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“Playing God” di Studio Croma, il film d’animazione che omaggia i colori di Bologna

15-10-2024

Di Mattia Lusini

“Non aver paura della perfezione: non la raggiungerai mai”.

Questa frase di Salvador Dalì calza a pennello con quella che è la storia raccontata nel cortometraggio “Playing God” prodotto da Studio Croma animation, studio di animazione specializzato nella produzione di opere cinematografiche e contenuti audio video per la pubblicità e il web con la tecnica della stop-motion

I materiali sono stati forniti dall’ufficio stampa Chiara Zanini

Il protagonista del cortometraggio è uno scultore tormentato che nel suo oscuro laboratorio dà alla luce un’opera con ambizioni molto alte: essere perfetta. Quando, però, si accorge che l’obiettivo per il quale ha plasmato la sua creatura non viene raggiunto, la abbandona. Ciò non viene accettato dalla scultura che, nel tentativo di raggiungere il suo creatore, finisce per autodistruggersi, trovando compassione ed empatia con altre opere rinnegate.

I materiali sono stati forniti dall’ufficio stampa Chiara Zanini

Lo scorso 7 settembre Playing God ha partecipato alla Mostra del Cinema di Venezia come unico film di animazione e ha ottenuto la menzione speciale dalla Fedic (Federazione Italiana dei Cineclub). Non è la prima volta che il lavoro dei ragazzi di Studio Croma ottiene così grande successo: già in passato altre opere arrivarono in finale ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento, oltre ad altre decine di riconoscimenti, inclusa la nomination all’Industry Excellence Award al Manchester Animation Festival e il Winning Award allo Stop Motion Mexico, a dimostrazione della qualità assoluta che  accompagna il loro lavoro.

Questo cortometraggio, distribuito da Sayonara Film, nasce dall’idea di Matteo Burani e Arianna Gheller, fondatori di studio Croma. Matteo è un giovane regista bolognese di contenuti di animazione, mentre Arianna è art director e animatrice. Non sono, tuttavia, soli: «Oltre a noi due soci fondatori – afferma Matteo – all’interno del mondo Studio Croma orbitano più di una decina di persone che ci permettono di sviluppare le nostre opere nella loro interezza».

Lido di Venezia, 30-08-2024 – Casa della Critica e Sala Perla del Palazzo del Casinò – 39’ Settimana Internazionale della Critica – Sezione indipendente della 81’ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (La biennale di Venezia) – dal 28/08 al 07/09 – Foto © 2024 Alice BL Durigatto

Playing God è uno dei 5 cortometraggi realizzati: il più famoso, ma anche il più lungo. Si parte, infatti, nel 2017 quando Matteo e Arianna cercano di trovare prima in Italia e poi in Europa un supporto in termini di animazione, ma con scarsi risultati. Il cambio di passo avviene post pandemia quando decidono di aprire la propria casa di produzione e, grazie ad un bando regionale e alla collaborazione con i premi Oscar “Autour de Minuit”, riescono a sbloccare la situazione di stasi. «Playing God è dei cinque il mio cortometraggio preferito: è il primo che firmo e l’unico che vale la pena firmare» afferma il giovane produttore.

I materiali sono stati forniti dall’ufficio stampa Chiara Zanini

Il legame tra la creatura e il regista è molto forte e ciò è dimostrato anche dalla nota dell’autore: “Playing God nasce da un periodo particolarmente difficile della mia vita, segnato dal burnout dopo anni di lavoro […]”. Una scelta profonda quella di mettersi a nudo di fronte a tutti che rivela l’empatia dell’autore e non solo «Anche nei miei colleghi c’era grande insoddisfazione – sostiene Matteo – ma anche la volontà di trovare riscatto: cosa meglio di Playing God?!»

La tecnica di animazione utilizzata è la stop motion con il quale si vuole creare l’illusione del movimento con una serie di immagini statiche: si basa sulla cattura di singoli frame di oggetti reali, spostandoli leggermente tra uno scatto e l’altro. Burani racconta la tecnica: «È un processo dispendioso, ma racchiude la vera e propria essenza del cinema» continua «Quello che state vedendo è qualcosa di impossibile: pochi secondi di cortometraggio sono mesi di lavoro». Altre tecniche utilizzate sono la PixIilation, la clay animation e la puppet animation: la prima fa riferimento al movimento in stop motion di un corpo umano, la seconda è l’animazione della plastilina, ovvero del materiale con il quale è realizzata la statua, mentre l’ultima è l’animazione dei pupazzi con dentro armature che permettono movimenti anche di pochi millimetri.

I materiali sono stati forniti dall’ufficio stampa Chiara Zanini

Il luogo in cui si svolge il cortometraggio e simile al laboratorio di Frankenstein e il parallelismo tra la statua e il mostro è diretto, ma il lavoro che c’è dietro è totalmente diverso: «Arianna è colei che realizza le statue di plastilina e le anima – afferma Burani – ma ciò è molto stancante: animare frame by frame può presupporre anche rimanere otto ore fermi immobili sul set».

La scelta cromatica riprende la città in cui Matteo nasce e vive: Bologna. Il rosso dell’argilla richiama i portici bolognesi, mentre l’accostamento di colori del legno e della terracotta richiamano le vecchie botteghe artigiane della città. Il legame tra il cortometraggio e Bologna nasce tanti anni fa quando il piccolo Matteo andava a trovare il nonno calzolaio che aveva la bottega sotto le due torri: «Mi capitava spesso di entrare nella vicina Chiesa di Santa Maria della Vita per ammirare il Compianto sul Cristo morto di Nicolò dall’Arca: quella statua di terracotta è stata la musa ispiratrice di Playing God e ci ha permesso di ottenere la menzione speciale della Fedic» termina orgoglioso.

I materiali sono stati forniti dall’ufficio stampa Chiara Zanini

Concludendo, mi sento di dedicare alla statua le parole del filosofo statunitense Sam Keen “Noi ci innamoriamo non quando troviamo una persona perfetta, ma quando arriviamo a considerare perfetta una persona imperfetta”.

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