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“Del mondo non ci rimarrà altro che la lisca”. La prima rivista di fumetti del gruppo Lisca arriva a Lucca

30-10-2019

Di Salvo Bruno
Foto di Lisca

Dall’idea di Antonio Cammareri, fumettista e studente all’Accademia di Belle Arti di Bologna nasce Lisca. Un progetto, un gruppo di amici e colleghi e una rivista che ha avuto vita ed è cresciuta grazie all’esperienza e all’aiuto di ognuno di loro.

Esperienze diverse come diversi sono gli stili, i linguaggi e i raggi d’azione di ogni singolo componente, dal disegno all’illustrazione, ma tutti legati dalla passione per il fumetto.

Oltre ad Antonio, a far parte della ciurma di Lisca anche Gabriele Melegari, Letizia Depedri, Francesca Colombara e Matteo Dang. Insieme formano qualcosa di simile a un collettivo che collettivo non è e che ha dato vita a una rivista di fumetti autoprodotta, una serie di storie con al centro un tema centrale in questi anni, quello dell’ambiente.

Il gruppo è il progetto e viceversa. Lisca, per l’appunto.

Il primo grande passo di Lisca verrà fatto insieme a Ciang, un progetto collaterale di Francesca Colombara e Matteo Dang. Entrambi saranno presenti alla sesta edizione del Borda Fest, l’altro festival del fumetto di Lucca che marcia in parallelo al Lucca Comics ma legato alle produzioni visive, musicali e letterarie indipendenti e “sotterranee”, per dirlo con le parole degli organizzatori, che si terrà dal 31 ottobre al 3 novembre al Baluardo San Martino e al Foro Boario di Lucca.

Abbiamo raggiunto Antonio per farci raccontare meglio il progetto.

“Lisca nasce per permettere a noi stessi di fare fumetto come meglio crediamo, in maniera diretta e senza l’intermediazione dell’editore. Esporsi e farsi conoscere per quello che si è e quello che si sa fare, senza filtri”.

I cinque componenti di Lisca

Inizialmente l’idea di creare una rivista, seppur l’ennesima che nasce in Accademia, aveva entusiasmato e coinvolto un buon numero di persone, poi i cinque ragazzi hanno deciso di dividersi e collaborare per conto proprio per divergenze di obiettivi e punti di vista. Mentre altri infatti hanno dato vita ad altri progetti.

Tra le varie cose, parlando con loro di fumetti, riviste e storie, scopro che il fumetto italiano è nato proprio a Bologna. Come due delle case editrici indipendenti, Canicola e Coconino, nate entrambe all’ombra delle Due Torri qualche decennio fa.

Perché alla fine la scelta voi cinque? Cos’è che vi accomuna più di altri?

“La scelta dei componenti del nostro, chiamiamolo così, ‘collettivo’ è tutt’altro che casuale, al contrario è dettata da tanti fattori, a cominciare dall’amicizia che ci lega fino alla scelta di temi che ci stanno a cuore. Così come il modo di lavorare, darsi tempi e tempo e gli stili di disegno, dal pop all’underground, che ci differenziano l’uno dall’altro ma che al tempo stesso ci accomunano.

Abbiamo cercato di capire e sfruttare al meglio il talento in cui ognuno di noi spicca di più e metterci banalmente in gioco. Tutta una questione di affinità artistica e mentale. E voglia di fare, oltretutto”.

Da cosa deriva il nome Lisca?

“Lisca è un nome scelto a tavolino, viene dalla nostra visione sul mondo e dalla spontanea constatazione che siamo all’osso. Di questo nostro mondo, alla fine, non ci rimarrà altro che la lisca. Così è, o almeno così ci sembra.

Non è affatto un caso che il tema di fondo della nostra rivista sia l’ambiente, perché tutta la nostra crew è interessata al tema. Non vogliamo parlare di ambientalismo, che per moltissimi è nient’altro che una moda dell’ultimo periodo, né vogliamo affrontare il tema in maniera esplicita”.

Lisca è un concentrato di ministorie di finzione e tutte per nulla autobiografiche, anche se c’è una qualche aderenza alla vita vissuta. L’ambiente fa da sottofondo a queste storie di fantasia nelle quali non si capisce subito che l’argomento è proprio quello, l’ambiente per l’appunto, che viene inteso come un insieme di luoghi, uno spazio intimo, un rapporto individuale uomo/ambiente.

Non essendo molto esperti della questione, mi dice Antonio che non hanno voluto affidare alla loro Lisca intenti di denuncia sociale, ma solo creare un qualcosa di artistico che raccogliesse storie dall’eco ambientalista, che portasse atmosfere e suggestioni, e magari dare spunti di riflessione. La filosofia di Lisca è questa.

L’idea iniziale è tua, ma poi si è evoluta nella condivisione con gli altri. Cosa c’è dietro a quest’idea?

“L’idea mi circolava in testa da un po’ di anni. Penso che il bello delle idee sia proprio questo, nascono in un modo ma poi parlandone e condividendole con altri si sviluppano in molte forme e hanno altre declinazioni”.

E confessa di essere un grande appassionato di primitivismo e di arte moderna: infatti non è un caso che in ogni fumetto che crea ci siano riferimenti all’arte pittorica, complici anche la sua formazione e il suo background artistico.

“Ho cercato e cerco sempre di creare uno stile che sia mio e che parli di me, proprio perché penso che il prodotto artistico, qualunque esso sia, debba rispecchiare al massimo ciò che l’artista è. Il mio è indubbiamente dettato anche dal luogo in cui sono nato, la Sicilia.

Per intenderci, se un artista è eclettico e ha molte influenze, ciò che crea deve dire esattamente questo. Una sorta di onestà artistica verso se stessi. I fumetti di Lisca, ad esempio, non fanno eccezione e seguono esattamente questa linea”.

Tra gli stili che apprezza di più e che lo hanno influenzato più di altri c’è senza dubbio quello di Gauguin e dei Nabis, così come quello di Giorgia O’ Keeffe. Tra i fumettisti, Lorenzo Mattotti, Manuele Fior e Andrea Serio, che è un illustratore.

“Osservo molti fumettisti e artisti e vedo molti stili che personalmente apprezzo tantissimo. La voglia repentina è quella di metterli tutti dentro a quello che disegno e renderli parte del mio stile, ma naturalmente è impossibile”.

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