Musica & Libri

Rancore all’Estragon Club. Il racconto del live

11-03-2019

Di Salvo Bruno

All’anagrafe Tarek Iurcich, in arte Rancore. Si scrive rap, si legge spettacolo.

Sì, perché ciò che il rapper romano di origine croata ed egiziana ha portato a Bologna è stato esattamente questo: uno spettacolo di musica, giochi di luce e scenografie a tutti gli effetti.

Dopo aver calcato quello sanremese del teatro Ariston al fianco di Daniele Silvestri con il brano Argentovivo, Rancore ha scelto proprio l’Estragon Club come palco di decollo della seconda tranche del suo Musica per bambini in tour, con il quale l’artista porterà in giro per i teatri e nelle maggiori sale concerto di mezza Italia il tour promozionale in supporto a Musica per bambini, ultimo album in studio uscito lo scorso giugno e pubblicato da Hermetic.

Con il quasi sold out registrato e un consenso di critica e pubblico sempre più ampio, a dare il via al live e a soddisfare i numerosi fan in fila già da ore ci pensa Underman, singolo che già nello scorso maggio aveva preannunciato l’uscita dell’album, con il quale Rancore accende la sala ormai piena insieme alla sua The GusBumps Orqestra, un’ensemble di musicisti in maschera formati da un basso, una batteria e chitarra che fanno da sostegno sonoro ai beat e ai testi infuocati.

La palla passa subito ad Arlecchino, per dare poi il turno al senso di solitudine di Centro asociale e al significato personale della crescita nel testo di Giocattoli. Come un treno l’artista prosegue velocissimo verso Beep Beep e il senso di incomunicabilità di Questo Pianeta, passando ad una narrazione decisamente fantasy in Sangue di Drago e Quando Piove, nati per descrivere il mondo intorno al suo.

Foto di Salvo Bruno

Il concerto è anche il pretesto ideale e perfetto per fare salti all’indietro sui brani storici. La seconda parte del tour è perciò segnata da S.u.n.s.h.i.n.e., brano prodotto insieme a Dj Myke e presente nell’ep omonimo, nonché uno dei primi e più importanti brani del rapper che lo ha portato alla ribalta della scena hip hop italica. Il Rancore degli esordi c’è anche nelle successive D.a.r.k.n.e.s.s., Disney Inferno, Tufello e La morte di Rinquore, fino a Il meglio di me e Poeti estinti, per ritornare poi al suo presente artistico con la recentissima e cupa Depressissimo. Richiesto a furor di pubblico c’è spazio anche per l’encore, segnato dalla coppia di pezzi Skatepark e Vivere e con il quale ogni singolo componente del palco si congeda dalla platea dopo oltre un’ora e mezza di performance.

Foto di Salvo Bruno

Con le sonorità tipiche del rap e dell’hip hop che si mischiano ad una raffica di parole e a un flow incredibilmente potente, con un fiume in piena di sentimenti contrastanti che ritornano possenti e un reflusso di rabbia riversato pezzo dopo pezzo, mina dopo mina, il gioco che Rancore mette in atto nel live è raccontare la sua storia e quella della sua musica attraverso un personalissimo flusso di coscienza, un flusso di pensieri e parole che innesca nel pubblico un senso istantaneo di empatia con lo stesso artista.

Sul palco c’è potenza e carisma artistico e, di fatto, nella parata sonora e scenografica imbandita, l’artista riesce a dare in pasto al suo pubblico ciò che esso vuole ed è disposto a sentire: la storia di quello che si può senza dubbio definire un outsider del rap e dell’hip hop made in Italy, un certo tipo di rap che è un diamante allo stato grezzo, ma proprio per questo libero e privo di compromessi con qualsivoglia tipo di commercializzazione.

Con il recente album e l’ormai decennale carriera artistica, Rancore si conferma come una delle più interessanti scoperte musicali degli ultimi anni, nonché una delle penne più originali del panorama musicale italico contemporaneo. Ulteriore certezza, il rapper riserverà ancora molte sorprese ad una platea destinata a crescere negli anni a venire.

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