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“Racconto l’amore nelle sue attrazioni e ritrazioni”. Riccardo Sinigallia al Locomotiv con “Ciao Cuore”

17-01-2019

Di Claudia Palermo

Autore, cantautore, produttore di nomi illustri della scena musicale italiana, come Max Gazzè, Niccolò Fabi, Francesco Motta, solo per citarne alcuni, Riccardo Sinigallia è uno di quelli che ha masticato la musica fin da ragazzino, arrivando a trovare l’abito giusto non solo per sé ma anche per chi come lui vive di musica.

È un conoscitore, un appassionato che riesce a spaziare da una sonorità all’altra attraverso degli arrangiamenti mai prevedibili, e questo si sente forte e chiaro in Ciao Cuore ultimo album dell’artista uscito lo scorso settembre per la Sugar. Da oggi 17 gennaio Riccardo darà via al tour che lo porterà anche al Locomotiv Club di Bologna il 19 gennaio alle 21.

Riccardo Sinigallia

Ciao Cuore è il brano che dà il titolo all’album. Tra la prima strofa e il ritornello c’è uno stacco che slancia la canzone quasi come se prendesse la rincorsa per decollare attraverso un ritmo più movimentato e a farti andare oltre ogni schema.

“Ciao Cuore in realtà è un corollario: è il frutto di una miscela tra due canzoni diverse, per questo il cambio armonico è ben evidenziato. Io stesso mi sono meravigliato di questa unione”.

Il video del brano presenta una comicità velata di tristezza, con uno straordinario interprete quale Valerio Mastandrea. È opera tua anche questo?

“Il regista Daniele Babbo ‘Dandaddy’ è stato bravissimo a concretizzare la mia idea. A me piace scrivere storie, e ho voluto dar vita ad una nuova forma di racconto che avesse al centro una rockstar decadente alle prese con un playback insolito negli studi altrettanto decadenti di Roma. È un invito a liberarsi da tutte le sovrastrutture, a togliersi trucco e parrucco vivendo realmente. È un video molto semplice, sicuramente arricchito dalla magistrale interpretazione di Valerio”.

Cosa significa essere cantautore per te? Tu ti ci senti?

“Sono sicuramente figlio del grande cantautorato che è da sempre dentro le mie viscere. Essere cantautore significa scrivere e interpretare ciò che si vive attraverso le canzoni, anche se più che cantautore, preferisco l’espressione ‘song writer’, scrittore di canzoni”.

Le nove tracce di Ciao Cuore narrano storie diverse che sembrano legate da un collante che è l’amore in tutte le sue forme. Nella loro diversità questi brani rappresentano le tue sfaccettature o comunque parti della tua storia?

“Assolutamente sì, come può accadere anche all’interno di una sola canzone. L’amore è presente nelle sue attrazioni e nelle sue ritrazioni”.

Copertina del disco “Ciao Cuore”

Cosa racconta la canzone Che male c’è?

“Che male c’è riporta la vicenda dell’uccisione del giovane ferrarese Federico Aldrovandi. Valerio Mastandrea mi fece leggere dieci anni fa due sue pagine dedicate a questa vicenda. Da lì è partita l’idea di tradurre in musica la mia rabbia attraverso questa canzone a cui ho lavorato un bel po’, che ho cantato anche a Ferrara e che ho deciso di inserire in questo disco come squarcio della memoria”.

Nel brano Dudù hai scritto: “Mi insegnavi a ballare perché nel ballo c’è quasi tutto quello che uno è”. Mi spieghi questa frase? Chi è Dudù?

“Dudù era la ragazza che faceva da tata a me e mio fratello quando eravamo piccoli. Passava molto tempo a ballare senza nessun tipo di costrizione accademica. Il ballo diventava libera espressione dell’anima, e ogni anima, poiché unica e irripetibile, ha la propria espressione. Mi trovo molto d’accordo con questa concezione, penso che nel ballo libero ci sia molto di ognuno di noi”.

Oltre che per te scrivi anche per molti tuoi colleghi e ne hai prodotti altrettanti. Tra i tanti, una delle ultime promesse del panorama musicale italiano, Francesco Motta che a breve vedremo anche al Festival di Sanremo. Cosa si prova a portare in auge tutti questi artisti?

“Io non scopro talenti, io faccio delle collaborazioni che nascono da rapporti personali prima che lavorativi. Ci si conosce, ci si diverte e poi si può decidere di lavorare insieme. Nel caso di Francesco Motta, essendo io più grande e con più esperienza, è stato lui a cercare me ed è nata una bella squadra. Il fatto che molti artisti emergano grazie al mio contributo non può che rendermi felice!”.

Riccardo Sinigallia

Molti ti definiscono delicato e malinconico, ti rivedi in questi aggettivi?

“Li trovo un po’ riduttivi e superficiali, non sono esaustivi. Certo la vita è fatta anche di delicatezza e malinconia, ma nella mia musica cerco di far presenti anche la durezza, le gioie, la rabbia, i sentimenti dell’esistenza dell’essere umano. Quindi malinconico e delicato ma non sempre!”.

I tuoi arrangiamenti non sono mai banali o prevedibili. Quanta ricerca musicale c’è nei tuoi lavori?

“Da sempre mi piace mischiare l’elettronica con l’acustica e trovare suoni nuovi. Io considero la musica un tutt’uno tra parole e musica, è una relazione, un contagio reciproco che fa nascere le canzoni”.

Oltre al tour, i tuoi progetti più vicini?

“Il terzo album del progetto Deproducers, facciamo musica per conferenze scientifiche, e sentirete due mie colonne sonore, una nel film “Lo spietato” di Renato De Maria, e l’altra in un film che non posso ancora svelare”.

Riccardo Sinigallia

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