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“Pasolini, l’intellettuale punk ante litteram”. Torna al cinema “Il Giovane Corsaro” di Marrese

07-04-2022

Di Noemi Adabbo

Questo weekend, il 9 e il 10 aprile, la Cineteca di Bologna ripropone al Cinema Lumière il docufilm Il Giovane Corsaro – Pasolini da Bologna, regia di Emilio Marrese con le preziose interpretazioni di Neri Marcorè, Samantha Faina e Nico Guerzoni, rivelazione del panorama cinematografico bolognese.

«Sono uno che è nato in una città piena di portici nel 1922, in una città dove il mio paese è così sé stesso da sembrare un paese di sogno. Bologna non è una città tipica dell’Italia. Essa è un caso unico» scrive Pier Paolo Pasolini nell’incipit di Poeta delle ceneri, autobiografia in versi.

Neri Marcorè è la voce e le parole di Pasolini. Accompagna l’intera pellicola, la prima a raccontare in veste di documentario gli anni febbrili del giovane corsaro attraverso i dubbi e le riflessioni di Nico Martini (Nico Guerzoni), studente alle prese con la tesi di laurea che ha per soggetto il rapporto tra il poeta, giornalista, scrittore, regista, drammaturgo, pittore, opinionista e la città dei portici.

«Vorace, curioso, impetuoso: com’era e com’è ancora Bologna, anche nelle sue contraddizioni. Pasolini e Bologna si somigliano molto – afferma Emilio Marrese – Volevamo uscire dai canoni classici del documentario per cercare una narrazione meno istituzionale e convenzionale, più ritmata e perfino punk, visto che Pasolini può essere considerato un intellettuale punk ante litteram: eretico, anarchico, scandaloso, provocatorio e contro il sistema – continua Marrese – sottolineandone vocazioni e contrasti. La sua battaglia contro il consumismo e l’omologazione in nome del benessere materiale, contro i mass media, contro il potere, contro l’ipocrisia delle false tolleranze è quanto mai attuale. Attraverso la figura di Nico raccontiamo anche che i tormenti, le passioni, i dubbi, gli entusiasmi, i conflitti e le crisi vissute da PPP nei suoi anni giovanili bolognesi sono in fondo le stesse che vivono i ragazzi di ogni epoca. Sono gli anni in cui ci si scontra col mondo e con sé stessi alla ricerca della propria identità e del proprio ruolo».

Un’identificazione naturale quanto necessaria, quella di Nico Martini con PPP, foriera di incertezze e conforto. In quel 5 marzo del 1922 Bologna ha dato all’artista emiliano la sua impronta indelebile: «È stata fondamentale – continua Marrese – perché ha fornito a Pasolini gli strumenti culturali che poi avrebbe usato per costruire la propria opera. È stata fondamentale perché in quegli anni ha vissuto gli incontri e le esperienze che lo hanno formato e che ritorneranno in tutta la sua creazione successiva. Il film è ricco di questi esempi e di link tra il Pasolini ragazzo e quello adulto ormai celebre. Bologna, per un ragazzo di provincia com’era Pier Paolo quando tornò nel 1936 fino al 1943 offriva una miriade di possibilità ghiotte per chi avesse fame di vita e cultura: cinema, teatri, biblioteche, gallerie, impianti sportivi, circoli ricreativi e politici… E qui ha potuto così sperimentare ogni direzione del pensiero e allenare quella poliedricità che è stata la sua cifra unica».

Il documentario attraversa ogni aspetto catartico della giovinezza, dalle amicizie ai maestri, passando per gli studi e le passioni, la famiglia, i conflitti, la guerra, il cinema, la poesia, la letteratura, il teatro, la pittura, il giornalismo, la politica, l’impegno civile, lo sport e il sesso. «Abbiamo cercato di restituire quella vivacità frenetica che caratterizzava il giovane corsaro, scoprendo anche un ragazzo molto più allegro e solare rispetto all’immagine del Pasolini adulto in trincea che ci è arrivata più nitida – spiega Marrese, elencandone i luoghi – I set forse più interessanti, curiosi e inaspettati sono il Parco Pasolini al Pilastro, la biblioteca dell’Archiginnasio, Villa Aldini dove fu girato Salò, le rovine della Casa del Soldato, l’aula universitaria del professor Longhi e la casa stessa dove Pasolini visse in via Nosadella».

Marrese si rivolge ai giovani di oggi: «Se qualcuno di loro si incuriosirà a Pasolini penso che potrà trovare nelle sue parole un alleato e un amico anche per le proprie battaglie quotidiane e per interpretare il mondo che lo circonda. Anche il piccolo mondo bolognese di oggi. Pasolini è uno che ti fa sentire meno solo. Uno di quegli amici con cui si litiga e dei quali non tutto si comprende o ci piace, ma di quelli che lasciano un segno profondo, che fanno la differenza».

Le musiche della colonna sonora sono state composte da Roberto Rosa e Marco Prati per la parte rock, il maestro Valentino Corvino ha eseguito, invece, il tema classico principale Nico e Maria. In collaborazione con la Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna, l’allieva Samantha Faina ha interpretato due arie di Bellini e Frontini.

Il progetto ha visto la partecipazione del Centro Studi Pasolini della Fondazione Cineteca di Bologna, del Centro Studi di Casarsa, dell’Archiginnasio di Bologna, dell’Università di Bologna e di Cinemazero di Pordenone.

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