e personali, incluse le installazioni pubbliche, talk e workshop, completano un programma che non mancherà di stimolare e provocare riflessioni. Per tutto il calendario e approfondimenti sui singoli eventi leggi qui.
Questo festival è un’occasione imperdibile per connettersi con le emozioni, riconsiderare le proprie convinzioni e osservare il mondo da una prospettiva più intima e ravvicinata. PhMuseum Days 2024 si preannuncia come un evento capace di stimolare riflessioni profonde attraverso l’arte della fotografia, celebrando la soggettività e l’intimità come strumenti di narrazione e comprensione del mondo.